Bourges – Hôtel Lallemant, Caissons – Serie IX


Ritorniamo ad esaminare  i Caissons dell’Hôtel Lallemant:

Questo terzetto, il penultimo, ci offre tre rappresentazioni tipiche d’Alchimia.

Cassone 23 – Il Livre Ouvert.

Fulcanelli accenna solo descrittivamente a questo Caisson:

Nous remarquons aussi le livre ouvert dévoré par le feu; …”.

[Le Mystère des Cathédrales – 1926, p. 134]

A proposito del libro – come indicato anche dall’amico ‘ijnuhbes’ – Fulcanelli scriverà in seguito:

Nous avons eu, à maintes fois déjà, l’occasion d’expliquer le sens du livre ouvert, caractérisé par la solution radicale du corps métallique, lequel, ayant abandonné ses impuretés et cédé son soufre, est alors dit ouvert. Mais ici une remarque s’impose. Sous le nom de liber et sous l’image du livre, adoptés pour qualifier la matière détentrice du dissolvant, les sages ont entendu désigner le livre fermé, symbole général de tous les corps bruts, minéraux ou métaux, tels que la nature nous les fournit ou que l’industrie humaine les livre au commerce. Ainsi, les minerais extraits du gîte, les métaux sortis de la fonte, sont exprimés hermétiquement par un livre fermé ou scellé. De même, ces corps, soumis au travail alchimique, modifiés par application de procédés occultes, se traduisent en iconographie à l’aide du livre ouvert. Il est donc nécessaire, dans la pratique, d’extraire le mercure du livre fermé qu’est notre primitif sujet, afin de l’obtenir vivant et ouvert, si nous voulons qu’il puisse à son tour ouvrir le métal et rendre vif le soufre inerte qu’il renferme. L’ouverture du premier livre prépare celle du second. Car il y a, cachés sous le même emblème, deux livres fermés (le sujet brut et le métal) et deux livres ouverts (le mercure et le soufre), bien que ces livres hiéroglyphiques n’en fassent réellement qu’un seul, puisque le métal provient de la matière initiale et que le soufre prend son origine du mercure.”.

[Les Demeures Philosophales – 1939, p. 304]

Ed ecco la mia personale traduzione:

“Abbiamo avuto, già più volte, l’occasione di spiegare il senso del libro aperto, caratterizzato per mezzo della soluzione radicale del corpo metallico, il quale, avendo abbandonato le proprie impurità e ceduto il suo zolfo, vien allora detto aperto. Ma qui si impone una precisazione. Sotto il nome di liber e sotto l’immagine del libro, adottati per qualificare la materia detentrice del dissolvente, i saggi hanno inteso designare il libro chiuso, simbolo generale di tutti i corpi grezzi, minerali o metalli, così come ce li fornisce la natura o come l’industria umana li consegna al commercio. Così, i minerali grezzi estratti dal giacimento, i metalli ottenuti dalla fusione, sono espressi ermeticamente per mezzo di un libro chiuso o sigillato. Allo stesso modo, questi corpi, sottoposti alla lavorazione alchemica, modificati per mezzo dell’applicazione dei processi celati, si traducono nell’iconografia grazie all’aiuto del libro aperto. È dunque necessario, nella pratica, estrarre il mercurio dal libro chiuso che è il nostro soggetto primitivo, al fine di ottenerlo vivente ed aperto, se vogliamo che possa a sua volta aprire il metallo e rendere vivo lo zolfo inerte che racchiude. L’apertura del primo libro prepara quello del secondo. Perché ci sono, nascosti sotto il medesimo emblema, due libri chiusi (il soggetto grezzo ed il metallo) e due libri aperti (il mercurio e lo zolfo), benché questi libri geroglifici non ne facciano realmente che uno solo, dato che il metallo proviene dalla materia iniziale e che lo zolfo trae la sua origine dal mercurio.”.

Il brano qui proposto proviene da uno dei Capitoli che amo di più, e che sono tra i più indicativi per la pratica Filosofale prima, e di Laboratorio poi: Les Gardes du Corps de François II, nella sezione dedicata allo studio della statua della Justice.

Lo studioso/studente potrà riflettere al meglio sulle chiare e preziose indicazioni di Fulcanelli, avvertendo che – more solito – le sue parole vanno ben comprese: per quanto veritiere e concise, Fulcanelli non scrive mai in modo banale.

Ma, tanto per sottolineare la ‘facienda’ – vale a dire ‘il da farsi’ – dei ‘processi celati’ cui accenna Fulcanelli, ecco un altro passo (ma ve ne sono ovviamente altri) che pare riferirsi sempre al doppio libro (che sono in realtà quattro ‘cose’; sebbene una certa cautela sia d’uopo quando si volesse tentare l’esatta comprensione di ciò che ha voluto comunicare), che riporto tal quale, la cui traduzione è molto semplice:

Ce livre fermé, symbole parlant du sujet dont se servent les alchimistes et qu’ils emportent au départ, est celui qui tient avec tant de ferveur le second personnage de l’Homme des Bois; le livre signé de figures permettant de le reconnaître, d’en apprécier la vertu et l’objet. Le fameux manuscrit d’Abraham le Juif, dont Flamel prend avec lui une copie des images, est un ouvrage du même ordre et de semblable qualité. Ainsi la fiction, substituée à la réalité, prend corps et s’affirme dans la randonnée vers Compostelle. On sait combien l’Adepte se montre avare de renseignements au sujet de son voyage, qu’il effectue d’une seule traite. « Donc en ceste mesme façon, se borne-t-il à écrire, je me mis en chemin et tant fis que j’arrivais à Montjoie et puis à Saint-Jacques, où, avec une grande dévotion, j’accomplis mon vœu. » Voilà, certes, une description réduite à sa plus simple expression. Nul itinéraire, aucun incident, pas la moindre indication sur la durée du trajet. Les Anglais occupaient alors tout le territoire : Flamel n’en dit mot. Un seul terme cabalistique, celui de Mont-joie, que l’Adepte, évidemment, emploie à dessein. C’est l’indice de l’étape bénie, longtemps attendue, longtemps espérée, où le livre est enfin ouvert, le mont joyeux à la cime duquel brille l’astre hermétique2. La matière a subi une première préparation, le vulgaire vif-argent s’est mué en hydrargyre philosophique, mais nous n’apprenons rien de plus. La route suivie est sciemment tenue secrète.”.

[Les Demeures Philosophales – 1939, pp. 172-3]

A titolo di commento, val la pena di dire, credo, che Fulcanelli indica con chiarezza che il famoso ‘Viaggio a Compostella’ è una metafora; nulla di più. E che il termine Mont Joie indica un Cairn, che in Inglese è un monticello di rocce/pietre, usato sia come marker di un percorso (montano, per esempio), sia come luogo di raduno dei soldati sul campo di battaglia: forse da questo è diventato celeberrimo il grido Mont Joie – Saint Denis, urlato orgogliosamente dai cavalieri di Carlo Magno, radunati attorno ad un altro marker, reso celebre da La Chanson de Roland: l’Oriflamma; quest’ultimo, oltre ad essere una lunga banderuola rosso scarlatto appiccata sulla cime di una lancia, può far sorridere l’alchimista accuorto: il termine suona un po’ come … l’origine della fiamma (si dice che Carlo Magno stesso lo portasse con la lancia in Terra Santa come arma per sterminare i Saraceni!; … o tempora, o mores!); così, in allegria, si chiude il mio personale esame del libro, aperto, tra le fiamme: la lancia di Carlo Magno, il Mont-Joie, ci conduce dritti dritti a Lancilotto – studiate, please, il magnifico Lo Chevalier de la Charette di Paolo Lucarelli – , che è Lancelot, l’Angioletto! … ohibò, sarà forse per questo che il Plafond dell’Oratoire (!) è zeppo di Angioletti e di tre Livres ouverts ????

3 ??? … Oh, my God!

Cassone 24 – La Colombe.

Fulcanelli: “… la colombe auréolée, radiante et flamboyante, emblème de l’Esprit; …”.

[Le Mystère des Cathédrales – 1926, p. 134]

Anche in questo caso, a mio parere, questo Caisson centrale rappresenta il risultato di ciò che è causato dalle azioni/operazioni legate ai due Caissons laterali; si tratta, in tutta evidenza, della Colomba rappresentante l’Esprit, più esplicitamente le Saint Esprit, più alchemicamente ed operativamente, l’Esprit Universel.

[Disegno di J.J Champagne]

Questo topos alchemico è così tipico, così ‘parlante’, così famoso, che non credo necessiti di commenti in questo piccolo studio: si sta parlando della discesa (meglio: dell’attrazione) dell’Esprit Universel NELLA Materia. Fulcanelli, laconicamente, indica soltanto che essa Colombe è sia Aureolata che Radiante che Scintillante/Fiammeggiante! … e questa precisione dei tre-aggettivi-tre mi pare derivare da una sua cultura più legata ad una Fisica (à la Louis de Broglie, per esempio) che soltanto squisitamente ermetica; beninteso, per non turbare troppo gli animi, è solo una mia opinione, eh?

En passant, oltre che segnalare che il Flamboyant è anche una bellissima arborescenza di color rosso caldo, il termine ha anche questi sinonimi: ardent, brillant, éclatant, étincelant, lumineux, pétillant, radieux, reluisant, resplendissant, rutilant, scintillant; questa Colombe, insomma, pare legata a Lux ed al suo colore, il quale – lo si sa – è frutto di un range di Frequenze restituite dal corpo in questione. Qualcuno ha mai visto una colomba … rossa? Risposta: quel rosso non si vede, poiché pare appartenere all’Infrarosso (letto e compreso come ‘sotto-il-rosso)’!

Chissà !

Cassone 25 – Il Corbeau et le Crâne

Fulcanelli scrive: ”… Le corbeau igné, juché sur le crane qu’il becquette, figures assemblées de la mort et de la putréfaction; …”.

E Paolo: “il corvo igneo, appollaiato sul cranio che sta becchettando, figure riunite della morte e della putrefazione; …”.

[Il Mistero delle Cattedrali – 2005, p. 289]

[Disegno di J.J Champagne]

Per cominciare: l’uccello che indica Fulcanelli è quello classico dell’iconografia alchemica, il Corvo, le Corp Beau; ed è sempre legato alla morte, simboleggiante la Putrefazione della materia in opera; in qual momento? … ai lettori la risposta.

Raramente appare avvolto dalle fiamme: in questo caso si tratterebbe di un kórax, ma igneo: uno zolfo igneo, il che apparirebbe tautologico, no? Quindi rappresenta forse un corpo nero come il Corvus corax, ma portatore di un fuoco, oppure si sta parlando magari d’altro? Il che equivale ad una domanda che posi, molti anni fa, in un mio Post sulla Calcinazione Filosofica (qui): “Domanda: si sta parlando di dar fuoco al corpo, o si sta parlando d’altro?”.

Ovviamente, tocca all’alchimista fare i conti con questa enigmatica rappresentazione.

Alla evocata Putrefazione si riferisce invece il teschio, il cranio: e qui, chi ha già messo-le-mani-in-pasta, saprà certo a qual corpo ci si riferisca, e – forse – pure al luogo operativo (o saranno luoghi, al plurale?); una primissima sintesi di questa rappresentazione, dunque, potrebbe essere che un certo qual corpo, in un certo qual luogo, viene messo in contatto, in un certo modo, con un … Corp Beau, ma dalle caratteristiche ignee; questo Corp Beau, come detto sopra, che è uno zolfo (di per sé igneo) sarebbe portatore di un fuoco, che induce la morte … del cranio! Doppio Ohibò, non credete?

Sia come sia, questo Cassone dovrebbe almeno solleticare la curiosità di chi studia Alchimia; se, come pare evidente, il tema sollevato in questa curiosa scultura è la morte, sono personalmente dell’idea che chi sostenesse che Étienne Lallemant abbia in qualche modo ispirato l’accurato scalpellino nel suo Livre des Heures grazie al teschio decorato dalla scritta ‘Memanto Mori’.

… beh, io credo che la sua tesi sarebbe ben lontana dall’indicare una morte umana. La morte qui evocata è la morte alchemica, il cui risultato – lo si creda o meno – consiste nella nascita di un nuovo corpo, nel venire in Essere di un nuovo corpo, animato da quell’Esprit Universel che vivifica la Materia, ri-animandola; mediante una nuova Forma. Si tratta palesemente della nascita di nuova Vita.

Fra le cose che colpiscono chi osservasse bene la scultura, v’è questo ambiguo, se così si può dire, uccello: curioso, perché non sembra un Corvo; piuttosto, forse, un Falco (Pellegrino?) … ora, chi avesse letto o consultato – giusto per fare un esempio facile – l’Atalanta Fugiens di Michael Maier, ricorderà senza dubbio l’incisione dell’Emblema XLIII, che recita ‘Audi loquacem vulturem, qui neutiquam te decipit.’:

L’Epigramma – accostando e il ‘vultur’ e il ‘corvus’ – fornisce in bell’evidenza un suggerimento; importante quanto semplice:

Montis in excelso consistit vertice vultur

Assiduè clamans; Albus ego atque niger,

Citrinus, rubeúsque feror, nil mentior: idem est

Corvus, qui pennis absque volare solet

Nocte tenebrosâ, mediâque in luce diei,

Namque arti caput est ille vel iste tuæ.”.

Come sempre, se non lo si fosse già fatto, studiare il passo del geniale Conte Palatino compiacerà chi già opera e magari lo potrebbe indurre ad elaborare nuove ipotesi; e incuriosirà – e non poco – chi si fosse appena addentrato un po’ nel Bosco Incantato della Dama!

Dimenticavo: … avete fatto caso a quelle specie di ‘campanelle’ fissate alle zampe del Falcone scolpito sul Plafond? Nell’Arte della Falconeria, ricorda ijnuhbes, riservata ai grandi Re del passato, il suono emesso da quelle grelots mentre il rapace era in volo, aiutavano il Real Falconiere a seguirne il volo … compaiono anche, per quanto con un tratto più primitivo, nel disegno di J. Julien Champagne.

Ora, nel testo di Maier che segue l’Epigramma in questione si dice che allorché gli avvoltoi/falconi iniziano a far le uova, ‘aliquid adferunt ex Indico tractu, quod est tanquam nux, intùs habens, quod moveatur, sonúmque subinde reddat’; e quando si sono ‘adattati’ una tal ’noce’ … allora producono molti feti; ma solo uno sopravvive, che viene chiamato

IMMUSULUS

… Chapeau …

À bientôt, mes Dames et mes Sires !

3 Responses to “Bourges – Hôtel Lallemant, Caissons – Serie IX”

  1. Caro Capitano,

    su trenta cornici, Fulcanelli decide di rappresentarne su disegno, solo 6 riquadri, con il titolo di “Fragment“.
    Certo un “frammento” dell’insieme!, ma dopo che Fulcanelli ne rappresenta uno sul frontespizio del Mistero delle Cattedrali; non è poi così scontato.
    Ora il termine “frammento“, nella mia lingua madre è , su “frammentu“; ossia il lievito Madre,il fermento, il legante… Va risvegliato di notte, e ne basta un frammento, si rigenera ed è capace di generare.

    In Alchimia mi fa pensare tantissimo allo Smeraldo dei Filosofi, alla pietra angolare, alla pietra limite (una pietra che segna il confine). Il portatore.

    Iniziando a studiare il bassorilievo di destra, che poi risulta a sinistra entrando.

    La composizione è circondata da una banderuola che agisce da cornice, dal gr. Koronix, Corone, e dal lat. Cornix, Cornacchia .

    Posato su una roccia vi è il teschio con il corvo.
    Certe volte la roccia è paragonata ad un drago.
    Le fiammelle che interessano il corvo: vengono anche dall’alto.
    Lo sguardo del corvo è indirizzato; agli occhi, ma anche alla cavità della bocca.
    Le campanelle sulle zampe; tintinnano, segno evidente che il corvo igneo ha la capacità di tingere.
    Quando le fiamme del cielo incontrano la Roccia, questa unione fa scaturire un’acqua scura fetida, che sarebbe il corvo. Il corvo becchetta, intaccando il teschio, agisce da mordente (di natura intermedia, un collante).
    Appollaiato perché porta Apollo.

    Per i vecchi autori la Soluzione, viene chiamata Morte. Si afferma come la prima e la più importante operazione dell’Opera.
    Come dice Fulcanelli.
    Chi scoprirà l’artifizio della vera soluzione e vedrà compiersi la consecutiva putrefazione, avrà in suo potere il più grande segreto del mondo.“. ( D.F. p. 199, Vol.2).
    Perno dell’arte” come dice Filalete.

    I corpi non hanno nessuna azione sui corpi, solo lo spirito è attivo ed agente.

    La centralità dello spirito è confermata dal bassorilievo .
    Lo spirito fa presa su tutto, a 360°.
    I suoi uncini acuminati sono molto penetranti, comprese le zampe.

    Quanto al libro aperto:
    Se nel riquadro di destra, con il corvo avevamo il mercurio (primo libro aperto), con quello di sinistra avremo lo Zolfo (secondo libro aperto, con i due sigilli).
    Le dodici fiammelle interne al libro, confermano che lo zolfo è insito nella materia.
    Lo spirito centrale ha agito in tutti e due i casi.

    Cari Saluti a tutti

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    • Caro Signor Gianni,

      grazie per il suo commento!

      Stavolta, oltre al fatto che le sue ossrvazioni sono consistenti con quanto si allude all’interno dei migliori trattati dell’Arte antica (l’unica), debbo dirle che colgo nelle sue parole l’allegria – lo dico con rispetto – tipica di un vero Fou!
      Sorrido con lei nel suo scorazzare lungo le colline dolci di Dama Alchimia!… In particolare, ho trovato quasi leggendario il suo ardito gioco Cabalistico sul Corbeau: “Appollaiato perché porta Apollo.“! … molto bello, molto divertente, e molto pregnante.

      Poi:
      La citazione da Les Demeures Philosophales è senza dubbio preziosa; e pochi hanno saputo districarsi dalle panie del surreale paradosso suggerito dalle parole di Fucanelli: quell’ “Artifice” è ben nascosto,e tale rimarrà, finché uno non si accorgerà di un altro – evidentissimo – paradosso pratico, nell’operatività del Laboratorio. Come lei osserva, un aiuto altrettanto prezioso viene meticolosamente proposto da Philalethe, all’interno del suo Tres Tractatus: la Calcinazione Filosofica DEVE essere preceduta da una “per così dire ‘soluzione’ preventiva“, scrive l’astuto Alchimista Britannico. All’operatore accuorto il compito di comprendere di che si tratta, e – soprattutto – il ‘come‘ ed il ‘quando‘ operare quella benedetta ‘per così dire‘ … soluzione, che porterà all’unica, vera, “consecutivaPutrefazione; meglio sarebbe dirla ‘conseguenziale‘, ‘conseguente‘. Fa tutto Madre Natura, purchè venga messa in grado di operare comme-il-faut! … Ripeto: solo un operatore, un Artista accuorto potrà eventualmente accorgersi del paradosso operativo. Allora, forse, scoprirà perchè, subito dopo la veramente lunghissima e pedante descrizione della Calcinazione Filosofica, Philalethe dedichi alla ‘Soluzione‘ un capitoletto di pochissime, aride, righe. Sconcertante, non crede?

      Per ultimo: che in Sardo ‘frammmento‘ significhi ‘fermento‘, … lo trovo bellissimo! Non lo sapevo, e le sono grato del suo Sardo ‘accostamento‘: termine che, in marineria ‘classica‘ indica un avvicinamento del vascello a babordo o tribordo, ma dolce, operato lentamente, quasi senza usare la barra del timone; nell’antica marineria di cui parlo, lo si otteneva soltanto manovrando ‘les voiles‘. Nulla di più, nulla di meno: ‘Ni mas, Ni menos‘.

      A prsto rileggerla, Messere!
      Sempre di buon cuore,
      Captain NEMO

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  2. Carissimo Capitano,

    Altro bellissimo Post pieno di spunti e riflessioni. Di primo acchito direi che le immagini ed il loro contenuto possono in qualche modo essere collegati. Un libro, uno spirito, un corvo+Cranio.

    Sul libro si sono spese davvero tante parole in ambito alchemico e tante se ne potrebbero aggiungere. Il verbo utilizzato in questo paragrafo da lei citato del Mistero delle Cattedrali è “ceduto”. Il pezzo è davvero pregno di significati, doppi e quadrupli come i libri in questione. C’è un mercurio da estrarre da un primo libro che a sua volta apre un metallo, ma alla fine si tratta della stessa materia come ben dice Fulcanelli. La cosa che più mi incuriosisce è la cessione di uno zolfo…. Come più volte affrontato nel suo Blog, quanto uno zolfo od un mercurio viene a mancare esso sparisce da questa scena, ma allora dove tale zolfo ceduto? E la materia chè fa? Se poi lo colleghiamo con il secondo passo delle Dimore, è quanto meno sorprendente che le montagne siano un marker, un segno forse per indicare la strada? Conosco bene tali ammenicoli, dalle mie parti si usano in alta montagna per indicare per l’appunto la strada ai viandanti. Sa come si chiamano? “Omenet” che significa “ometto”…. Strano no? Un piccolo uomo, forse un bambino…. Chissà!!! E alcuni vengono dipinti di bianco e rosso per indicare il sentiero.

    Sullo spirito “santo” con tanto di aureola che per etimo è proprio “color dell’oro” ed è legato a Giove, ma a me piace di più l’immagine che mi ha fatto conoscere nel suo post “Epifania: … spigolature nella calza del 2018.” In merito a Aglibol (signore della Luna), Baalshamin (Signore dei Cieli), e Malakbel (signore del Sole), dove il signore della Luna ed il signore del Sole sono aureolati/radianti, mentre il signore dei Cieli non lo è. Poi lei ci fa notare che è il risultato delle operazioni/azioni legate ai due cassoni. Vorrà forse dire che i due cassoni sono due operazioni diverse oppure un unico risultato preso da due punti di vista diversi? In fondo anche nella spiegazione dell’ultimo cassone ha collegato un monte, no? Magari un monte rosso dentro, nascosto.

    Il cranio e il corvo…. Il cranio è la morte ed il corvo la putrefazione. Io ho il sospetto che i due siano quanto meno legati l’uno all’altra e non saranno mai distanti l’uno dall’altra. Se non erro di morti e putrefazioni ve ne sono nel divenire alchemico, ma potrei azzardare una discesa dello Spirito Universale corporificato come risultato di queste due operazioni cioè, apertura dei libri e morte/putrefazione. Uno zolfo che induce la morte del cranio, ma noi sappiamo che nessuna nuova forma può trovare posto qui senza una morte/putrefazione. Nell’epigramma di Maier si intuisce che vi è stato un ulteriore avanzamento nel divenire delle operazioni. Il corvo ora è aptero ed è sovrastato da un aquila/falco, che in realtà è un avvoltoio. Come si legge nel discorso collegato all’emblema questo avvoltoio è un essere innocuo. Sembra che esso si generi da se come viene affermato “E’ il drago che sposa se stesso, feconda se stesso e a suo tempo figlia, ecc.”. Una piccola nota su Immusulus, sembra che possa essere anche il piccolo di aquila a cui non è ancora diventata bianca la coda.

    Grazie ancora per il post.
    Un sincero saluto

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