Bourges – Hôtel Lallemant, Caissons – Serie VIII


Rientriamo nella Chapelle, che sembra un tempo aver avuto un ruolo in qualche modo anche liturgico, come vediamo da questa immagine d’epoca:

Se la presenza di un Altare e di una sorta di incavo laterale decorato (la famosissima Crédence) ci parlano di un uso religioso, difficile è riconoscerlo come tale quando esaminiamo alcuni Caissons, decisamente un po’ troppo espliciti nelle loro rappresentazioni scultoree; su questo curioso soffitto, oltre a quelli che abbiamo già esaminato sin qui, il terzetto di cui ci occuperemo oggi è decisamente ludico:

Il percorso che si dipana lungo questa sorta di scacchiera vede qui altri due Angelots, giocanti e giocosi, che evidentemente alludono al Cassone nel loro mezzo.

Cassone 20 – Lo Cheval de Bois.

Fulcanelli scrive: “Enfin, l’image suivante représente le ludus puerorum commenté dans la Toison d’or de Trismosin et figuré d’une manière identique: un enfant fait caracoler son cheval de bois, le fouet haut et la mine réjouie.”.

La traduzione di Paolo è, more solito, perfetta. “Infine, l’Immagine seguente rappresenta il ludus puerorum commentato nel Toson d’Oro di Trismosin e raffigurato in modo identico: un bambino fa caracollare il suo cavallo di legno, la frusta alta e l’espressione gioiosa.”.

[Fulcanelli, Il Mistero delle Cattedrali – 2005, p. 290]

L’Angioletto è un maschietto, nudo ma coiffé, ed impugna la sua frusta mentre cavalca il suo amato cavalluccio. Si tratta evidentemente di un bel gioco, no? Eppure, se vogliamo parlare d’Alchimia, v’è dell’altro.

Per prima cosa leggiamo il ‘commento’ di Salomon Trismosin, come indicato da Fulcanelli, nell’Edizione del 1612, all’articolo terzo:

Il terzo grado dei Naturalisti è la Sublimazione, mediante la quale la terra massiva& grossolana si converte nel suo contrario umido, & si può agevolmente distillare dopo che essa si sia mutata in questa umidità: perché non appena l’acqua si è ridotta & organizzata come mescolanza per influssione nella sua propria terra, essa non trattiene più in alcun modo la qualità dell’aria, elevandosi poco a poco & gonfia la terra trattenuta sino ad allora in fondo a causa della sua siccità beata & smisurata, come un corpo compatto & ben pressato; la quale nondimeno vi riprende i propri spiriti & si estende più in largo a causa dell’influenza di questo umore che si assorbe all’interno, & si mantiene mediante la sua infusione all’interno del corpo solido sotto forma di una nube porosa & simile a quest’acqua che galleggia nell’uovo, vale a dire l’anima della quinta sostanza che noi chiamiamo a buon merito, tinctus, fermentum, anima, oleum, per essere la materia più necessaria & la più vicina alla Pietra dei Saggi; tanto più che da questa sublimazione provengono delle ceneri, le quali propriamente (ma soprattutto per mezzo dell’assistenza di Dio, senza la cui bontà nulla riuscirà) si attribuiscono dei limiti & misure di fuoco, il quale è chiuso & racchiuso come da bastioni naturali. Ripley ne parla così & nello stesso nostro senso: fa, dice, un fuoco nel tuo vetro, vale a dire nella terra che lo tiene racchiuso. Questo breve metodo sul quale ti abbiamo liberamente istruito, mi sembra la via più corta & la vera Sublimazione Filosofica, per arrivare alla perfezione di questo pesante lavoro, giustamente paragonato per la sua purezza & candore ammirevole, al mestiere ordinario delle donne, vale a dire al lavatoio, che ha questa proprietà di rendere infinitamente bianco ciò che in effetti in precedenza appariva sporco & pieno di lordure, come la seguente figura ti farà conoscere perfettamente. Ma ancora prima io voglio mostrare che non sono il solo che offre i medesimi aspetti alla nostra Opera che il mestiere delle donne, non essendoci nulla di così comune nei migliori Autori che questa giusta similitudine. Il Ludus Puerorum lo chiama ‘fatto di femmine & gioco di bambini’, dato che i bimbi si sporcano & si rotolano nella lordura dei propri escrementi, rappresentando questa nerezza tratta dalle proprie mistioni naturali del nostro corpo minerale, senza altra operazione d’artificio che il suo fuoco caldo & umido, digerente & vaporoso; la qual nerezza & putrefazione viene pulita mediante la bianchezza che in seguito prenderà il suo posto facendosi una casa pulita & purgando di ogni lordura questa prima cuccia imperfetta. Così come la donna si serve di una liscivia & di un’acqua chiara per dare al suo bimbo la pulizia richiesta alla sua intera conservazione.

[mia personale e rapidissima traduzione]

Ohibò! … alla faccia della ‘brevità’! … Sia come sia la faccenda ludica viene qui descritta con un interessante dettaglio, credo. L’immagine che precede questo commento è questa:

… e quella a cui Trismosin si riferisce è ben più famosa:

Prima di continuare però, a costo di annoiare, credo utile riportare il monito del Ludus Puerorum, cioè il trattatello scritto nel Latino del 1523, facile e istruttivo:

Debet autem triplex ludus puerorum præcedere opus mulierum. Pueri enim ludunt in tribus rebus. Primo cum muris frequenter vetustissimis. Secundo cum urina. Tertio cum carbonibus. Primus ludus materiam lapidis ministrat. Secundus ludus animam augmentat, Tertius ludus corpus ad vitam præparat. Ex flore sanguinis fit Sal petra, cum primo ludo puerorum. Quo facto restat ipsum animare, & frequenter cum suo compari in aquam solvere, cum duobus alijs puerorum ludis, qui necessarij sunt, usque ad tertium calorem nostri Elixiris in opere mulierum, quod opus earum est coquere; qui ergo potest capere capiat.

[Vide l’Incipit faustè, dal Tractatus Opus Mulierum, et Ludus Puerorum dictus]

Cassone 21 – La Grenade Ignée.

Fulcanelli commenta questo Cassone così: “… la calcination philosophique, symbolisée par une grenade soumise à l’action du feu dans un vase d’orfèvrerie; au-dessus du corps calciné, on distingue le chiffre 3 suivi de la lettre R, qui indiquent à l’artiste la nécessité des trois réitérations du même procédé, sur laquelle nous avons déjà plusieurs fois insisté.”.

E Paolo: “… la calcinazione filosofica, simboleggiata da una melagrana sottoposta all’azione del fuoco in un vaso d’oreficeria; sopra al corpo calcinato si distingue la cifra 3 seguita dalla lettera R, che indica all’artista la necessità di tre reiterazioni dello stesso procedimento su cui abbiamo già insistito parecchie volte.”.

[ibidem]

Tutti sanno che la tradizione ermetica affida alla bellissima Melagrana il simbolo della fertilità; non mi dilungherò su questo, ma vi riporto il Mito arcaico ma terribile ad essa legato, raccontato da Alfredo Cattabiani:

… la Madre degli dèi, detta Cibele o Agdistis e descritta come un androgino, fu evirata per ordine della corte olimpica con uno stratagemma. C’era una sorgente alla quale soleva dissetarsi. Dioniso, che aveva il compito di separare la virilità da lei, ne tramutò l’acqua in vino. Agdistis-Cibele bevve l’insolita bevanda cadendo in un sonno invincibile; e il dio che stava in agguato, legò con una fune il suo membro maschile ad un albero.

Quando l’androgino si fu destato dall’ebrezza, balzò in piedi con uno slancio poderoso che permise alla fune di evirarlo mentre un fiotto di sangue inondava la terra: sangue magicamente fecondo se dal terreno sorse un melograno con un frutto. Il quale attirò un giorno l’attenzione della figlia di Sangarios, dio fluviale: Nana, dal nome identico a quello babilonese della Grande Dea microasiatica. La fanciulla colse il frutto appoggiandolo al grembo: ma la melagrana sparì magicamente, fecondando l’ignara principessa. Dal miracoloso concepimento nacque Attis di cui Agdistis-Cibele si innamorò perdutamente non abbandonandolo nemmeno per un attimo; e quando il figlio divino, divenuto un giovanetto, fu sul punto di sposarsi e di abbandonarla, lo fece impazzire spingendolo ad evirarsi il giorno stesso delle nozze. Attis morì dissanguato, e dal sangue sparso fiorirono viole mammole.”.

L’androgino primordiale Agdistis, in un altro mito, sarebbe nato dal seme di Zeus sparso su Terra in seguito ad un focoso accoppiamento con Cibele (sempre lei, si belle); il seme divino piovve dal cielo e cadde su una roccia, per cui Agdistis è ‘figlia/o della roccia’. Si noti che Cibele è sia madre (femmina) che figlio/a (androgino).

[Cattabiani, Calendario, Rusconi – 1988, p. 160]

Cassone 22 – L’Angelot avec le tourniquet

Fulcanelli scrive: ”L’ange «qui fait tourner le monde» à la façon d’une toupie, sujet repris et développé dans un petit livre intitulé: Typus Mundi, œuvre de quelques Pères Jésuites; …”.

E Paolo: “l’angelo che «fa girare il mondo» come una trottola, soggetto ripreso e sviluppato da un piccolo libro intitolato Typus Mundi, opera di alcuni Padri Gesuiti.”.

[ibidem]

L’angioletto stavolta è vestito: sarà forse un’angioletta? … chissà! Comunque, il ginocchio poggiato a terra, sta preparandosi al suo Jouet, molto popolare a quel tempo: il tourniquet è una sorta di toupie, una trottola, ma primitiva; dopo aver svuotato la noce centrale, ed aver leggermente separato i due gusci, ha fissato la sua cordicella ad uno dei vertici di una barretta nascosta all’interno, perpendicolare all’impugnatura; poi, avvolge la cordicella, e – lanciato un sassolino in una casella di una griglia disegnata per terra (una sorta di Luna, o Stella, il nostro vecchio e amato gioco da bimbi) – salta nella casella con una gamba sola e mentre compie il salto tira velocemente, e con forza, la cordicella, facendo girare la croce di legno solidale con l’asse della sua toupie. Il punto è che la toupie non deve mai fermarsi; per cui, una volta che la cordicella è stata srotolata, la forza applicata al primo tiro fa girare la toupie in senso contrario, riavvolgendo la cordicella (en avant & en arriéré); ma prima che la croce smetta di girare, l’Angioletto deve riprendere il sassolino, gettarlo in un’altra casella più avanti (verso la Casa della Luna), saltare – sempre con una gamba sola – nella nuova casella e ripetere l’operazione. Se la croce si ferma, ha perso, ed è costretto a tornare alla casella-base da cui è partito … e rifare il tutto! Ma, naturalmente, tocca adesso ad un altro compagno di giochi …

Questo trittico sembra dunque centrato sul ‘gioco da bambini’, il cui centro è qui rappresentato da questa grenade ignée, fissata da quel 3R; la raffigurazione di questa grenade si osserva anche all’esterno dell’Hôtel Lallemant: all’angolo della Corte Superiore, l’ultima finestra in alto della Tourelle mostra … 3 grenades, di cui le due laterali in fiamme, e quella centrale – posta su un supporto à torchon – la rivela, come una massa vera e propria.

Allora, si potrebbe pensare che questa grenade non sia soltanto una bella decorazione: … ma piuttosto il risultato di quell’operazione presentata dall’enigmatico Caisson 21 (qui), dove avevamo incontrato quella sorta di ‘E’ curiosamente adagiata in orizzontale tra le fiamme. Quindi, se uno si rileggesse, con tutta calma e serenità, l’altrettanto curioso Incipit del Ludus Puerorum … forse quel ‘3’ indica non soltanto – ma giustamente! – le trois réitérations du même procédé, … ma anche una ‘Eallo specchio, che appare invertita. Ho scritto ‘si potrebbe pensare’, e la mia è soltanto una proposta di riflessione (toh!). In accordo con i migliori autori, dirò che il procedimento semplice ed unico, è sempre il medesimo, nella cui reiterazione l’Artista deve però essere consapevole che la Materia nel crogiolo, nel suo intimo, … muta, pur essendo la stessa. Per dirla tutta, se l’operazione avrà successo, si disporrà della melagrana, che come abbiamo letto con Cattabiani, è il frutto dell’albero che spunta (preferisco ‘sorge’) dalla terra fecondata, da cui nascerà il bellissimo Attis … non fatevi ingannare, però; il Sal Petra di cui parla il Ludus Puerorum, non è il comune salnitro, bensì … proprio il Sale Pietra, o Sale della Pietra stessa. Senza sale, lo sappiamo tutti, … come potremmo mai ‘salare‘? … o si dice ‘salire’? Mah … non sarà la stessa cosa?

À bientôt, mes Dames et mes Sires !

10 Responses to “Bourges – Hôtel Lallemant, Caissons – Serie VIII”

  1. Caro Capitano,

    In questo triduo mi vorrei lasciare trasportare …. dalle sensazioni…

    È vero che di religioso non ci sia niente in questi altorilievi, però bisogna anche pensare all’associazione che i maestri ogni tanto fanno, quando accostano la Materia con il Cristo.

    Una materia naturalmente particolare, raggiunta dallo spirito, unta dallo spirito.
    E sappiamo quanto sia difficile ottenerla.
    In altri termini – avere un piccolo re-
    Facile non è.

    E da questo punto in poi gli autori dei libri di alchimia non sono poi così prolissi nel raccontare (mi piacerebbe avere qui un suo parere), alcuni dicono solo che è un lavoro di donne e gioco di bambini .
    È sbalorditivo vedere i bambini giocare con pochi oggetti e come riescono ad animarli, si potrebbe quasi dire, inoltre, che qualche bambino abbia l’argento vivo.

    Quanto al “Ludus Puerorum”, il termine “Ludus” lo associo al fango per via della mia lingua dialettale; in latino il fango viene chiamato lutum.
    Da interpretarsi forse anche come un fango giovane.
    Un’altra curiosità sul lutum:
    Trovo scritto :
    “Si utilizzerà una ricetta fatta di terra, argilla, acqua e olio per ottenere un cemento morbido da modellare alla bisogna. Questi veniva chiamato Lutum Sapientiae o semplicemente Luto (dal latino Lutum, che significa Fango, Argilla) e ogni alchimista aveva la sua ricetta a seconda che dovesse essere usato per sigillare i vapori, articolare i vasi o chiudere le parti dell’alambicco.”

    Da un legno ci fu la caduta…. E da un legno ci fu la salvezza (come del resto con la melagrana).
    I bambini animano quel legno, il bambino alato di sinistra, fa girare la noce con la croce. Quello di destra sembra cavalcare un legno in segno di dominio. Dalle foglie che ricoprono il calice in una sorta di covone fuoriesce una sfera infuocata, una tinctus, fermentum, anima, oleum, di spirito infuocato, un olio facilmente infiammabile.

    Quel 3R rimane un mistero e come tale andrebbe tramandato.
    Quello che mi ha incuriosito è che Fulcanelli non ha detto subito che era il numero 3; ma lo ha presentato come la cifra di 3.

    Lo zero in sanscrito si chiama śūnya, “vuoto” (sost.), e gli Arabi lo tradussero con il corrispondente vocabolo ṣifr. Adelardo di Bath chiamò lo zero circulus ecc ecc.

    Con la metà del sec. XVIII il vocabolo cifra assume il senso odierno, eccetto che in inglese, ove cipher continua a significare zero. Il francese chiffre, con ‘ch‘ iniziale anziché con ‘s‘(come nelle forme francesi medievali cifre, sifre, ecc.), sembra dovuto all’influenza italiana in Francia nel Rinascimento.

    Magari potremo pensarlo come il vuoto di 3 cose.
    Il calice di tre cose
    “La quercia cava”

    Tanti Saluti
    Gianni

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    • Caro Signor Gianni,

      come sempre i suoi commenti sono estremamente interessanti! … grazie per prendersi il tempo di proporli.

      Allora, proverò ad unirmi alla sua esposizione; per prima cosa: il Cristo, l’unto ed il piccolo Re.
      Sì, è vero, da tempo questa sovrapposizione di termini fa parte dell’Immaginario alchemico; d’altra parte, quando si vuole comunicare qualcosa, usare concetti e terminologie estremamente note e ben radicate nell’immaginario collettivo permette di attirare l’attenzione; in una sorta di Marketing ante-litteram, tutti sanno che il termin Cristo significa ‘l’unto‘, come anche che ogni Re (Europeo!) che si rispetti ha da essere ‘unto‘! Noi tutti amiamo la ritualità, ma spesso ci sfugge la causa che si nasconde e precede l’effetto! In effetti (toh!), l’unzione dei Re (Cattolici e Cristianissimi, come venivano chiamati) fu una delle ‘trovate‘ della Chiesa in cerca di supremazia su questi scavezzacolli che disponevano di terre ed eserciti, sempre utili nei momenti di crisi dei vari Pontificati. Mi pare che il primo sia stato Clovis, e l’idea geniale dell’Oleum portato giù dal Cielo da una bella Colomba fu il sigillo con cui Santa Madre Chiesa chiarì a tutti che senza l’assenso Papale nessun Re poteva essere investito, né sarebbe mai stato riconosciuto come tale (dai Principi e dagli altri Re!). Sarebbe utile indagare da dove gli abilissimi tessitori della Chiesa di Roma abbiano prelevato questa magnifica ‘trovata‘, alla ricerca – noi – della causa vera per cui un Rex poteva essere chiamato ‘Rex‘, ma la ricerca sarebbe lunga e poco si presterebbe ad un Post (viviamo sempre in spazi angusti, non crede?).
      Sia come sia direi che si potrebbe presumere, con un buon grado di sicurezza, che senza l’Oleum santo&benedetto, ma quello celeste, quel Rex non sarà un ‘verum Rex‘. Dunque, almeno ipoteticamente, l’unzione garantisce al Rex-in-pectore un legame privilegiatissimo con … ciò che sta in alto: con quell’Oleum il Rex si lega con il Cielo, il ‘celatum‘. Ohibò!… E che diamine c’è in quella zona nascosta di così importante, di così essenziale? … Rispondiamo, in coro: lo Spirito Universale! … facile e giusto! Ma … domando sommessamente … cosè, oggettivamente, fisicamente, strutturalmente, intimamente parlando quella cosa che chiamiamo Spirito Universale? Me lo domando perché – affinchè possa esistere un legame – occorre che vi sia una reciproca condivisione di Informazione tra esso Spiritum e esso Rex!. Altrimenti … di che stiamo parlando?
      Ora, l’effetto di quella cosa così nascosta – ma UNIVERSALE!, ci si rende conto di che cosa si sta dicendo? – è la patina oleosa apposta ritualmente sulla fronte del tizio dinasticamente programmato a fare funzione di Rex. Si noti, please, che tale unzione regale precede l’incoronazione: solo DOPO che il legame si sia stabilito, quel Rex – ora unto – riceverà la Corona!

      E qui mi fermo, lasciando a Lei e a chi vorrà l’onere di una riflessione; sì, perché alchemicamente parlando senza quell’Oleosità patente, non si innesterà mai … ciò che dovrà avvenire subito dopo! Lei dice: ‘Facile non è‘; mi permetto di correggerla: ‘facilissimo è‘, a patto che si sia stati PRIMA capaci di allestire quel Legame cui ho accennato; Madre Natura fà tutto ciò che lei ben sa, mi creda; fà cose che noi proprio non siamo in grado di fare. Quel Legame, insomma, è la chiave principale del Palazzo del Re (sì, perché ogni Re che si rispetti avrà – POI – un suo bel Palatium, no?). Occorre far sì che quel Legame si instauri; ma lo farà da solo, sarà Madre Natura che se ne occuperà. a noi banali umani tocca però allestire le condizioni perché ciò possa avvenire: sono le Dispositiones, famose.
      E qui, generalmente, casca l’asino! … se non si è compreso alla perfezione cos’è un Legame – tanto più tra uno Spiritus ed un Corpus, descritto sempre come di origine vile ed immonda – … hai voglia a pensare che quel Piccolo Re sia stato EFFETTIVAMENTE unto alla bisogna! Troveremo tante oleosità, tante ma tante humiditates, tante cose & cosette, ma temo che solo un’UNICA oleosità sia quella giusta, quella che metterà in moto la produzione di ciò che ci si attende.
      Così, mi preme sottolineare che una delle cose fondanti su cui val davvero la pena di studiare – per lungo & lunghissimo tempo – è quella ‘reciprocità‘, che attiene allo scambio continuo & continuato dell’Informazione tra uno Spiritus (che è, by dafinition, Universale) ed un Corpus (che è locale, specificato, localizzato); si tratta di un fenomeno ben noto nell’Universo, che si chiama Attrazione; ma, faccia attenzione: questo fenomeno NON ha NULLA a che fare con il Magnetismo che conosciamo (la calamita, et alia), proprio nulla. Si tratta in realtà di scoprire, studiare, e mettere in opera la funzione estremamente sconosciuta e ben nascosta del Magnes alchemico. Ho scritto ‘studiare‘, perché occorre cimentarsi con cose che non sono disponibili nei supermercati dell’Ermetismo, ma attengono al motore stesso della Creazione. Si ha un bel dire che o prima o poi qualcosa accadrà; il sottoscritto non concorda: occorre recarsi ed immergersi in un nuovo mondo, evidente quanto sconosciuto, di difficillima comprensione; uno dei motivi è che in quel mondo … le calamite non esistono! Ci vuole tutto il tempo che ci vuole per ri-cominciare a studiare, con calma e passione, ed Amor; e poi si potrà praticare, allestendo le Dispositiones utili alla bisogna.
      Last, but not Least: … per disporre del Chalybs occorre un Magnes; anzi, il giusto ed unico Magnes! …

      Ecco, mi aveva chiesto un parere: non so se sono riuscito nel compito; ma ci ho provato … e comunque, per i soliti motivi ben noti, non posso approfondire troppo il discorso in un luogo pubblico.
      Così, una volta studiato ciò che sta ‘di là‘, … allora tutto è davvero un Ludus Puerorum et Opera Mulierum. Le assicuro che è davvero divertente, poi.

      Quanto al mistero del ‘3’: va bene, tramandiamolo come un Mysterium! Ma ricordi che Fulcanelli, oltre ad essere un formidabile alchimista, aveva una solidissima preparazione scientifica, con la ‘S’ maiuscola.
      Quanto alla sua Chiffre: ha ragione, Fulcanelli ha volutamente usato quel termine; e pochissimi se ne sono accorti. Si tratta di un Glifo, una cosa che molti utilizzavano nel ‘600; oggi gli stolti lo usano come una stramberia di stampo New Age, purtroppo. Cipher, in Inglese, significa ‘criptato‘, ‘codificato‘.
      Se volesse il mio parere in proposito, le direi che a mio avviso si tratta di un sistema a chiave doppia, che oggi chiameremmo peer-to-peer double encryption.
      E torniamo, felici, a ciò che è nascosto!

      Perdoni la lunghezza di questa mia risposta.

      Sempre di buon cuore,

      Captain NEMO

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  2. Carissimo Captain NEMO,

    spero stia bene!

    Quanti stimoli trovo in questa serie di cassoni!

    La prima cosa che mi ha fatto incuriosire delle descrizioni di Fulcanelli è il termine “caracoler” che suona così particolare…
    Il dizionario etimologico riporta che può venire dallo spagnolo “caracol”, che sta per chiocciola che, a sua volta, verrebbe dall’arabo kar-kara per “girare”. Anche il gaelico “carach” sta a significare avvolto, attorto o girante (dalla voce “car”, movimento in giro).
    Altri propongono una derivazione da un supposto latino “cara” (dal greco “kara” per “testa”) e “collum”, per collo.
    Roba insomma da far girare la testa o da far venire il torcicollo!

    Il termine è riferito nello specifico alle giravolte che fa il cavallo, imitando i giri a spirale della chiocciola.

    Ma riporta anche la seguente definizione riferita alla cavalleria: “Nella milizia, quel movimento che fa la prima fila di uno squadrone di cavalleria per passare dalla testa alla coda di esso, dopo aver fatto fuoco contro il nemico […]”.
    Uno squadrone che sembra mangiarsi la coda: alquanto uroborico, non trova?

    Inoltre, il termine fa decisamente rima con “couler”; potrebbe essere quindi un “carré a couler”? Il carré è, tra i molti significati, anche “en termes de monnaie, un petit morceau d’acier en forme de dé, dans lequel était gravé ce qui devait être en relief dans une médaille“. Contando che la “mine” era anche una moneta, potrebbe avere un senso. In un certo modo questo “carré”, in quanto stampo di una medaglia, è una sorta di non-medaglia (o almeno il Cappellaio Matto potrebbe vederla così). Una medaglia e il suo “carré” non sono i due aspetti complementari di una stessa cosa di qua e di là dello specchio?

    Se da una parte abbiamo “un cheval de bois qui fait des évolutions” grazie a “le fouet haut” tenuto in mano dal putto, dall’altra abbiamo “une toupie” che viene fatta girare da uno strumento molto simile.
    In effetti lo stesso termine (fouet) ha, oltre a quello di frustino per cavalli, anche il seguente significato: “Lanière de cuir qui, attachée au bout d’un manche, sert à frapper un sabot, ce qui le fait tourner.” (Littré).
    Quindi i due putti (uno maschio e l’altro femmina?) si servono dello stesso strumento per far girare i loro rispettivi giocattoli.
    La scena mi pare decisamente speculare vista in questa maniera.

    Per quanto riguarda la granata nel vaso sotto l’azione del fuoco, non si può non collegare questo cassone al soggetto della credenza presente nella cappella: è lo stesso Fulcanelli che ci invita a farlo!
    E questo si sposa perfettamente con l’interpretazione della “E” vista speculare a formare il “3” del bassorilievo del soffitto: infatti avremo esattamente la lettera “R” e la lettera “E” che ritornano più volte rappresentate nell’enigma del RERE / RER proposto nella credenza.
    C’è quindi il vaso RER, come ci suggerisce Fulcanelli, nel quale cuoce il composto RERE, il famoso RE-BIS: sarà questo l’androgino a cui fa riferimento la leggenda del mito?

    Aggiungo, per ultimo, che mi ha incuriosito tantissimo leggere dell’incredibile espediente usato da Dioniso per evirare Agdistis-Cibele: che metodo complicato ha utilizzato!
    Legare il membro mentre essa è addormentata sperando in uno slancio funesto al momento del risveglio… evidentemente Dioniso non ha osato evirare di persona la dea e doveva in qualche modo conoscerne il carattere volatile che l’avrebbe portata a balzare oltremisura decretando il distacco del fallo!

    Chiudo qui queste mie evoluzioni mentali, sperando di non aver fatto girare troppo la testa a chi legge…

    Un grande saluto,

    EmmEnthAl

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    • Mio caro Signor EmmEnthAl,

      grazie per il suo graziosissimo commento!
      Anch’io mi sono divertito nel leggere le sue giravolte para-cabalistiche e pure cavallerizze …
      Decisamente, lei sembra incarnare al meglio il jeu tanto amato da Fulcanelli; lei sa, comunque, che – pur magari stimolati, ispirati, avvinti, dalla Cabala Fonetica – occorre poi procedere a riflettere, studiare e praticare. Il punto è che occorre affacciarsi al panorama delle scelte, prima Filosofiche, e poi operative che si parano di fronte all’alchimista innamorato.
      Scegliere significa procedere, magari con il famoso e famigerato metodo del Trial & Error, unico mezzo che tutti abbiamo di mettere alla prova le proprie ipotesi.

      Questo affacciarsi prevede un impegno assiduo e tenace: molte saranno le ipotesi che si riveleranno, pur belle, vane.
      Ricordi che quel panorama dalle mille possibilità nasconde un’unica cosa, un unico procedimento pratico, con il quale dovrà confrontarsi ogni notte alla ricerca dell’accesso al Cuore ben serrato della Materia. E, come sa, Madre Natura è estremamente gelosa, e eccelsa, nella sua capacità di nascondere le cose semplici … ma l’allegria da cui è animato è tutto sommato una giusta postura di fronte all’immensità del Creato.
      Non per caso, ritengo quindi, lei si è sentito come chiamato dal Ludus Puerorum: l’innocenza dei piccoli bimbi li conduce molto spesso alla soglia dello sconosciuto, animati come sono dall’ingenuità che man mano andrà scomparendo. Il bimbo è istintivo, l’adulto è razionale.
      Faccia tesoro dunque dei suoi jeux, ma li sappia tradurre in avventure reali, lungo il cammino singolare e sconosciuto del Bosco Incantato.

      Di fatto, tanto per fare un esempio, lei ha ragione a cogliere l’aspetto della specularità e del tourner: si tratta insomma di ribaltare il tavolino della ragione, completamente, e scoprire il legame sottile ma preciso che lega il ‘di qua‘ al ‘di là‘; il qual Legame è oggettivo in Alchimia, e non soltanto un bell’afflato poetico o filosofico: Madre Natura opera fisicamente per vortici, e girare a destra ‘qui‘ significa che qualcosa gira a sinistra ‘‘. Buffo no? … ma anche spietato, perchè noi abbiamo contezza solo del ‘di qua‘; eppure … eppure senza il ‘di là‘ non c’è ‘di qua‘; questi due stati, sono rappresentati da due maschere, sono cioé ben truccati, mascherati, non ne conoscimao quasi mai le reali fattezze. La immagino sorridere, magari pronunciando sottovoce la domandina: “ma … lei vuol dire che quel … ‘di là‘ ha una esistenza oggettiva? Vera?“.
      Nessuno di noi ha la palla di vetro … però le risponderei ‘… ma certo!‘, e magari le suggerirei pure di organizzarsi al meglio nella sua vita, perché è proprio il ‘di là‘ che dà ‘il LA‘ al moto giravolteggiante, ‘di qua‘!
      Dice: … ma … questo che c’entra con l’Alchimia operativa? … nulla per chi nulla sa o non intende affrontare l’impegno di tornare (re-tourner!) sui banchi di una scuola del tutto sconosciuta; molto per chi si affaccia a quel panorama di cui sopra, e deve scegliere il da farsi: in questo caso, siccome tutto ‘gira‘ – mi passi il termine semplicistico – occorre predisporre le Dispositiones, atte e adatte al giro-di-andata-e-ritorno che l’Esprit Universel compirà per rendere possibile la nascita (reale) di quella cosa che chiamiamo Mercurio Comune, il quale … è proprio un Androgino, un Ermafrodito (o ‘Ermafrodita‘: a seconda di come lo osservo, quello, sornione, si mette o una maschera o l’altra!), ‘qui‘ di passaggio.
      Comunque, veda lei … io ho dei limiti chiaramente stabiliti nell’esporre le mie ‘balzane idee‘.

      In attesa di rivederla ‘in giro‘, la saluto.
      Sempre di buon cuore,
      Captain NEMO

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  3. Caro Capitano
    da cosa nasce cosa …
    così mi sono buttato a capofitto ; nello studio dei migliori libri per verificare una certa cosa ( di cui forse parlerò con il prossimo tris di cassettoni).

    Scienza-Sapienza, Filosofia-Religione,
    Spirito-Materia,
    Ragionamento-Intuizione; in questa confusione, solo il fuoco può ristabilire l’ordine, che sia segreto oppure elementare.
    (Pag.16 L’Alchimia)

    Ad ogni modo mi sono imbattuto nel sonetto di Rimbaud “Voyelles” , trattato nella prefazione di Eugène Canseliet “L’Alchimia simbolismo ermetico e pratica filosofale”.

    A nero, E bianco, I rosso, U verde, O azzurro : vocali, un giorno dirò le vostre latenti nascite:
    ……….
    Come la E, tra le vocali che compongono il sonetto discusso, nella successione dei colori dell’elaborazione dei Saggi, il bianco passa per secondo, dopo il nero iniziale, in obbedienza all’intangibile legge dell’invariabile Natura, che si esprime nelle opere di alchimia con i due imperativi: Solve et coagula; dissolvi e coagula”.
    Schema grafico della tripla purificazione, nel protocollo di notazione utilizzato sino al XVII secolo, dagli spagiristi e dagli alchimisti, le tre piccole perpendicolari, cadendo sull’orizzontale, che le unisce, disegnano con quella la E maiuscola, come Jean Lallemant la raffigurò coricata, arsa tra le fiamme di un fuoco molto vivo, su uno dei cassettoni scolpiti che decorano il soffitto del suo insolito oratorio.
    È il lambello araldico, il bastone caduto e le sue gocce o pendenti, segno di rottura usato dai cadetti, che l’Adepto di Bougers raddrizzò, in un riquadro vicino, per inquadrarne, con una dozzina, la conchiglia del pellegrino e il suo singolare contenuto.

    La coagulazione, raccolta lentamente in seno all’acqua madre, è il primo stadio di quella quintessenza di cui la grande E, nella sua forma stampata, era il segno in alchimia, così come lo era anche in chimica – sino a che venne Lavoisier – per indicare qualunque sostanza portata dall’arte allo stato di perfezione sottile.
    ( Pag. 32-33).

    E, candore di vapori e di tende
    Lance di fieri ghiacciai, re bianchi, brividi di umbelle…

    Mentre la luce si sostituisce alle tenebre, muta l’odore che passa dal putridume alla soavità, come sostiene Bernardo, conte della Marca Trevisana, nella Parola Perduta:
    ” Di cui ti racconto, chiamando Dio a testimone, che quando questo Mercurio sia stato sublimato da qualcuno, apparve rivestito di una bianchezza tanto grande quanto la neve delle alte montagne, sotto lo splendore di una sottilissima cristallinità, di cui usciva un odore tanto grande, tanto dolce e buono, dopo l’apertura del vaso segreto, che non se ne trovava uno simile nel mondo”. ( Pag.33).

    Giusto per inquadrare meglio questa E; che pare profumi pure.

    Saluti
    Gianni

    Nella collera o nelle ebbrezze penitenti.

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    • Caro Signor Gianni,

      trovo quest’ultimo suo Commento molto stimolante; e visto che lei cita Canseliet, più che volentieri aggiungerò il mio pensiero in proposito:

      1 – Il brano da cui lei ha tratto qualche frase è, per me, uno dei più belli e a me più cari: si tratta della lunga e ponderosa Introduction del buon Maître di Savignies, datata ‘Avril 1963‘; ero giovane quando la lessi la prima volta, e proprio all’inizio del mio cammino lungo le intricate vie di accesso all’Alchimia; ricordo che la lessi molte e molte volte, e la studiai a lungo (ho un vecchio quadernone di miei Appunti dell’epoca, dove un’apposita sezione dedicata a questa Introduction si arricchì negli anni di mie ipotesi, note, riferimenti, e via dicendo). Sfogliando quelle mie pagine, tante, non ho potuto che sorridere delle mie baggianate cosmiche che scrissi, ma conservo ancor oggi – intatto – il senso di profonda gratitudine per quel dono così prezioso da parte di Canseliet. Credo che moltissimi si siano soffermati sul brano, tanto è ricco e tanto è stimolante per chi ama l’Arte. Rileggendolo oggi, lo trovo davvero meraviglioso.

      2 – L’esposizione di Canseliet è emblematica ed affascinante: il suo stile Flamboyant, e così tipico del suo modo di esprimersi, è passato alla storia, credo, per tutti coloro che hanno avuto il piacere di leggere i suoi scritti. Come osservò Paolo Lucarelli in uno scambio su un vecchio Forum d’Alchimia a proposito del Mutus Liber, Canseliet deve però esser letto con grande attenzione: celate dietro le eleganti ‘fiammate‘ delle sue espressioni, i suoi signa sono molto spesso seminati con nonchalance, e vanno talvolta letti anche in modo Cabalistico. Non starò qui a dilungarmi sulla famosa Cabala Fonetica che Fulcanelli ci ha fatto conoscere (originata probabilmente dall’eruditissimo amico Grasset d’Orcet), mediante la quale si può dire di tutto e allo stesso tempo suggerire il suo contrario. Quella Cabala … è una Cavalla dalla quale è facilissimo farsi disarcionare e rovinare a terra, pur credendo di aver colto ciò che si cela dietro un termine arguto, astuto e/o curioso. Ma tant’è … si tratta di uno dei Giochi di Bimbi più divertenti, con cui tutti gli appassionati d’Alchimia sono volentieri costretti a confrontarsi. Non dobbiamo certo smettere di divertirci, ma è sempre opportuno ricordarsi che lo scopo di questa Cabala/Cavalla è piuttosto quello di stimolare la riflessione, di spiazzare la mente, e di esplorare … le merveilleux!

      3 – Ciò detto, passo a segnalare alla rinfusa qualche piccola follia che ho rinvenuto nei miei vecchi Appunti, scaturita dalla mia lettura della sontuosa Introduction di Canseliet.

      3a) “in questa confusione, solo il fuoco può ristabilire l’ordine, che sia segreto oppure elementare. [p. 17]”; “en cette confusion, seul, le feu peut rétablir l’ordre, qu’il soit secret ou bien élémentaire [p. 28].]. Legga lentamente, tenendo conto delle pause indotte dall’interpunzione; poi: l’aggettivo ‘elementare‘ ci obbliga a dirimere il senso: si tratta di un ‘fuoco elementale‘, oppure proprio ‘elementare‘ vale a dire quello ‘semplice‘, ‘basico‘, o che attiene forse alle eterne e famose classificazioni dei tre/quattro/cinque ‘fuochi‘ sempre descritti dai buoni testi d’Alchimia? Ho scritto, come opzione, anche ‘basico: tanto per fare ‘confusione‘, Treccani – a proposito dei tanti significati della parola ‘base‘ – dice: “In chimica inorganica, si dicono basi quelle sostanze che in soluzione acquosa si scindono dando ioni idrossido OH- o, parlando di sistemi acido-base, che sono in grado di acquistare uno o più protoni da un’altra sostanza (acido) capace di cederli…“. Senza entrare nel mondo chimico, che ovviamente nulla ha a che fare con Alchimia, sembra che qui si parli di proprietà saline, cioé di un Sal; per cui un eventuale ‘fuoco basico‘ indicherebbe un qualche ‘fuoco salino‘. Stop. Ma aggiungerò che, a mio modestissimo avviso, i protagonisti delle nascostissime reazioni alchemiche sono quei più che bizzarri e sconosciuti corpi che chiamiamo nel linguaggio corrente ‘Neutroni‘; e non i loro cugini ‘Protoni‘. Full-Stop.

      3b) … e andiamo al famoso sonetto di Rimbaud; la traduzione di Paolo è perfetta, ma mi piace riportare il Francese Flamboyant di alcuni fraseggi di Canseliet, che ritengo possano essere suggestivi: “… c’est le lambel héraldique, le bâton péri et ses gouttes ou pendants, qui est une pièce de brisure à l’usage des puinés …”. Ora, il ‘lambel‘ è in Araldica il ‘Lambello‘, il quale è una ‘pezza‘ rappresentata sui Blasoni come un listello orizzontale da cui pendono tre (o cinque) ‘pendenti‘; val la pena di notare che la rappresentazione del Lambel è invertita rispetto alla ‘E‘ ‘couché‘ qui giustamente indicata da Canseliet; sempre per giocare, l’etimo è il ‘labrum‘ dei Latini, per cui si potrebbe dire in Araldica che sia un ‘labbruccio pendente‘, ma nel Cassone indicato è pur sempre ‘une petite lèvre‘, ma ‘sorgente‘, dato che le ‘trois petites perpendiculaires‘ salgono verso l’alto; un vero ed assoluto fou parlerebbe insomma di ‘une petite lièvre, qui surgit‘. Ah, dimenticavo: in Araldica il ‘Lambello‘ – che non è il comune ‘rastrello‘ – è una ‘pezza‘ che indica l’appartenenza ai Guelfi, che sono i germanici ‘Welf‘!… quindi, quel fou aggiungerebbe che si tratta di un ‘brandello di Lupo‘!
      Proseguo con il ‘bâton péri‘, che è il ‘bastone morto‘, il quale ovviamente – essendo ‘couché‘ – è orizzontale (il che ci porta a scrutare l’origoforse – dal mare di Philalethe, al Capitolo IV dell’Introitus; nel quale si parla del Polo (che nella lingua del Britannico Impero è il ‘Pole‘, il ‘bastone‘), il quale a sua volta contiene ‘il cuore del Mercurio, che è vero fuoco‘). Però, chissà perché, è ‘perito‘, ‘morto‘ [o… forse … fa finta di essere morto, e quindi ‘dorme‘?]. Per la brisure, poi, chiamo in soccorso di nuovo Treccani: “«rompere, fare in pezzi». Alterazione di un’arme gentilizia fatta per distinguere i diversi rami d’una famiglia o le linee illegittime; l’alterazione più in uso consiste nell’aggiunta di speciali figure che sono dette pezzi di brisura (lambello, bordura, bastone scorciato in banda, cotissa, cantone, stella, giglio, bisante, plinto, losanga, merlotto, ecc.).”; questa ‘pezza‘, questo ‘lambel‘, è ‘à l’usage des puinés; i quali puinés sono, letteralmente, ‘i poi nati‘, vale a dire i fratelli nati dopo i primogeniti (giustamente, i ‘cadetti‘). Quindi, tanto per giocare, quella ‘E‘ orizzontale (rappresentata però all’inverso) sarebbe, sempre per quel pazzo demente di cui sopra, … ‘una piccola lepre che sale, un bastone morto con le sue gocce che salgono, che è un brandello di una rottura all’uso dei poi nati‘.

      E qui, mi debbo fermare!
      Credo che molti si saranno sbellicati dalle risate, o faranno facce stralunate, o grideranno al sacrilegio: sia come sia, ho soltanto voluto giocare come un bimbo, alla mia maniera. Ed ognuno si diverte come meglio gli pare, no?
      Come direbbe il Principe di Bisanzio …”senza nulla a pretendere“!

      Sempre di buon cuore,
      Captain NEMO

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      • Caro Capitano,

        come si sa; il ridere porta anche qualche lacrima.
        Il suo commento è stato commovente e per questo io la debbo ringraziare, e penso di poterlo fare anche a nome di tutti, perché lei è sempre il Capitano dal buon cuore .

        Julien e Canseliet, soprattutto, per la vicinanza al Maestro, ma per quanto mi riguarda, anche Paolo Lucarelli, Elemire Zolla, Fra’ Cercone, Capitano Nemo, e altri.
        Sono queste le persone a mio modo di vedere; degli anelli importanti, dei fari nella comprensione del mistero.

        È inutile cercare la persona fisica di Fulcanelli, l’uomo non c’è più, ma vive ovunque.
        Si è interessati da altro, mi pare.

        Il mistero è complicato e bisogna aiutarsi.

        Canseliet, lo dice apertamente di non andare a cercare altrove, il libro del Mistero delle Cattedrali può bastare.
        Anche Canseliet è un uomo buono come diceva Paolo Lucarelli.

        Paolo Lucarelli è stato molto caritatevole, nel mostrare quale fosse quel colore rosso, tanto misterioso e tanto importante da essere definito arcano maggiore dell’Arte. E trattandosi di scudetto finale, non può che essere la pietra filosofale.

        Agnella resa feconda dall’ippocampo

        Chi non è rimasto affascinato dalla storia di quel corvo che fissava con lo sguardo un angolo molto segreto all’interno dell’edificio. In un nascondiglio, peraltro ignoto, dove sarebbe stato messo un certo frammento di pietra filosofale? Ne ha parlato Fulcanelli ma anche Canseliet (pag.94 in L’Alchimia)

        Poteva il libro di Fulcanelli non rappresentare questo accoppiamento?

        Il corvo con la pietra filosofale.
        Il nero con il rosso.
        Il frontespizio con l’ultima pagina.

        Naturalmente tra il primo e il secondo vi sono le pagine del libro.
        E nelle cattedrali vi sono le mura dell’edificio.

        Spero d’avervi fatto ridere un po’, che di questi tempi è diventato un lusso .

        Tanti cari Saluti a tutti.
        Gianni

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  4. Caro Capitano! Grazie ancora del suo bel post!

    Questa sublimazione ha davvero delle caratteristiche peculiari!!! Una terra che si converte nel suo contrario!!! Hoibò (come direbbe qualcuno)!!! Da come si intuisce nello scritto di Trismosin, e da come si apprende dai vari testi sulla fisica naturale, il contrario della terra è l’aria ed il pezzo sottolinea un’aria umida. Oltretutto spiega come l’acqua si debba organizzare e ridurre, e ad un tratto questa aria espandendosi sorge da se stessa. Parla poi di altre interessantissime cose che succedono alla materia durante le note operazioni. A tal proposito il testo da lei citato parla di altri due articoli prima di questo, ovvero la Soluzione e la Coagulazione. Quindi questa terra subisce una evidente manipolazione per diventare una terra atta ad accogliere la sua stessa acqua.

    La melagrana ed il mito di Cibele mi hanno portato a navigare su interessanti acque ove curiosamente ho scoperto che Venere era un dio e non propriamente una dea, (vedasi AMBROGIO TEODOSIO MACROBIO , Saturnali, seconda giornata, III, 8,1-3)…. Curioso che a Cipro vi fossero delle statue barbute di Venere/Afrodite. L’immagine ed il commento di Fulcanelli riportano alla Calcinazione filosofica, come a voler indicare una successione di eventi legati ai due putti rappresentati ai lati, come se fosse una operazione unica (mio modestissimo parere). Se così fosse la calcinazione filosofica descritta si riallaccia alla sublimazione sopra.

    L’ultimo cassone è sempre un angioletto (ora femminuccia sembra) che gioca con una trottola che gira. Le due immagini di riferimento hanno dei tratti un pò diversi ove la croce in una sta sopra e l’altra sta sotto… Il girare delle trottola è un elemento essenziale per la conclusione del bel gioco!!!

    Curioso notare come vi sa la presenza nelle due immagini di un elemento lineare di supporto al gioco ed al giocatore (il bastone del cavalluccio e l’impugnatura della trottola)!!!

    Mi fermo qui per ora!

    Grazie ancora!!

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    • Caro Signor Offerus74,

      grazie anche a lei per il suo bel commento!
      Sono contento che il quasi sconosciuto brano di Trismosin l’abbia incuriosito; tenga sempre conto, però, che occorre calarsi nello spirito del tempo e della sua cultura. Leggerlo pretendendo di spiegarlo secondo il nostro linguaggio, o le nostre attuali conoscenze, o i nostri Modelli (Scientifici e/o Filosofici) renderebbe vana quella ‘lettura‘. Questa postura ‘neutra‘ è indispensabile quando si leggono, si studiano, testi antichi.

      Quanto alla sua Venere Barbuta, di origine Cipriota; visto che ha citato Macrobius, forse è utile riportarne il passo:

      Nonnullorum quæ scientissime prolata sunt male enuntiando corrumpimus dignitate, ut quidam legunt:
      «Discedo ac ducente dea flammam inter et hostes expedior»
      cum ille doctissime dixerit «ducente deo», non «dea».
      Nam et apud Calvum Aterianus adfirmat legendum:
      «pollentemque deum Venerem,» non «deam».
      Signum etiam eius est Cypri barbatum, corpore sed veste muliebri, cum sceptro ac statura virili, et putant eandem marem ac feminam esse. Aristophanes eam ‘Αϕρόδίτον (Afroditon) appellat. Lævinus etiam sic ait:
      «Venerem igitur almum adorans, / sive femina sive mas est, / ita uti alma Noctiluca est.»
      Philochorus quoque in Atthide eandem adfirmat esse lunam, et ei sacrificium facere viros cum veste muliebri, mulieres cum virili, quod eadem et mas æstimatur et femina.“.

      Vale a dire, velocemente:

      Corrompiamo la dignità di non pochi [passi (di VIRGILIO)] che sono stati trasmessi con grande scienza a causa di un’enunciazione errata, in modo che alcuni leggano:
      «Mi allontano e guidato dalla dea mi metto in salvo tra la fiamma e i nemici»
      mentre egli con grande erudizione aveva detto «guidato dal dio”, non «dalla dea»,
      Aterianus asserisce che anche in Calvus si deve leggere:
      «e Venere, possente dio», non «dea».
      A Cipro vi è anche una statua [figura, effigie] barbuta, ma con corpo e veste da donna, con lo scettro e con aspetto virile, e ritengono che essa sia nel contempo e maschio e femmina. Aristofane la chiama Aphroditon (al neutro). Levinus dice anche così:
      «Adorando dunque l’almo Venere, / essa è sia femmina sia maschio, / così come lo è l’alma Luce della Notte.»
      Anche Philocorus nell’Attihide afferma che è la luna medesima: ad essa gli uomini offrono sacrificio in vesti femminili e le donne in vesti maschili, perché viene considerata allo stesso tempo e maschio e femmina.“.

      Insomma, mi pare che in Alchmia si consideri l’Ermafrodita/Ermafrodito non soltanto nel pur bellissimo Misticismo, ma anche nel suo aspetto di Philosophia Naturalis, quella antica; magari, ne riparleremo, no?
      E … yes, Fulcanelli docet; e praticando-praticando … è meglio tornare a studiarlo-studiarlo!
      E … yes, la sua Curiositas non soltanto pare di buon auspicio, ma pure foriera di qualche possibile novità (spero!) …

      Sempre di buon cuore,
      Captain NEMO

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      • Caro Capitano,

        mi scusi ,ma volevo solo aggiungere una nota di precisazione, naturalmente banale .

        La pietra filosofale , si sa, si divide in tre parti :

        Pietra filosofale
        Medicina universale
        Luce inestinguibile

        Ossia

        Rosso
        Cavalluccio
        Materia iniziale del primo

        Scusi ancora
        Saluti

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