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Oggi, giorno dedicato a San Giovanni Apostolo ed evangelista, è una fresca e luminosa giornata invernale; ne ho approfittato per fare la mia solita passeggiata in paese; i colori dell’inverno mattutino sono splendenti, raggianti: le piante sono verdi, la terra è umida, i fiori del freddo sono forti e rigogliosi, e allegri nei loro colori, così intensi. Mentre cammino, incrocio qualcuno, e mi accorgo – perduto com’ero nella bellezza di madre Natura – di quanto gli esseri umani siano invece avvolti da una nube di sciatta tristezza; mascherine come se fosse il più appiattito dei Carnevali, a nascondere volti, labbra e parole, ma – soprattutto – occhi spenti, quasi spauriti, inquisitori, maldestri, furtivi. La gente non parla volentieri, le mamme tengono i bambini stretti, per paura del contagio, del male; o di chissà cos’altro. Botteghe vuote, file alle farmacie, pattuglie a controllare che le ultime regole e regolucce siano applicate, digitalmente; al supermercato – perché ormai dei vecchi e baldanzosi mercati d’un tempo nessuno saprebbe che farsene, appiattiti e sfruttati come siamo dalla Grande Distribuzione Organizzata, la GDO parbleu – la stessa gente mascherata riempie il carrello di cibi e sfizi e poltiglie prodotte con la sola ottica del profitto a tutti i costi, avvolti in plastiche sgargianti, metalliche e piene di volti allegrissimi e bellissimi e corretti con Photoshop, con su scritto Prodotto naturale, in Italia, per la tua salute e nel rispetto dell’amato ambiente. E poi via, a riempire l’auto, mascherati e pieni di buste e sacchetti e scatolette tutte brillanti: perché è Natale, ça-va-sans-dire. Poco importano, certo, le mie personali considerazioni; di nessun conto sono per la gran massa di umani smarriti, stupefatti, attanagliati nel cuore da sottile paura, e – forse – anche da quell’angoscia silente, sordida, velenosissima, che spegne via via ogni scintilla di Lux nell’animo, ormai cotto, comme-il-faut. Alla Grande.
Se ripenso alle vie di Blade Runner ed all’atmosfera terribile dipinta da Ridley Scott non posso che accorgermi che siamo riusciti a far ben di peggio di quanto quei folli visionari di sventura, come Orwell, potevano aver profetizzato.
Ebbene, ho continuato a carezzare fiori e piante incontrate lungo il mio piccolo cammino, a San Giovanni. Che mi crediate o meno – non ha la minima importanza, sapete? – tutte mi hanno sorriso, parlato, tranquillizzato, offrendo profumi, ammiccamenti, gioiosi colori, compagnia e note d’armonia perenne, in barba al grigio degli umani che nemmeno si accorgevano della bella giornata di Sole, a San Giovanni. Senza nulla pretendere: tutto vive, nonostante quel che crediamo, o non crediamo. Nonostante quel che vogliamo credere, o quel che non vogliamo credere. Lo iato tra Felicitas & Tristitia è solo umano, ed è il marchio della nostra incapacità nel danzare con Madre Natura, sia nel cosiddetto bene, sia nel cosiddetto male.
Ora, vi risparmierò il solito dotto discorso sul bene & sul male: di questi discorsi abbiamo riempito vagoni e vagoni e vagoni nei treni che abbiamo costruito per mascherare la nostra ignoranza, colossale, epica; già, adoriamo indossar maschere, sia quando si sta bene, sia quando si sta male.
Il punto è che la Creazione nel nostro Universo è duale. Punto. Bianco e Nero, con in mezzo il Grigetto, sfumato, e tirato un po’ di là, e un po’ di qua; ci piace un mondo tirar la coperta dove meglio stiamo comodi. Dico stiamo, ma è una sciocca menzogna: nulla sta, mai; tutto è sempre e soltanto dinamico, tutto si muove, tutto è in continuo mutamento, tutto muove, qui e altrove e allorquando.
Così, a malpartito tra me e me a causa dello iato nel quale tutti gli umani si lamentano del male, nascondendo sotto il tappeto, senza neanche pensarci, che la nostra insana iattanza e stupidità ne sono la vera causa, me ne sono tornato a casa, a San Giovanni. Sono Millenni che facciamo i belli dicendo quanto siamo bravi, ma creando noi stessi – per noi e le generazioni future – i semi del male; di cui poi, ovviamente, siamo sempre i primi a lamentarci, dicendo però, urbi & orbi, che è sempre colpa degli altri, sono loro quelli cattivi.
Questa sindrome demente indica che la specie di questa umanità, cui purtroppo tutti apparteniamo, è radicalmente ammalata: forse che noi non siamo quegli stessi altri? Che razza di pazzia, di schizofrenia è questa? … adoriamo parlare di tolleranza, rispetto, diversità (persino di biodiversità, che fa molto fico, no?), addirittura esistono enclaves & conclavi di ogni sorta e specie in cui ci si fregia del sostantivo ‘fratelli’, e via dicendo. Chiedo, umilmente: … ma di che si va parlando se anche ora, nel pieno di un male bio-logico, ci permettiamo di dividere il mondo tra buoni e cattivi? Con quale sprezzante alterigia si parla di esser fratelli, a Natale, se poi si spara a zero su chi pensa o vive con la propria diversità? Abbiamo smarrito il senso delle cose, persino tra chi si alimenta di una soi-disant cultura. Sotto quale abietto tappeto abbiamo nascosto l’ideale della Libertà di Essere?
Nel cuore della Creazione relativa al nostro Universo, ciò che chiamiamo bene è identico a ciò che chiamiamo male; hanno la medesima valenza, sono alla base stessa del processo del Divenire. Gli alchimisti lo dovrebbero ben sapere: il nobilissimo si nasconde nel corpo più abietto; abietto all’apparenza degli stolti, beninteso.
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Ma parlar di questo ci porterebbe troppo lontano. Ciò non significa che un criminale vada giustificato, ma lanciare pensieri d’odio & intolleranza per gli altri che non concordano con il proprio libero pensare equivale ad alimentare proprio il male in se stesso, a rinvigorire l’insipienza e la stupidità di cui ci si lamenta ad ogni pie’ sospinto. Ancora non crediamo che emettere un pensiero di maledizione sia opera letale tanto per l’emittente, che per il ricevente, che per il nostro magnifico pianeta? Lo specchio di Alice è per l’appunto uno specchio, ed ogni specchio riflette ciò che gli viene parato davanti: ergo, quell’energia maldicente ritorna, precisa, sull’Anima dell’emittente, e fa ‘Crash!’. Punto. Non credete che sia vero? Non volete credere che sia vero? Per carità, fate pure … a me non interessa affermare la mia eventuale ragione; sono i fatti, gli eventi che accadono, le energie in gioco, gli scambi che scambiamo, persino nel silenzio della nostra casa, a generare tsunami di bene o di male. Poi ci lamentiamo? … come ho scritto: fate pure.
Sauron, il negromante dei mondi incantati ma veritieri di Tolkien è l’agente, il luogotenente di Morgoth, il male quasi assoluto; Tolkien lo descrive con l’avverbio almost (quasi) perché nel gioco della dualità le carte del nostro Universo sono state benevolmente truccate ab initio, in modo tale che il male assoluto non abbia possibilità di esistenza, e il male non possa oltrepassare un certo limite prefissato. Ma Sauron esiste, e vuole usare La Terra di Mezzo per i suoi scopi di potere, per avvolgersi nelle vesti del potere senza limiti: il male, dunque, in questa visione, esiste: perché è parte del Creato. Chi si oppone alla malvagità di Sauron, e chi potrà vincerlo? Non sarà Gandalf, il quale combatterà una giustissima battaglia epica per preservare la spiritualità, non sarà Aragorn, il quale è il suo nemico giurato sul piano morale e persino politico (con il senso della polis greca), ma sarà invece quel felice pazzo di Master Tom Bombadil, the Eldest; perché? … ma naturalmente perché il buon vecchio Tom è, come uomo terreno e di origine semidivina, ‘colui che semplicemnte è’, libero però da qualsivoglia desiderio di predominio, per cui nessun potere può dominarlo. Come in tutte le saghe delle memorie del nostro Pianeta, Tom è il ribelle, perché non desidera nulla se non essere felice, lui e gli altri. Questo è un Fratello (lo scrivo con la maiuscola, eh?).
Ora, per non sembrare pedante persino a Natale, credo sia opportuno ricollegarmi ad una Carola di origine celtica, a me molto cara: si tratta di ‘God rest ye merry, gentlemen’, che ho già proposto qui e qui. Le origini sono antiche, ma pare che si parli del 1500, dove il titolo di questa ballata natalizia era forse ‘Sit you, merry gentlemen’. Come forse qualcuno sa, si dibatte sulla posizione della virgola e – soprattutto – sul significato di quel ‘merry’. Il Middle English mirie deriva dall’Old English myrge, e significa generalmente piacevole, allegro, gioioso, felice; peraltro, nel Dizionario di Sir Thomas Eliot, del 1538, appare questa frase: “Aye, bee thou gladde: or joyful, as the vulgare people saie Reste you mery.”, cioè “Certo che sì, che tu sia lieto: o gioioso, come la gente del volgo dice che tu possa riposare felice.”. In effetti, il magnifico & eccelso Bardo Scuotilancia userà molto spesso l’augurio: “God rest you merry, Sir.”, in As you like it; “Rest you fair, good signor.”, in The Merchant of Venice; “Rest you merry.”, in Romeo & Juliet; “Rest you well.”, in Measure for Measure; “Rest you happy!”, in Antony and Cleopatra; “And rest myself content.”, in The Tempest.
Si tratta insomma, a ben sentire, di una formula d’augurio (e di saluto) molto affettuosa, usata in modo schietto e diretto dalle poco cerimoniose classi del popolo. La si potrebbe rendere in italiano con
“Che Dio vi accordi gioia, cari uomini gentili!”.
Quindi, il buon consiglio ed il buon augurio del popolo mira al restar merry, quindi al riposare felici. Ora, la prima strofa dell’antico ‘Sit Yow, Merry Gentlemen’ (in un manoscritto conservato presso la Bodleian Library, ca. 1650) suona così:
“Sit yow merry Gentlemen Let nothing you dismay for Jesus Christ is borne to save or soules from Satan’s power Whenas we runne astray O tidings of comfort & joy” | “Sedetevi felici Signori Non lasciate che nulla vi sgomenti perché Gesù Cristo è nato per salvare le nostre anime dal potere di Satana Quando ci smarriamo Oh, ondate di conforto & gioia” |
Mentre occorre sottolineare l’uso del termine tiding, che deriva da tide, cioè marea, la Carola pare voler infondere un senso di pace, di gioia, nonostante tutto quello che può accadere; il motivo è, naturalmente, che è nato qualcuno che ha il potere di salvare le anime dal potere di Satana; dunque il male esiste, ma non c’è da preoccuparsene, dato che è nato – il giorno di Natale – colui che si può opporre a quel potere, tramite il suo potere: Amor. Però, e altrettanto naturalmente, purtroppo, l’uomo ha sempre ritenuto che potesse bastare il Salvatore a contrastare quel potere malefico, quando invece il senso è quello di applicare quel potere di contrasto – l’Amor – in ogni e qualsivoglia contesto, evento, confronto, et similia che passi su Terra. Siamo insomma, troppo, davvero troppo accomodati e troppo sicuri di non sbagliar mai nel nostro vivere, pensare, amare; è sempre degli altri la colpa di esser cattivi (di Sauron, ovviamente!), e ad un altro (non a noi, per carità; noi siamo sempre buoni e incapaci di alcun male), al Salvator Mundi tocca il compito di combattere quel cattivo, oh quanto cattivo, di Sauron! Si dimentica – sempre – che Amor esprime Forza, la Force che anima il divenire di ogni essere (persino di Sauron!), la Forza Forte di ogni Forza che regge l’intera dottrina dell’Alchimia. Se c’è una cosa che è chiarissima, nel suo splendore, della storia e soprattutto dell’insegnamento del piccolo Salvatore, è proprio il comandamento, quindi l’ordine, inequivocabile, ad Amare gli altri quanto Amiamo noi stessi; eppure, eppure, basterebbe seguire quei piccoli indici puntati verso l’alto, verso il Cielo, dipinti dagli artisti in così tante rappresentazioni sia del Salvatore che del Battista per accorgersi che non è degli altri la colpa del male, quanto proprio e soltanto della nostra arroganza, la quale è la sorella preferita dell’ignoranza.
Si, perché persino Alchimia insegna, almeno negli scritti buoni d’ogni tempo, che lo scopo dell’Arte non è mai il possesso (persino del Mercurio Comune, o – addirittura – di una banale Pietra Trasmutatoria), bensì Conoscenza. Se ancora non conosciamo un tubo, ma proprio un tubo, dell’incredibile meccanismo della Creazione, se ancora non abbiamo nemmeno perso qualche ora del nostro preziosissimo tempo (sai, sono molto impegnato, sono esausto, sono molto preso, perdonami ma proprio non ce la faccio, ho troppe cose da fare) nel mettere noi stessi davvero – ripeto: davvero – in cammino verso quell’orizzonte dietro al quale il Filosofo stupefatto scopre le Rote Magne …
… come ci si può stupire, poi, se un essere vivente, per esempio (per dirla con il potentissimo megafono televisivo) il virus che fa girar il mondo, viva secondo la propria naturale Essenza? Sauron esiste, il virus esiste, e chissà quant’altri nemici esistono, ma è la nostra totale ignoranza delle Leggi del Creato a far sì che il loro potere venga accolto, nutrito ed accresciuto; l’Ignoranza di come stanno DAVVERO le cose nel cuore della Creazione porta a galla l’aspetto oscuro della manifestazione; ma i cattivi, quelli proprio cattivi, se non proprio stupidi, siamo noi tutti che abbiamo dimenticato (meglio: scelto di dimenticare) come Madre Natura operi, siamo noi tutti che amiamo possedere l’inutile per amor di potere, siamo noi tutti che abbiamo alterato l’equilibrio magico e naturale del nostro straordinario pianeta, siamo noi tutti che consumiamo risorse come se fossero inesauribili, siamo noi tutti che lasciamo che i popoli del terzo e del quarto mondo e pure del quinto muoiano di fame & di sete & oggi anche di virus, siamo noi tutti che scambiamo solo denaro per guadagnar poteri piccoli e/o enormi, e scambiare non puro Amor, siamo noi tutti che abbiamo eletto il digitale a nuovo Signore del pianeta tutto, affossando & seppellendo la semplice relazione umana (fatta di abbracci, e sguardi, di occhi negli occhi), siamo noi tutti che abbiamo dimenticato quel che ha voluto insegnare il piccolo Bimbo nella mangiatoia, credendo o volendo credere che possa bastare far professione di fede, speranza e carità. Tana libera tutti, c’è il Salvatore, sapete? Certo, queste Virtù sono essenziali, indispensabili, ma non basta cianciare al vento con quelle belle & altre ormai vuote parole, occorre Conoscere, e conoscere il vento e parlare con il vento, ed addirittura essere vento! Occorre fare Amor, non far finta di nulla e dir sempre che gli altri sono brutti & cattivi & da sterminare, sol perché sono diversi da noi e pensano in modo diverso dal nostro pensare.
Fatti non foste per viver come bruti,
ma per seguir Virtute e Canoscenza…
In definitiva, occorre cambiare per restar felici, per riposare felici, … per esser Merry!
Ergo, in attesa del Caput Anuli, vi lascio con una versione che mi piace molto di
God Rest Ye Merry, Gentlemen