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… Sperando che possiate accettare Madre Natura come Essa è: … assurda!

Posted in Alchemy, Alchemy Texts, Alchimia, Alchimie, Philosophia Naturalis, Various Stuff with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on Wednesday, August 30, 2023 by Captain NEMO

Questo è un Post: … un tentativo di risposta a due domande poste dal gentile Sig. Loris, che ha avuto la bontà di porle. In questi tempi di terribile incertezza ed umana stupidità, ormai assurta al ruolo di un virus ben più terribile del Covid – perché questa stupidità schiaccia ed ottunde l’Anima pura dell’Essere -, ho pensato di formulare di getto un abbozzo di risposte, senza tanti fronzoli e salamelecchi. Eccolo:

Prima domanda: “… leggendo ciò che ha scritto mi è parso di intendere che ha visto ancora qualcosa di buono nel cuore delle masse o forse ho inteso male?”. Qui.

Se lei intende parlare delle masse umane del pianeta che temporaneamente abitiamo, concordo con lei: non v’è nulla di buono. Punto.

Tuttavia, anche in questo contesto, per così dire sociologico, temo vi sia il solito equivoco, dovuto – per tutti, me compreso – al velenoso (che dico: tossico!) radicamento del concetto di bene&male.

Siamo-quattro-amici-al-Bar (il Joe’s Bar, che non sta qua, ma sta ), e mentre sorseggiamo bevande a noi ‘terricoli‘ sconosciute, ridendo ed ammiccando, proverò a spiegarmi usando perline sparse su un tappeto di stelle, vere:

Occorre trovare un passaggio tra le procelle di Scilla e Cariddi, ove Scilla è il panteismo – tutto è Dio – e Cariddi il manicheismo – il mondo è governato da due principi opposti che esistono da sempre.

La conoscenza di un ente implica sempre la doppia nozione, di ciò che è e di ciò che non è, il lato positivo e il lato negativo, la sostanza e il limite. Il problema risiede dunque nel nostro umano metodo di conoscenza, il solo di cui attualmente disponiamo.”.

[Fra’ Cercone, scritto privato]

A proposito dell’Essere:

Infralle magnitudine delle cose che sono infra noi l’essere del nulla tiene principato.

[Leonardo Da Vinci, Cod. Arundel, f. 131r]

Cos’è ‘sto non-essere? Semplice semplice: è quella roba che la nostra mente avida di logica e di senso consequenziale desume dallo spazio e dal tempo in cui siamo forzatamente immersi; in parole povere: fuori dal locus e dalla duratio il non-essere non consiste (cum+sistere)! … Occhio che facile non è, direbbe il sornionissimo Yoda!

Cos’è ‘sto essere? Idem con patate, al forno o fritte, come meglio si preferisca: è quella roba che diventa intellegibile grazie ad una Forma, precisa quanto fondamentale in Creazione: il Verbo; diciamo, con Giovanni 1,14, “Et Verbum caro factum est.”, senza mai ben comprendere cosa diavolo significhi in termini di Physica, (NON capire! … ma C O M P R E N D E R E), capoccioni – come siamo – invaghiti della dottrina cui ci pieghiamo, salmodiando dotte perifrasi significative quanto un “boh! … che ne so?”, ben oltre i 90° concessi.

Parliamo di Physica, NON di Philosophia; perché sottolineo questo aspetto? … perché la Creazione, al di là di qualsivoglia considerazione di tipo religioso – che qui non c’azzecca proprio nulla – attiene esclusivamente al venire-in-essere della Materia, all’entrata cioè di quella cosa bizzarra che è la Materea, Madre di OGNI Essere, qui ed ovunque, prima e dopo. Punto.

Chi vi dicesse il contrario, merita tutta la tenerezza possibile … ma non sarà mai di alcun aiuto una volta che lascerete, come tutti, il nostro magnifico Planeta, Terra, prigione dorata degli innamorati della Mente (quelli che non scendono su Terra, sono gli altri, tutti gli altri, gli innamorati del Cuore). In parole poverissime: se, allorquando si parlasse di Creazione, non si considerasse la Physica come l’unico strumento con cui avventurarsi – fisicamente, eh? – nell’Universo … beh, fate come vi pare, ma non v’è molto altro da dire; arrivederci e grazie, così come fecero graziosamente sapere i Delfini (lasciatemelo dire: … les Dauphins) quando lasciarono Terra, con il famoso cartello “So long for all the fishes!”.

Se, come spero, foste aguzzati (aiguisée), avrete notato che proprio prima del termine ’Verbum’ c’è un ‘Et’; siccome quel termine ‘congiunge’, veniamo re-indirizzati alla famosa Mappa del venire-in-essere: “Verbum-Actio-Motus-Calor”, che esprime ciò che è lo scopo della Creazione: il Divenire. Quella ‘congiunzione’ iniziale, che precede ciò che Giovanni annuncia come l’Incarnazione, è il legame con la Fonte, la Sorgente, l’Origine (qui da noi lo chiamiamo Dio; ma ha tanti nomi, tutti accettabili, tutti, beninteso, rispettabili).

L’incarnazione è l’espressione concreta della Forma, ed è quindi obbligatoriamente ‘finita’: anche perché una Forma vista come una cosa ‘astratta’ … è del tutto inutile!

Questo venire-in-essere di OGNI corpo viene attuato (è l’Actio, di cui sopra), lo sappiamo bene dal catechismo, dallo Spirito Santo, il quale viene chiamato dagli Alchimisti, ma pure dai Physici ben accuorti, Spirito Universale: il quale “È” … LUX.

Ma LUX – notate bene, ma MOLTO bene, per favore – che in mancanza di un corpo da illuminare … non viene percepita, cioè … non sussiste (sub+siste); ciò non significa che ‘non c’è’, ma semplicemente che non rende manifesto il Corpo; una sottigliezza non-da-poco (ma stiamo parlando di Dio, no?) è quel ‘sub’: quasi ‘reggesse’, da ‘sotto’, che è in realtà un ‘dentro’, il Corpo. Ohibò …

Aggiungo: … stiamo parlando di Creazione, non del banale fenomeno con cui illuminiamo le scale o quel che volete quando scendiamo in cantina! … stiamo cioè affrontando “la problema” di COME un Corpo qualsivoglia, in qualsivoglia Universo, venga in-icto-oculi portato in Essere. Questa Actio può compierla SOLTANTO … LUX!

Ora si potrebbe dialogare – e non, tristemente, discutere – sul fatto che LUX ha una sua Massa, benché piccolissima: LUX è costituita di Fotoniportanti’, ma che possiedono Massa. Il punto è che LUX, ergo, NON è solo quella che percepiamo quando accendiamo la lampadina, o quella di Sol & Luna, bensì è tutta la Radiazione che permea l’Universo (meglio: gli Universi): ecco spiegato il segreto ammantato da Sacro Mistero del perché gli alchimisti parlano della famosa ‘luce nera’: ma ciò ci porterebbe troppo Off Topic.

Quando dico ‘luce’ in queste conferenze, non voglio indicare semplicemente la luce che possiamo vedere, dal rosso al blu. Succede che la luce visibile è solo una parte di una lunga scala che è analoga ad una scala musicale in cui ci sono note più alte di quelle che potete sentire ed altre note più basse di quelle che potete sentire. La scala della luce può essere descritta da numeri – chiamati frequenze – e man mano che i numeri diventano più alti, la luce va dal roso al violetto, all’ultravioletto. Non possiamo vedere l’ultravioletto. Ma può lasciare il segno su una placca fotografica. È sempre luce, soltanto che il numero è differente. (Non dovremmo essere così provinciali: ciò che rileviamo direttamente con il nostro proprio strumento, l’occhio, non è l’unica cosa [che esiste] nel mondo!). Se continuiamo semplicemente a cambiare il numero, usciamo fuori verso i raggi X, raggi Gamma, e così via. Se cambiamo il numero nell’altra direzione, andiamo dal blu alle onde del rosso, dell’infrarosso (calore), onde televisive, e radio onde. Per me, tutto questo è ‘luce’.”

[Richard Feynman, QED, p. 13]

Dimenticavo: “QUED” significa Quantum ElectroDynamics, i.e. ElettroDinamica Quantistica; però significa anche – prodigioso Feynman – Quod Erat Demostrandum!” … e va beh!

A questo punto, dopo le rinfrescanti parole di uno dei più grandi Fisici degli ultimi tempi, quello che veniva a far lezione con camicia Hawaiana, sandali e bonghi (l’ordinario di Fisica vestiva sempre la sua grisaglia, tristissima ed austera, ed i suoi tomoni avevano rigorosamente la copertina grigio topo sub-inferiore, con quella carta giallina, anni ‘30).

Torno ad res: se sono riuscito a far balenare il quadro del dualismo ontologico della Creazione, concludo la mia prima risposta; occorre tener conto che il concetto di un Bene qualsivoglia e/o di un Male qualsivoglia sono oggetti intellettuali, soggettivi, e dunque sempre falsi, fallaci, fuorvianti. Ciò che conta, invece e tanto più alla bisogna, è comprendere (mi ripeto, lo so: NON capire!) che in Creazione, il navigante DEVE fare i conti con la doppia realtà; non se ne scappa, né se ne potrebbe mai scappare (se non tornando una volta per tutte a fondersi nella Hylé; ma se non si riuscisse ad e-volvere (toh!) verso l’IGNOTUS entro le 13 vite, … pare, dicono, che si torna in prigione-senza-passare-dal-via!).

Il Bianco ed il Nero sono la substantia stessa del tessuto Spaziale (il tempo è solo uno strumento percettivo, del tutto locale), dove LUX trasferisce la potenza del Verbum; se c’è Bene, c’è Male. E versa vice, of course. Senza dubbio si può scegliere, al proprio meglio, DOVE camminare … quel che conta, a mio modestissimo avviso, è uscire dalla ‘massa sociale’ e incamminarsi solitari verso una destinazione alla nostra portata; ma liberi, liberissimi da qualsiasi fardello, sia esso intellettuale, culturale, iniziatico, religioso, e via dicendo … Lo dico perché il territorio dove alla fine potrebbe improvvisamente trovarsi il navigante è un locus dove nulla ‘funziona’ come pensiamo, come siamo stati addestrati, come speriamo. NULLA. Ovviamente, neppure le regole della Fisica valgono in quel locus: c’è un’altra Fisica con cui fare i conti, ben più semplice, basica, ma estremamente aliena alla nostra Mente. Occorre cimentarsi in un nuovo studio se si è interessati … a non tornare in Prigione!

Vedete, ricordo che Paolo disse (ma non ricordo ora ‘dove’ lo disse) che l’Alchimista non ha una Weltanschauung, intesa come una visione del mondo; in effetti, se è molto fortunato, potrebbe capitargli di vedere il mondo per quel che è, e non di avere una banale visione; ma, io credo, se esercitasse il proprio Giudizio nell’approvare o disapprovare un evento, un fenomeno, farebbe un errore tragico: perché, lo si creda o no, il mondo è ‘pensato’; da Dio?, da Buddha? dal Grande Ciaparche Verde? … e persino da tutti noi, e dico tutti? Ma, a ben vedere … che diamine importa sapere ‘chi è che pensa il mondo’?

Non sarebbe ben più interessante, e salutare, rendersene finalmente conto, ed accettare – con il sereno Love, Devotion and Surrender – di vivere liberi?… e con una meta?

Il problema della ‘destinazione’ è che il solo porsi tale problema è tutta fuffa, comoda, che ci para sempre il sederino: ponetevi una destinazione, che sia una vostra libera scelta, non lo scimmiottare chi viene additato Magister, o Influencer, o quello applaudito dal Consensus accademico: per favore, chinatevi sui libri, da soli, e cercate; con calma; camminando. Sempre. Imparate ad essere soli, e ad essere allo stesso tempo Fratelli, e non fratelli! Anche del diverso. Che cosa farete se incotrerete un abitante di Reticuli? Se parlerete di ‘tolleranza’ verso l’altro, le porte non si apriranno, mai.

Amor è la Forza che muove il creato tutto.

Nient’altro.

Una volta raggiunta la prima ‘destinazione’, non fermatevi più di tanto; un bicchier d’acqua (Solvente dell’Universo!), una passeggiata calma in un luogo ameno della Natura, e stabilite una nuova ‘destinazione’, con la medesima postura di cui sopra. Non fatevi ingannare dagli ‘altri’, tantomeno dal sottoscritto! … l’unica vera Maestra è Madre Natura, Materea. Procedete sereni, pian piano, studiando e trasferendo nella pratica le cose che avrete rinvenuto camminando … e-volverete. E così via. Lo spostamento del limite vi farà, nel tempo, camminare.  Sarete sempre più soli, ma sempre più assieme a Madre Natura.

Vedete, se qualcuno si cimentasse con la lunghissima riflessione (meditazione?) sulle conseguenze terribili del solo Principio di Indeterminazione di Heisemberg, o si interrogasse sull’affermazione di Einstein per cui ‘il mondo esiste perché qualcuno è in grado di pensarlo’ … chissà, potreste pian piano scoprire da soli l’unica Mappa utile per tornare a Casa …  

Così, dopo questo lungo pistolotto, che mi auguro almeno rischiari un po’ l’inizio di un cammino, torno a sottolineare l’importanza di ‘ciò che è all’interno della Massa’. Ho già detto e spiegato, fino alla noia, cosa sia la Massa (Sir Isaac Newton, Philosophiæ Naturalis Principia Mathematica, 1687, Definitio I); tale definizione DEVE esser letta in Latino e meditata per anni, allo scopo di studiar meglio, praticar meglio e raggiungerne una Comprensione; per anni, e anni. La Massa è quantitas Materiae, ma costituita (NON composta!) in un modo estremamente arguto, bizzarro; più che bizzarro. Dietro e dentro quella Definitio, viene svelato candidamente quel locus terribilis di cui ho parlato prima; lì, sta una delle porte più importanti della Creazione. E, per rispondere finalmente al quesito del Sig. Loris, nel cuore di quel locus, gli Alchimisti, se sono benvoluti (per usare un termine caro a Paolo; ma siamo tutti benvoluti, credetemi) possono … osservare tutto ciò che è da osservare! Non c’è nulla di magico, o di mistico, o di ermetico, o iniziatico che dir si voglia: è Physica, all’Opera ed in Opera. Punto. Per ovvi motivi, non mi è possibile parlarne.

Quanto alla seconda domanda: “… un Vulcano Lunare è una Luna arietina? Giacché il simbolo unisce, se acquisisse la concezione del simbolo la moderna scienza diverrebbe iniziatica?”. QUI.

Rispondo: … Uhm, doppio uhm; posto, con tutto il rispetto, che non conosco il suo livello di studio e/o di pratica alchemica, al suo quesito si potrebbe rispondere positivamente o negativamente; a patto cioè di intendersi. Il Vulcano Lunatico indica generalmente il Fuoco Segreto, eterno dilemma di chi inizia il cammino operativo. Le dico subito che qualsiasi elucubrazione della mente la porterà fuori strada. La faccenda è in realtà semplice; proprio perché la chiamo ‘faccenda’, intendo dire che è una ‘facienda’, vale a dire qualcosa ‘da fare’. Vi è insomma una ‘pre-parazione’. Per come ho camminato, mi permetto di riportarle il passo che precede quel riferimento al Vulcano Lunatico, tratto da Jean d’Espagnet, L’Ouvrge Secret de la Philosophie d’Hermez – 1651, al Canone 69, p. 310:

Or cette regeneration du monde fe fait par le moyen d’vn esprit de feu, qui defcend en forme d’vne eau, qui oste toute la tache, & le deffaut originel de la matiere; car l’eau des Philofophes est le feu mefme, laquelle est efmeuë, & efleuée par la chaleur du bain: mais prenez garde que la feparation des eaux fe faffe en poids, & mefure; …”.

Spero che lei parli un po’ di Francese, così da apprezzare – divertendosi – le indicazioni de Le Président, grandissimo Alchimista. In ogni caso, non è difficile: … e… sì, nel corso del tempo, si dovrà cimentare con il Francese e soprattutto il Latino.

Il passo si riferisce ad un procedimento operativo piuttosto avanzato, e si sta parlando, come vede, dello Spirito Universale, uno spirito di fuoco che discende in forma d’acqua … si noterà che d’Espagnet implica – qui senza dirlo – che quello Spirito sia stato canonicamente attirato … quando? … a lei rispondere; se avrà ben studiato le due opere di d’Espagnet ne trarrà senza dubbio preziose indicazioni; le quali, tuttavia, debbono poi essere messe alla prova manuale, in Laboratorio. Più e più volte. Come consiglio spassionato, personalmente diffiderei non poco del passo di Grillot de Givry, che era un occultista, e non un alchimista. Però faccia lei, no? …

Sulla Luna arietina, … sorrido. Mi permetta di non risponderle, per il momento.

Quanto alla questione del Simbolo, che secondo lei ‘unisce’ … personalmente ho seri dubbi. L’Alchimia, come altre Arti, ha sempre fatto larghissimo uso dei Simboli: ma ciò ha fatto sì che chiunque si sentisse in diritto di affermare tutto ed il contrario di tutto; si è insomma verificata una Separazione, e non certo un’unione, né tantomeno una COMPRENSIONE, che scaturisce solo dal sottoporre una Teoria alla Sperimentazione. Il Simbolo vale poco se non si è prima studiato in modo assiduo, audace e libero su testi ottimi (pochi, sa?) e poi – almeno – iniziato a confrontarsi con la manualità e l’operatività. Alchimia si ‘fa’ con le mani, non con le elucubrazioni e le parole di quelli che fanno i maestri ma non si sono mai abbassati, come il contadino, sulla terra. Naturalmente, non mi riferisco a lei …. Ma ai tanti, tantissimi, troppi, che nei secoli si sono proclamati portatori di verità.

Se poi, come lei chiosa, la ‘scienza’ possa mai diventare ‘iniziatica’ … beh, le dirò: … spero proprio di no! La Scienza è già sin troppo ricca di troppi Dogmi, che la ammantano di inesplicabili meraviglie (in genere false) e di assoluti non-sense. Occorre Conoscenza, ma quella beninteso oltre il confine, al di là delle Colonne d’Ercole … e se poi ci mettessimo pure delle’ iniziazioni’, … oh, mamma mia … sarebbe la fine di ogni speranza! Ovviamente, questa è solo la mia opinione. Di più non posso e non intendo dire.

Grazie per la pazienza nel leggere …

A bientôt, Monsieur …

Caput Anuli, 2021 … Auguri a tutti!

Posted in Alchemy, Alchimia, Alchimie, Philosophia Naturalis, Various Stuff with tags , , , , , , , , , , , , on Friday, January 1, 2021 by Captain NEMO

Inizio il nuovo anulus – dopo il vecchio, pesantissimo anulus – tentando di spiegare come spezzare l’anulus; gli anglosassoni, maestri di trappole azzardate ma efficaci, consigliano di formulare la New Year’s Resolution; che noi latini, comodi e paciosi, trasformiamo sempre in meno pericolosa, rassicurante sperantia. Bah … temo che se non si prende coscienza vera del fatto che un anulus fatto di ciò che chiamiamo tempo – di un tempus che non ha cittadinanza alcuna nel meccanismo maraviggioso della Creazione continua – sia il peggior errore che si possa compiere nei confronti del dovere di allineamento e di sincronizzazione con l’unico clockwork che sempre agisce: il divenire, punto e basta. Dove divenire, al di là delle solite baloccanti definizioni dei dotti salottieri d’ogni dove e credo, significa (non soltanto indica) che è indispensabile mutare. Quando? Sempre. Quanto? Tanto quanto Natura muta.

La chiave di volta degli Universi è il cambiamento, continuo, incessante, spessissimo radicale. Scopo? … nessuno. I motori nucleari delle Stelle hanno scopo? Traggono forse una qualche utilità vantaggiosa dal loro continuamente macinare Neutroni, Protoni e quant’altro nelle loro fucine che persino Efesto osserverebbe con smarrimento? Smarrito perché si accorgerebbe che Stella non macina materia per atteggiarsi a padrona del Fuoco. Efesto, Efesto, … che figura ci fai, tu che ti ergi a dio delle folgori per restituire la pariglia a Zeus, il capo? Bah … Ovviamente, dal Mito i cosiddetti saggi – che sarebbero quelli che dovrebbero pararci le amatissime posteriora dai pericoli e dalle sciagure – ci passano l’idea che uno scopo deve essere inteso – by definition, tanto scellerata quanto funesta – come controllo, che si unisce automaticamente all’ancor più vantaggioso potere. Il qual potere tutto l’orbe terraqueo – da millenni – lo ha attribuito alla classe di eletti che gubernano le varie imbarcazioni dove dimorano le varie tribù che affidano i propri destini ai capi di turno. Così, sono sempre i capi ad essere tacciati di inettitudine, incapacità, malvagità, insipienza, e tutta la carrettata di epiteti negativi che conosciamo bene. E noi? E noi che veniamo trasportati? Siamo sempre salvi: la colpa non è del singolo, non è mai mia, ma sempre del gruppo al potere in quel momento dell’anulus: il fatto è – p e r ò – che anche chi subisce il fato funesto fa parte di un gruppo, formatosi in base a: religione, politica, comunanza di idee, condivisone di credenze e scopi, e via dicendo.

Oggi, se si osserva con calma quanto accaduto nel corso del vecchio, pesantissimo anulus – lo sfigatissimo 2020, bisesto – si vede quanto surreale ed idiota sia quel che accade: grazie al nuovo deus che abbiamo eletto per acclamazione e per inetto scimmiottare una libertà di cui abbiamo dimenticato la definizione originale – il mondo dei Social. Ora, persino chi ha una qualche ragione (sia esso di qua, o di là) spara a zero con paroloni costruiti in base al ciarpame raccolto – buono e cattivo che sia – contro il nemico; così, invece di trovar soluzioni comuni e utili al divenire di Madre Natura (con cui ci dovremmo sintonizzare, somehow) e tornare ad essere Fratres (Nota: ad essere, non a dire di essere!), abbiamo creato un pout-pourry nauseabondo, flaccido, sterile, violentissimo, di opinioni, in cui – p e r ò – l’anatema contro l’altra sponda è diventato il ritornello assordante di una libertà che tale non è più, bensì la faccia spaventosa del massimo egoismo, della massima ineducazione, della massima divisione, della massima separazione, della massima frattura delle idee, del massimo spezzare il comune tessuto con cui siamo collegati; è una distruzione di ogni valore, di ogni idea, di ogni comunanza. Prima viene la mia idea, la tua fa schifo, e – prego, leggete i Social – si arriva a dire che l’inimicus – sia esso bianco o nero, saggio o stupido, grande o piccolo – ‘deve morire’. Barbarie?… no, ben oltre la barbarie siamo andati in quest’anulus vecchio: ogni posizione puzza di contrapposizione tanto per spararla più grossa, tanto per apparir ‘bravo’ (meglio: tanto per apparire, e basta), in un’orgia di stupidità e altezzoso scorno dell’altro. Fratres. Bah …

Dice: ma ‘sto pistolotto … che c’azzecca con Alchimia? Provo ad arrivarci, ma abbiate pazienza, perché oggi è il Caput anuli, e vado lento e piano.

Ad horas:

  1. Alchimia è una Scienza costituita per prima studiare e poi operare il modo con cui Madre Natura diviene, cambia, muta. Come detto, essendo intimamente collegata alla Materia Naturalis, non vi è alcuno scopo, soprattutto se fosse per controllare e esercitare qualsiasi forma di potere sopra qualcuno.
  2. Alchimia, nella sua forma antica ed originaria educa a considerare ogni essere come parte non egotica di un medesimo processo evolutivo, e conduce lo studioso e l’operativo verso una perfetta e Naturale consapevolezza del flusso in mutamento, messo in opera da Madre Natura secondo il suo progetto.
  3. Le modalità con cui il flusso mutante della Natura si esprime nel corso della sua azione sono semplicissime, per quanto – paragonate alla nostra scala umana – estremamente potenti; Natura, infatti, opera su una scala dove l’aggettivo enorme è del tutto insufficiente. Si parla – ed è la verità – di una Forza, in atto.
  4. Questa Forza, è la ‘forza forte di ogni forza’. Punto.
  5. Tale Forza ha un portatore (un Carrier), che ha ovviamente massa, intesa – p e r ò – come Newton scrisse enigmaticamente nel Capitolo I dei suoi Principia: lo Spirito Universale.
  6. Questo Spirito non ha nulla a che fare con le interpretazioni bislacche – ma soprattutto, false – proposte dallo Spiritismo e dalla Mistica e dai vari totem tribali seminati qua e là dai dotti che hanno irretito, per secoli, la nostra umanità stolida. Questo Spiritus, è detto Universale perché esiste ovunque e quandunque, e se ne frega altamente se uno ci crede o meno: esso, semplicemente, svolge il proprio compito di portatore di quella Forza di cui sopra; agisce, senza dover chiedere permesso, senza chiedere di venir adorato, senza esigere sacrifici propiziatori, o patti, o ricompense, o giuramenti. Lo Spirito Universale ‘È’. Ed ha una massa. Punto.
  7. Allorché lo Spirito Universale entra in un Corpo massivo (sia esso infinitesimo o gigantesco), quella ‘forza forte di ogni forza’ entra a sua volta in azione, attivando il mutamento previsto. Ma: solo per quanto reso possibile dalle condizioni fisiche, sia del corpo agito, che di quelle al contorno. Allo scopo di ospitare questo tipo di azioni, la Fisica nostra corrente, ha ideato il termine Campo, una sorta di tessuto, fatto di ordito e trama. Sarebbe utile indagare su questi due, ma non voglio annoiare.
  8. Il senso – non lo scopo – di ogni mutamento è quello di progressivamente pulire (purificare) la struttura intima della materia del corpo massivo in mutamento, arricchendolo al contempo sempre più di Qualità, a scapito proporzionale della Quantità del corpo stesso; lentamente, ‘suaviter, magno cum ingegno’, recita un famoso testo. In parole povere, la vita del corpo si eleva – Naturalmente – e la componente materiale necessaria al corso vitale si adegua a quanto realmente necessario all’esistenza. Questo processo sulle Qualitates e le Quantitates del corpo non richiede azioni da parte del corpo, se non quelle di accettare il proprio destino, amorevolmente agito da Madre Natura attraverso lo Spirito Universale, grazie a quella Forza da esso portata.
  9. La vita di ogni corpo massivo progredisce dunque verso la propria massima purificazione possibile, e verso la minima ponderalità possibile: al termine, il corpo ‘passa’ a nuova dimensione di esistenza.

Per esemplificare quanto stabilito ed agito da Madre Natura, i pochissimi alchimisti che hanno penetrato l’intimo di questi processi che avvengono in ogni materia, hanno spiegato come si possa tramutare – per esempio – il piombo in oro.

Ma, anche l’oro – ad un certo punto della sua ‘carriera’ – ‘muore’. Ma, e questo viene detto e ripetuto da tutti i testi alchemici di valore, alla ‘morte’ di qualsiasi ‘forma’ corrisponde immantinente la ‘nascita’ di una nuova ‘forma’; d’altro canto le maggiori Qualitates e le minori Quantitates necessitano di un nuovo ‘substat’. Quest’ultimo è sempre disponibile, e viene amministrato in modo provvido e mirabile da Madre Natura, senza il limite di ciò che chiamiamo spazio e di ciò che chiamiamo tempo.

La morte, dunque – intesa come annichilimento, scomparsa, annullamento – non esiste, e non c’è da aver timore. Mai. Persino al termine del lunghissimo ciclo della vita in manifestazione, il corpo – quello al massimo possibile della propria purezza, ed al minimo possibile della propria ponderalità – cessa di ex-sistere, ma passa – sembra – a qualcosa che potremmo chiamare come in-sistere: appartiene ad una dimensione fisica, ma di caratteristiche talmente semplici ed espanse che il nostro raziocinio può soltanto immaginare, forse esprimibili solo in forma poetica. La Poiesis dell’Amor che muove il Sol e l’altre Stelle.

Tornando alla mia New Years’ Resolution: in quest’ottica, appare crudo e nudo lo stridore di quanto sta accadendo all’umanità tutta, ricca o povera, bianca o nera, gialla o rossa, progredita o arretrata, sia che stia di qua o stia di là; qualcosa, a mio avviso, non torna, non funziona, non serve, non è affatto utile; leggo messaggi assurdi, leggo parole allucinanti, guardo eventi totalmente folli, ben oltre ciò che potrebbe essere imputabile ad una malattia, dove l’importanza viene data soltanto al proprio personale ‘aver ragione’. Sottolineo che questa mia percezione riguarda tanto i cosiddetti ‘cattivi’ che i cosiddetti ‘buoni’. Credo che si stia perdendo sempre più la ‘bussola’. La Stella del Nord indica in nostro Nord, ma è solo un orientamento locale, nulla di più.

Dice: … ma come, non hai fiducia nella Scienza, nella Politica, nella Religione, nell’Esoterismo di gran Classe e Patente, e tutto il variegatissimo resto che popola il mondo affaticato? Rispondo, a c c o r a t i s s i m o: nessuna.

L’uomo ha già compiuto, nei secoli precedenti, le stesse atroci scelte di separazione, distruzione dell’altro: e gli storici – i cronachisti dello scempio compiuto dai nostri predecessori – hanno sempre trovato una qualche ragione che desse conto degli stermini, delle violenze, dei soprusi, degli abomini, dei confronti accaduti: la ragion di stato, la ragione del progresso scientifico, la ragione della mia religione contro la tua, la ragione del più forte rispetto al debole, la ragione dell’io sono meglio di te. E giù tutto il carrozzone …

Confesso di esser stanco. Molto stanco di dover accettare altri scempi. Altre separazioni, altre azioni nefande. Altre cose in stridentissimo contrasto con Madre Natura.

Persino tra chi studia e pratica Alchimia percepisco posture lontane dall’etica Naturale. Non parliamo poi della Fratellanza.

Ergo, anche per motivi spicci che attengono al mio pezzetto di percorso del ciclo, proverò a preparare meglio la mia valigia: leggera e piena di cose che spero utili al passaggio a Nord Ovest, verso nuovi mari e nuove terre: ci vorrà qualche tempo, e molta forza. E molto Amore.

Mi auguro di trovar o ritrovar compagni, Fratres, in questo percorso. Chissà. Ho avuto l’immensa fortuna di poter studiare Madre Natura, e di poter vedere, at last, il cuore pulsante di quello Spirito Universale, in atto; in un modestissimo laboratorio alchemico. Ho pianto di gioia. Il richiamo verso Casa è irresistibile, perché  – purtroppo – non siamo riusciti a custodire la nostra casa. Per cambiare, servono azioni concrete, fatte con le mani e con il cuore, non parole. Il rumore agghiacciante delle parole – e dei pensieri d’ogni sorta che anneriscono l’aere e le anime di ogni vivente su Terra – è oltre ogni soglia di decenza, a mio avviso: il nostro prossimo futuro è mettere il naso fuori dal nostro Sistema Solare, per abbracciare chi è già ‘passato’, e chi non conosciamo. Vi saranno pericoli, senza dubbio, perché la nostra etica non corrisponde alla scala dell’Etica posta in atto ogni istante da Madre Natura: ma non importa. Spero solo che qualcuno – con il suo modo ed il suo tempo – non perda mai l’occasione di incontrare la Dama del Bosco, la nostra Diana; e di seguirla con fiducia e semplicità d’animo, con immensa disponibilità al cambiamento. Occorre cambiar vita nel nostro fuori e nel nostro dentro. Nei fatti, e non più con le solite parole. C’è ben altro nel Bosco di quello che ci hanno raccontato. Molto di più, ben più maraviggioso, molto più Fraterno, molto più Amorevole, molto più di chi parla di fratellanza e di amore.

Alchimia è meravigliosa, ma anch’essa è stata usata talvolta per imporre regole di accesso e di credo e di controllo. Me ne dispiace.

Conoscere è il nostro destino, e praticare quel Conoscere per esser più Fratres e più Innamorati è un dovere.

Come mio piccolissimo dono augurale per questo Caput Anulis, vi invito a viaggiare con gli occhi e con un pizzico di fantasia lungo un pezzettino della nostra galassia, la Via Lactea; si tratta di una rappresentazione elaborata su scansioni tridimensionali di solo una fetta della nostra Galassia, dove ogni ‘puntino’ luminoso è una Stella, di cui gli astronomi hanno potuto – uno per uno – dare le tre coordinate. QUI, scaricate, se volete, l’intero file-immagine (è grossetto: 58.15 Mb), e riportatelo alla sua dimensione naturale (8000x4000px).

Poi guardate, osservate, scorrete con il mouse: ci sono 1.811.709.771 Stelle, con 14.099 Sistemi Solari, non è una rappresentazione al computer, è una foto dell’esistente, di materia in evoluzione; è il panorama che si offre alla vista fuori dalla nostra finestra. Scorrete, pian piano, e apprezzate quanto è spropositatamente immensa la Creazione; rendetevi conto di come questa Creazione, pur locale, è in corso mentre la guardiamo. Tutto si muove, tutto cambia (il nostro sistema Solare, piccolo piccolo piccolo, e in una posizione periferica in uno dei bracci della Via Lactea, ruota attorno al centro della galassia con una accelerazione di circa 7mm al secondo, che – se non vado errato – equivale a circa 220,752 km in un nostro anulus …).

Riflettete, poi, che quel panorama è un pezzetto della nostra galassia, la quale è una minuzia piccola piccola piccola del nostro Universo.

E noi, che fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza … ancora siamo qui a dire quanto si sbagli l’altro. Con balanzonici distinguo.

Non sarà che ci stiamo sbagliando, tutti?

Riflessioni sul Tempus dell’Unus Versus …

Posted in Alchemy, Alchimia, Alchimie, Philosophia Naturalis, Various Stuff with tags , , , , , , , , , , , , , , , on Monday, April 3, 2017 by Captain NEMO

Ci si lamenta tutti – e continuamente – dei tempi difficili che viviamo; quasi che il senso di incertezza e di sofferenza che permea il nostro passare attraverso il ‘nostro’ tempo fosse cosa nuova, e tragica, e terribile, e rara. La storia umana conosciuta, in verità, racconta sempre del medesimo lamento, sia essa narrata dagli antichi o dai moderni. La triste locuzione – “mala tempora currunt” – è una delle tante nostre scuse: siamo noi che generiamo tale mal-essere, associati come siamo nella generazione e propagazione di un’onda anti-naturale al flusso del divenire: se i ‘tempora‘ corrono, noi corriamo esattamente … contro-tempo.

Corriamo, fra l’altro, completamente contro il Piano di Madre Natura. É in atto da molti anni un abile piano teso al rapidissimo e progressivo livellamento verso lo zero dell’importanza della Conoscenza nelle vite umane, qualunque fosse la cosiddetta Via che l’individuo scegliesse per il proprio percorso: ormai tutto si gioca sul digitale, il quale  – nella sua ‘fascinosa’ facilità di ‘consumo-ready-made‘ – è ormai del tutto controllato e programmato ad assicurare che nessuno osi solo pensare e/o – addirittura – fare qualcosa di seriamente indirizzato verso Sophia, ed in particolare allo studio faticoso ed alla pratica paziente legati alla ricerca delle innumerevoli Meraviglie della Natura. Tutte le Arti antiche, tutte, sono ormai state inoculate, con scientifica strategia, di un efficientissimo virus, per sopire e presto annullare il canto d’Amor della creatura per Lux. Non è un ‘gomblotto’, sia ben chiaro: trattasi di pura azione, sotto gli occhi di tutti, alla luce del sole. Il ciarpame fai-da-te & credi-a-me si è sposato ormai con una sapientia di educata facciata, ancor più votata all’oscurantismo scadente, dozzinale. Sapientia, in questi mala tempora periodici, non indica alcuna Sagesse; Harmonia è svilita, spogliata e dileggiata. Ma questo sarebbe un discorso troppo lungo, e temo noioso alquanto. Forse è tempo di dialogar di tempo, a tempo.

Chiarisco subito che il tempo, come tale, non esiste: quel che noi chiamiamo ‘tempo’ è in realtà soltanto la misura di una scansione di eventi; essa è locale, può in taluni casi esser considerata come ‘relativa’, ma non possiamo apprezzare un tal ‘tempo’ se non attraverso l’osservazione del mutamento cui i corpi – tutti i corpi – sono sottoposti per Legge Naturale.

Nel mundus fisico – ripeto: fisico, vale a dire sostanziale, il mondo della materia pura, continua ed isotropa – non esiste tempo, piuttosto il non-tempo. Il ‘nostro’ tempo, quello degli orologi nostri, nasce (meglio: appare) nel momento in cui un corpo ‘entra’ in manifestazione. Questa ‘apparizione’ è, per l’appunto, semplicemente limitata dalla eventuale scansione da parte della mente umana della sequenza di micro eventi (passatemi il termine) con i quali osserviamo il corpo che scorre – e dunque che si  ‘muove – nel divenire locale e via via – allargando l’orizzonte degli eventi percettibili – nel sempre più generale flusso di eventi. Questo può chiamarsi anche ‘tempo fluente’, a patto di concordare su alcuni dettagli legati al moto; ad una actio segue un motus, cui segue sempre un calor. Manca l’actor, ma ne abbiamo già parlato a iosa in altri post, e può godere in effetti di molti nomina.

Il tempo di cui parlo qui è quello che si chiamerebbe – secondo Severi – tempo naturale:

Il tempo naturale è in continuo divenire; è una specie di assoluto, che però non può giammai diventare tale, perché non se ne consegue mai una fase definitiva, che segnerebbe la conquista di tutte le verità.“.

Chiosa Pannaria:

Il tempo e lo spazio, sullo sfondo di un assoluto, sono relativi per i divenimenti della natura e non per la loro stessa natura. Così Aristotele notò per primo che il tempo è connesso con le mutazioni dei corpi ed al costituirsi delle individualità di ciascun corpo. Se non ci fosse il discontinuo della materia combinata, e se la materia incombinata non divenisse combinata nei suoi elementi, e non ci fossero le mutazioni di questi elementi di ciascuna discontinuità materiale, non comparirebbe il tempo e non ci sarebbe il fluire del tempo, ma lo stare in un eterno presente del non-tempo. …Cosicché, come non è concepibile un discontinuo della materia combinata senza un continuo della materia prima e incombinata nei suoi elementi, così non è concepibile il tempo senza il non-tempo e così è incomprensibile una relatività fisica senza un assoluto parimenti fisico e di antitetica fisicità.

[da Mutazione Fisica, Reazione Chimica e Relatività, in F. Pannaria, Memorie Scelte (qui)- a cura di Claudio Cardella, 2016, p. 368, p. 387]

Nonostante l’apparente complessità del linguaggio, questi statements sono essenziali, indispensabili, per afferrare alla radice il falso problema della umana lamentazione: il tempo non potrebbe mai essere realmente ‘buono’ o ‘cattivo’; al contario, come è noto, siamo noi a scegliere di esser ‘buoni’ o ‘cattivi’; e nel tentativo di meglio chiarire il punto è bene ricordare – sempre – che ogni corpo che è in manifestazione (meglio: in qualsivoglia manifestazione) è agito da un moto, continuo ed ‘invisibile’ ai nostri sensi. Tale moto attiene alle ‘forme’ costituenti i corpi (anche ciò che chiamiamo Spiritus è corpo), che scambiano le proprie particelle (ed anti-particelle) – funzionali all’oggettivo ‘apparire’ nel mondo fisico sensibile – con il mundus della materia prima soggiacente al mondo fisico sensibile. Questo Scambio è il responsabile – locale e generale, in quanto locato alla cerniera dei due mondi – del mutamento del corpo, del suo fluire, del suo divenire, della sua ‘vita’. Nulla è fermo; mai. Anche ciò che la fisica di oggi definisce come ‘stato di quiete‘ – una non felice locuzione a mio modo di vedere, quanto meno inaccurata – è in verità uno stato di moto, ove vige – perenne – lo Scambio. Il moto è alla base di ogni manifestazione, ancorché del tutto impercettibile dai nostri sensi. Questo ‘fondo’ di continua e meravigliosa ‘attività motoria‘ dei componenti base dei corpi è la caratteristica fondante degli Uni-versi, ove il termine esprime d’altro canto il moto di riversamento delle particelle, contemporaneamente sia dal corpo al Campo, sia dal Campo al corpo (sia esso in stasi o in moto relativo).

Non è questo il luogo per approfondire meglio la portata e le conseguenze del Sistema Naturale in acto; è però importante non dimenticare che ogni costituente di un corpo qualsivoglia – sia esso chiamato Particella, Quark, Zolfo, Mercurio, & Pippo&Pluto&Paperino – è per Legge Naturale in continuo motus; esso, così, “vive.

Si dice: ma questo, che c’entra con Alchimia?

Si risponde: questo è l’esatto Regno di Madre Natura, e l’Alchimia è la prova sperimentale, tangibile, praticabile, della Sophia che presiede ad ogni Creazione, qui&altrove, ora&sempre.

In ogni Laboratorio alchemico, operato con grazia, perizia e gioioso rispetto per la grandezza di Madre Natura – sia esso allestito da un neofita che abbia studiato secondo regola e tradizione, o da un esperto praticante l’Arte del Fuoco secondo regola e tradizione – sin dalla primissima banale operazione, seppur obbligatoriamente ‘canonica’, la Materia ‘muta’; non tanto e soltanto a livello visuale, olfattivo et alia, quanto a livello di sub-stantia. Chi non tenesse conto del fatto che i mutamenti che occorrono nel Laboratorio alchemico sono in ogni momento la conseguenza di un moto preciso di particelle costituenti (e, … no: non si tratta delle particelle della fisica; ça-va-sans-dire) scandite in luoghi fisici caratterizzati da tempo/non-tempo/tempo (in quest’ordine, e con periodicità esatta stabilita dalla Natura) perderebbe – temo – tanto l’Oriens che l’Occidens, e dunque la propria rotta, quantomeno quella ‘naturale’. L’alchimista cammina a ritroso nel tempo ‘locale’ proprio e delle Materie in opera, per accedere – se e quando fosse permesso – al non-tempo. Come, quando, dove e perché questo evento possa accadere non sono quesiti cui si possa rispondere qui: tali quesiti attengono soltanto all’intimo del pellegrino, al chercheur. Parlarne con un amico fidato potrebbe essere bello di fronte al caminetto, ma le eventuali risposte/ipotesi sono, credo, riservate al silenzio delle proprie stanze.

Torniamo al processo Naturale, che è osservabile – per chi è accorto al cuore delle Materie in opera – durante tutto il processo alchemico ‘canonico’ (per chiarezza: il ‘canone’ non è mio, tuo, suo, delle Fate – che pure esistono – o degli elusivi Elfi antichi; il ‘canone’ viene joué da un artista innamorato, ma non ” è ” sua proprietà. In Alchimia esso è, semplicemente, di proprietà della Natura, che lo offre con generosità a coloro che osservano senza pre-giudizi e pre-concetti delle umane menti, la Natura all’opera. L’artista necessita dunque di ispirazione, di intuizione, secondo le poche regole usata da Madre Natura in ogni processo armonico. Basta un bel bosco, alle prime luci dell’alba, lontani dal frastuono della nostra civiltà). Tuttavia non basta, temo, guardare, ma è necessario imparare ‘da zero’ ad osservare il flusso degli eventi; e considerare ciò che accade: tutto cambia di sostanza in un Laboratorio alchemico, e la danza dello Zolfo e del Mercurio, meravigliosa da ammirare, è del tutto aliena alla logica della nostra mente. Eppure è lì, e le opportunità vanno colte per seguir meglio le orme lasciate dalla Dama lungo il cammino antico. Tutto ‘cangia’, ogni cosa muta. Se si trascura il senso profondo del mutamento, e delle materie e dell’operatore, si rischia di perdersi in un ginepraio di ipotesi balzane. Ciò che è importante è comprendere che dietro ogni mutamento NON si cela il frutto di una reazione chimica, quanto una Scambio di parti costituenti – dategli il nomen che volete – tra una dimensione fisica dove ‘appare’ una cosa che chiamiamo tempo, ed una realtà fisica dove ” é ” non-tempo. Quelle parti costituenti sono le stesse per ogni corpo in manifestazione. Già questo dovrebbe/potrebbe far accendere l’attenzione. Non serve darsi la pena di scrivere equazioni in Alchimia: serve scendere nella semplicità profonda con cui Madre Natura opera. Il processo di scambio, di quello scambio naturale, è un flusso continuo, di corpi agiti tramite il supporto formidabile di un altro corpo peculiare che chiamiamo Spiritus. L’attore di questo Scambio – in ogni corpo – è la Massa, la quale – val la pena di ribadirlo ancora una volta, assieme a Newton – NON è la Materia. Al contrario, la Massa ‘scambia’ Materia e/o Energia tramite il proprio Campo, anche quando il corpo non fosse in moto locale, relativo. Questo fenomeno Naturale, alla base di ogni Creazione in ogni Universo, dà conto di cosa sia in realtà il Calor, sia esso osservato come Qualitas che come Quantitas: nel primo caso esprime la ‘funzione’ di ‘focosità’ (intrinseca ed estrinseca, a seconda della definizione del sistema di osservazione con il quale si desiderasse cogliere tale ‘aspetto’), nel secondo caso come ‘misura’ del fenomeno di radianza calorica. Questo Calor è evidentemente fenomeno locale, attinente cioè la “vita” del corpo e le sue eventuali interazioni, sia con il Campo Unico che con i Campi locali di altri corpi.

Questo Calor, fenomeno chiave della “vita” di ogni corpo, quando viene misurato esprime la presenza – qualitativa e quantitativa – di una Frequenza, funzione con cui il corpo ‘scambia’ più o meno velocemente i propri ‘quanta’ con il Campo. Ergo, è evidente che – se si volesse davvero comprendere cosa sia un ‘mutamento’, che in Alchimia è ‘mutazione’ – l’accordo di frequenza è imprescindibile. Per il Fisico ed il Chimico, potrebbe forse esser sufficiente sintonizzare alla miglior bisogna la frequenza dello strumento di indagine: in tal modo si ha una ‘misura’ del calore (cioè, una Temperatura viene assegnata), e tutti sono contenti. L’Alchimista, ed ancor più il Filosofo Naturale, ha di fronte a sé un processo di sintonizzazione non più banalmente strumentale, bensì “vitale”, sia in termini fisiologici che di senso dell’operatività alchemica. O prima, o poi, dovrà farci i conti.

L’alchimiste doit être au diapason de ses matériaux.

Il monito famoso di Canseliet, oltre al portato magistrale, suona alla perfezione. Il diapason, tutti lo sanno, è un oggetto che permette l’accordatura degli strumenti dei musici che debbono jouer la musique; ne esistono diversi.  In Alchimia, l’artista è strumento come le Materie: non si tratta di escogitare o provare a caso o approssimarsi ad una frequenza sonora, quanto di  “pulire” il nostro corpo, aggregato complicatissimo di complessi e numerosissimi ‘corpi’, sino a portarlo – in modo Naturale –  in prossimità del range di frequenze di base delle Materie. Un’operazione in tal senso tramite la volontà è del tutto inutile, impossibile e risibile. Ma quando le frequenze fossero ‘giuste’ i processi accadono, in modo spontaneo, naturale; in alcuni casi, si avrà ‘risonanza’. La difficoltà di questa operazione di progressiva accordatura del nostro personale Campo di frequenze (biologiche et alia) consiste nell’accorgersi che una parte indispensabile dei lavori alchemici è di fatto lo status interno, intimo, dell’artista: sin dalle primissime operazioni, il rapporto con le materie in Opera deve essere ‘accordato’ (alla Lux): le Materie, trattate alchemicamente, sanno farlo con assoluta naturalezza: esse sono in Naturale frequenza con il grande Progetto di Madre Natura, essendo enormemente meno complesse di un essere umano. Noi tutti, al contrario, siamo estremamente lontani dal poter ‘risuonare’ con l’onda base (o, in taluni casi, il pacchetto d’onda) della Creazione; per di più, ed è ciò che forse è più grave, tutti gli umani sono ammaliati (ma sarebbe più corretto riconoscerli come ‘ammalati’) dal desiderio di potere e di controllo. Qui, esattamente, si pone la scelta da parte nostra tra ‘bontà’ e ‘cattiveria’. Sono entrambe possibili, e drammaticamente antitetiche.

When you look at the dark side, careful you must be. For the dark side looks back.

Un animale, una pianta, un sasso non rispondono a questo triste stimolo, devastante. Questo è il motivo per il quale si dice che l’Alchimia è difficile: reincrudare un umano è terribilmente complesso; il cammino è lungo, difficile e pieno di auto-trappole. Spegnere il cervello e riempire il ventre di Spirito Universale era una delle immagini proposte da Paolo: la raccomandazione è perfetta.

Così difficile è il raggiungimento di questa accordatura ‘in Natura‘, che si è inteso sostituire allo studio ed alla pratica operativa soluzioni bizzarre e bislacche: alchimia spirituale, simbolica alchemica, vie sessuali e quant’altro; persino  la mistica e i sempre-utili ‘misteria‘ sono somministrati  in varie salse e declinazioni. Pur di salvare la propria ragione, il proprio ego, i propri convincimenti, le proprie debolezze, le proprie maldestre mancanze, la propria ‘fede’, tutto viene travisato al fine di poter dire ‘… sono un alchimista‘. Un gran peccato, ma questo è l’uomo, oggi come ieri: tutto ruota intorno all’ego, come se Alchimia – che è per nascita e funzione un Universale – potesse mai essere fenomeno locale, proprietà di uno o di pochi, strumento di selezione e controllo di una salvezza, un po’ come una fede ridotta per di più a marketing esoterico, d’élite. Per carità, ognuno è sempre libero di credere quel che vuole, ma Stelle, Galassie, Clusters, Universi e Materie (nel piccolo e nell’immenso) non necessitano di fede alcuna per esistere. Stelle, Galassie, Clusters, Universi e Materie sono esistite miliardi di eoni PRIMA della nostra bizzarra civiltà terrestre: la Creazione dei corpi ” É ” una actio perenne, senza inizio e senza fine, che si svolge in modo preciso e perfetto da un locus dove abita il non-tempo a beneficio di un locus dove ‘appare’ un tempo, ben meglio di quanto potremo mai fare noi poveri ammalati di potere&controllo: non sarebbe l’ora di smetter di dire la qualunque e di mettersi seriamente in cammino verso nuove terre, nei fatti e non nei ‘misterici ammiccamenti‘?

La realtà è tutta da scoprire, tutta da apprezzare, tutta da contemplare. Al di là delle chiacchere, gli Universi esistono ben prima delle nostre credenze, filosofie e religioni: ed ho sempre trovato molto pesante l’appiccicare l’etichetta di ‘mistero’, di ‘proibito’ al cammino verso la Conoscenza dei processi della Natura, specie se tale azione depistante viene fatta nel nomen di una filosofia o – quel che è peggio – di una qualsiasi religione. Lo ripeto: la Creazione è un tale accadimento di eventi meravigliosi, un tal profluvio di gioia e musica armonica, un dono continuo di bellezza ed Amor, che stento a giustificare le tetre ammonizioni da parte dei vari sapientes di turno a non commetere il “terribile peccato” nel volgere il Cuore alla Conoscenza di Madre Natura, nostra Madre… ed accade, ça-va-sans-dire, ancora oggi. Bah…

D’altro canto, l’illusione è la chiave di volta per apparir ‘salvi’ delle proprie insipienze, prima a sé stessi e poi al proprio prossimo, vicino o lontano; e chi avesse studiato a lungo le gesta degli alchimisti si sarà reso conto di quanti inganni siano stati ‘passati’ per ‘benevole dritte’ o ‘caritatevoli doni’, persino da parte di alcuni autori tra i più rispettati. Ogni alchimista appartiene al genere umano, una delle creature più arroganti – a voler essere gentili – che abitano Terra. Come procedere dunque? Non mi sogno di consigliare alcunché: la Via è solitaria, estremamente privata e individuale. Ognuno farà quel che sente.

Mi premeva però portare all’attenzione di chi studia e pratica, in silenzio e con dolce umiltà, che – indipendentemente dai vari ‘credo’ – le fondazioni della Philosophia Naturalis, la Grande Madre dell’Alchimia operativa, parlano – in ogni Tradizione, in ogni civiltà, in ogni epoca – di Frequenza: che essa sia nominata come suono, luce, o altro, che sia di bianco vestita, che abbia i capelli turchini, che sia la madre segreta del Grande Ciaparche Verde, che sia questo o quello, poco importa: i nomen sono adattamenti esplicativi ‘locali’, non generali. Ogni corpo vivente, in qualunque regno specificato, anche in quelli a noi ancora sconosciuti, ‘respira’ tramite Frequenza. Intendere tutto ciò come un portato di Chimica-Fisica è a dir poco inutile e riduttivo, quanto ingannevole: di Vita si parla qui, in ogni Creazione, al di là dei soliti pre-concetti; ed essa attiene, come signum inequivocabile del fenomeno del ‘vivente’, all’Alchimia. Ed ogni operazione alchemica agisce dal Generale verso il Locale, per ‘muovere’ – mutandoli – i corpi in Opera verso l’accordatura Armonica della Creazione: l’Alchimia operativa è la replica, in piccolo, del processo base in atto perenne in ogni manifestazione: essa è davanti agli occhi di tutti, e non è nascosta. Non osservare l’Opera di Madre Natura, per iniziare la propria personale Comprensione dell’Opera d’Amor, è perlomeno sciocco. Ciò che è occulto, si disvela una volta che tutti i corpi in Campo – Materie ed artista – siano in risonanza armonica, secondo quanto magnificamente apparecchiato da Madre Natura. Occorre cercare e viaggiare, e – bussando alle porte del Cielo – talvolta chiedere: qualcuno risponde. Sempre.

Certo, occorre avere il coraggio di studiare e praticare, e la difficillima semplicità di formulare la domanda giusta (Perceval docet): consci che dall’altra parte, da quel mundus primo, ben fisico ed esistente, popolato da un felice ed allegro mucchio di esseri nostri Fratelli, tutti leggono il cuor degli umani bussanti, siano essi neofiti o sapienti. Capriole ed avvitamenti, pur perfetti e paludati, causano solo malcelate risate.

In effetti, viaggiare verso Casa non può che causare una solida, soffusa, pervadente allegria: no ?

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Buon non-compleanno, a tutti!