Terra Adamica…seu Bolus Armenus Rubeus


Sotto la pioggia battente d’OgniSanti, mi godo il fuoco di una legna estiva, che sprizza allegria e trasforma l’umido della giornata in un sano tepore. Ne approfitto per mettere un po’ d’ordine tra le mie cose e mi capita di rileggere un vecchio scambio virtuale che ebbi con Paolo Lucarelli nella Primavera del 2005. Erano i tempi in cui era piacevole ritrovarsi per parlare, seppur dietro lo schermo di un computer, di Alchimia; sono passati solo cinque anni, eppure quante cose sono cambiate.

Il gioco di allora era concepito nel proporre un’immagine della sterminata iconografia Alchemica, tentare un commento, un’interpretazione, e attendere  il parere di quacuno molto più avanti nel cammino: era da questo scambio allegro che potevano derivarne, talvolta, nuove riflessioni e sorprese nel ritrovarsi, peraltro molto spesso, del tutto fuori rotta. Era in ogni caso un’emozione, una piccola gioia segreta. Che mi manca molto.

L’idea di quella sera era partita da un’immagine famosa, tratta dallo Splendor Solis, attribuito a Salomon Trismosin; eccola:

 

Splendor Solis - Salomon Trismosin

Splendor Solis

Il testo dell’edizione francese (La Toyson d’Or) che accompagna questa famosa illustrazione è – più o meno – il seguente:

“Car s’il demeure ferme au corps et qu’il rende de nouveau les corps de soi terrestres, massifs et grossiers, spirituels par la force de ces esprits, c’est le but de notre œuvre : que si le même n’arrive à ces corps métalliques, qu’ils ne perdent leur premier et naturel être, pour reprendre plus de lustre et de perfection en notre ouvrage, la première matière détruite en introduisant une autre par génération, c’est en vain travailler et dissiper ses veilles et son huile pour aboyer après le vent. Un homme infortuné, déchu des doux zéphyrs de son bonheur et renvoyé aux cruels supplices d’un cloaque très ord, paraissait aussi noir qu’un More confirmé, palpitant en son mal, et hors de son haleine, pour les rudes efforts qu’il emprunte de soi-même, n’épargnant rien de ses forces qu’il ne les emploie au salut de sa vie, et à la délivrance de son corps relégué aux infectes prisons de ce bourbier fangeux et plein d’immondicités.

Mais sa trop faible puissance ne pouvant seconder le vœu de ses désirs pour sortir de ce lieu, et se voyant en vain avoir importuné le Ciel de cris, et l’aide de son industrie pour se développer d’un si vilain cachot, il eut tout le loisir d’attendre en sa misère le dernier coup d’une cruelle mort, sans mendier plus avant le secours favorable de quelque âme bénévole pleine de charité pour l’attirer à la pitoyable compassion de son piteux désordre ; aussi se pouvait-il bien résoudre, quoique par force, à finir tristement l’abrégé de ses jours funestement talonnés de plus sombres malheurs de cet immonde et ténébreux égout, puisque chacun se rendait sourd aux abois de sa complainte, montrant à son endroit un cœur plus endurci et plein de félonie, que n’eût pas fait un rocher insensible. D’un désiré salut l’espérance étant vaine – Son but n’aspire plus qu’à la Parque inhumaine – Lorsque tout à propos une jeune beauté – Survint à son secours pleine d’humanité. Cette dame était belle par excellence de corps et de face, enrichie de superbes habits de diverses couleurs, ayant de belles plumes blanches mais bigarrées comme celles d’un paon qui s’étendaient également sur son dos, à la merci d’un vent bénin et zéphyr favorable, les ailerons en étaient d’or entrelacés de belles petites graines. Sur son chef bien agencé, elle avait une très belle couronne d’or, et sur icelle une étoile d’argent; à l’entour de son col elle portait un carcan d’or, dans lequel était richement enchâssé un précieux rubis d’excellent artifice, le plus juste prix et la valeur duquel n’eût pas su payer le plus grand revenu de quelque puissant roi : elle avait aussi des souliers dorés aux pieds et d’elle s’épandait une suave et très odoriférante odeur. Tout d’abord qu’elle aperçut ce pauvre désolé, d’une contenance gaie et d’un joyeux aspect, elle lui tend la main, et le relève de son extrême faiblesse, déjà tellement destitué de ses premières forces, qu’il ne se pouvait plus supporter, ni garantir son corps pusillanime déjà sentant la terre : au péril éminent du salut de sa vie il n’entend et n’attend plus rien d’assuré que le vrai rebut des malheurs misérables, … nullam sperare salutem. Ce qu’étant reconnu aux actions imbéciles de notre langoureux, cette dame s’avance émue de compassion, et le retirant bénignement d’une telle infection, elle le nettoie pur et net, lui fait présent d’un bel habit de pourpre, et l’emmène jusqu’au ciel avec elle. Senior en parle tout de même, traitant de ce sujet, voire encore en termes bien plus clairs :

«Il y a, dit-il, une chose vivante qui n’est plus mortelle, ayant une fois été confirmée et assurée de sa vie par une éternelle et continue multiplication.»”

Mi esibii dunque in una intepretazione personale, dove son certo si percepisca il mio arrampicarmi sugli specchi, nel tentativo però di cercare di non dire troppi sfondoni; ed ecco ciò che scrissi, come si diceva allora, ‘alla lavagna’:

“Eccomi dunque con il gesso virtuale in mano, pronto a raccontare la mia:

Questo Moro che esce dalla terra grassa, fangosa, quasi una melma, simboleggia lo Zolfo la cui nobiltà viene, per così dire, riconosciuta, purificata, pulita ed esaltata dalla sua compagna: la regina bianca – il femminil Mercurio – qui già regina stabilizzata; la sontuosa veste, la corona d’oro e la stella sul diadema la qualificano come l’unica in grado di soccorrere l’oro nascosto sotto l’aspetto nero e terroso: perchè è terra nera l’origine del fisso della Pietra, perchè è dalla separazione del nero e del bianco che provengono, per stadi, entrambi i nosti due protagonisti. Lei ha avuto la prima stella, ma per simmetria speculare al momento della separazione, anche lui l’ha vista e ne è stato quasi il calco. Si potrebbe dire – romanticamente – che la stella di lei è il suo dono di fidanzamento, quasi a testimonianza della loro unione futura indissolubile.
La regina, su un bel prato verde, riconosce amorevolmente il suo nero compagno, perchè sotto l’aspetto sordido e ributtante si scorge il rosso della purezza cui è destinato. E sarà lei a trarre il meglio di quel rosso da quel rosso nascosto sotto il nero. E’ lei, volatile, che gli donerà la veste rossa attraverso l’unione, il matrimonio tra i due innamorati regali.
Se dovessimo trarne indicazioni operative, mi sarebbe più difficile stabilire se quest’immagine possa essere la ‘fotografia’ di uno specifico momento di laboratorio: certo la loro unione avviene all’inizio della seconda Opera, ma questa è una progressione di incontri ripetuti il cui risultato finale saranno i due principi destinati alla Grand Coction. Dunque l’immagine narra il senso di una serie di processi e non – a mio timido avviso – un momento singolo.
Quanto ai Cervi, se non vado errato, le loro corna potrebbero ricondurre ad un odore caratteristico di una sostanza, e le scimmiette ed il pappagallo potrebbero bene indicare lo ‘scimmiottare’ ed il ‘ripetere’…

Ma naturalmente questa è solo la storia di un ‘etudiant’….
Come ho detto sopra, ancora mi domando perchè il braccio sinistro del Moro-Rosso, quello che accetta la veste, sia bianco…

Poso il gesso, tiro un gran sospiro e ritorno a posto…”

A rileggerlo oggi, mi vien da sorridere; non era malaccio, eppure sapevo che la cosa mi era ancora piuttosto oscura e che c’erano delle cose che non mi tornavano. La risposta di Paolo fu telegrafica, quanto caritatevole:

“Per quanto riguarda la sua interpretazione, confesso che ho qualche dubbio, che però mi riesce difficile spiegare. Qui siamo in presenza di una cosa in un certo senso inutile, sporca e volgare, che si trasforma in una cosa utile o meglio, utilizzabile. In questa operazione questa “cosa” diventa rossa. Immagino che questa operazione sia resa possibile dal braccio bianco.
A questo punto mi viene in mente un’unica operazione che corrisponde a questi requisiti. E a lei?”

Risposi che ero piuttosto perplesso e mi lanciai in una citazione di Canseliet sulla ‘cenere preziosa’. E Paolo se ne uscì così:

Mai sentito parlare di terra adamica o di bolus armenus rubeus?

Ricordo che restai quasi di sasso…certo che ne avevo sentito parlare; ma chi mai aveva pensato che quell’immagine potesse riferirsi alla Terra Adamica? Rilanciai riportando un passo, trovato velocemente sul Web, di tale Micahel Pexenfelder: Apparatus eruditionis tam rerum quam verborum per omnes artes et scientias – Nürnberg: Michael & Joh. Friedrich Endter, 1670:

“Argilla est terra tenax, figlinis apta, quemadmondum terra Samia, coloris albi. Pigmentis conveniunt creta candida: ochra, flava seu lutea; ad quam accedunt terra Armena, vulgo bolus Armenus, et terra Alana. Ex ochra exusta fit rubrica diversi coloris. Terra Cimolia fullonum est, pro sapone serviens. Terra Lemnia, vulgo figillata, in usu medicinae valet. Quae omnes fossilium (vulgo mineralium) inceptio sunt, quorum tria genera: succus, metallum, lapis. Imo et vitrum, fissili de lapide.”

E Paolo riportò, evidentemente per rimettermi su una pista più utile, visto che rischiavo di ‘andar per farfalle‘, una sua rapida traduzione di due passi di Andreas Orthelius sul Novum Lumen, che avevo letto tanti anni prima, e che avevo – ovviamente  – dimenticato:

“Se pertanto la terra, per la generazione dei metalli, è la madre, come il cielo è il padre, ne consegue che noi dobbiamo mutuare parte della materia dalla terra. Poiché tuttavia qua e là si trovano terre di vario genere, è necessario che per la parte terrestre si facciano delle scelte in ordine all’aspetto della materia, e per questo compito si scelga una terra piuttosto che un’altra, e tra queste si è sempre giudicato migliore il luto naturalmente rosso, piuttosto che gli altri, nero, bianco e giallo, che da qualcuno, a causa del colore, è stato chiamato terra Adamica e terra Ispanica. E sebbene il predetto luto si trovi in qualsivoglia luogo. Tuttavia si scopre in un luogo piuttosto che in un altro, più nobile e più bello, migliore o peggiore, più particolare o più universale. Per cui i Filosofi giudicarono che quello che si cava verso oriente o il sorgere del Sole, e che è posto presso le cave di metallo, è il più nobile e il migliore, e questo porta nascosto dentro di sé un triplice sale, dei quali uno è volatile e simile al Sale armoniaco, l’altro invero è di natura media ed è nitroso. Il terzo è chiaramente fisso, e paragonato al Sale Alcali. Questi tre sali i Filosofi, dico, dopo la loro commistione, chiamarono “il loro corpo” e parte del loro Mercurio, cioè “acqua terrestre liquida”.

“Nel testo e nella figura è indicato chiaramente il soggetto terrestre da cui si prende una parte o un ingrediente per la composizione del mercurio filosofico, materia della Pietra, e si dà un insegnamento sufficiente sulla distinzione che va osservata nella scelta.
Su questo, per una comprensione più chiara, dirò qualcosa di più e, a conferma del testo di questo primo capitolo, aggiungerò un paragone che ho letto utilmente su un argomento simile in un vecchio manoscritto. Dice: mentre l’uomo è stato creato dalla terra, egli non genera un uomo dalla terra, ma da se stesso. Tuttavia l’uomo è nutrito dalla terra, e da lì prende il suo accrescimento per poter generare.
Allo stesso modo oro e argento generano oro e argento. Tuttavia prima si devono nutrire di sostanza primordiale, e questa deve essere pura. Infatti secondo Hermes nutrice è la terra che, per chiamarla col suo autentico nome, è Sulob Sunembra Suebur (per inversione di lettere si legge Bolus Armenus Rubeus) e sotto questo nome si comprendono tutte le terre Ocre e Lemnie da cui si preparano le terre sigillate e che non hanno ancora sperimentato il fuoco.
Inoltre si deve sapere che il soggetto terrestre dai Filosofi è inteso in due sensi, cioè come terra cruda e terra preparata.
Qui il testo e Sendivogio fanno menzione della cruda, rozza e semplice terra rossa con cui si intende qualunque terra rossa quale è e si cava. In qualsiasi miniera metallica, senza nessuna fatica, questa terra rossa scorre dai condotti dei monti, come limo, grazie alle acque interne delle miniere.”

Corsi a riprendere Orthelius e scoprii un mucchio di cose; tutte utili. Nonostante nulla si sappia su di lui, ancora oggi si resta sorpresi della sua dottrina: personalmente, memore per l’appunto della magistrale lezione ricevuta, lo consiglio a chiunque voglia approfondire il proprio studio: chi se la sentisse di cimentarsi con il suo buon latino, può consultare il Theatrum Chemicum, Vol. VI, alle pp. 397-500. C’è chi disse che era un genio, chi lo classificò come uno stupido: io lo trovo interessante, a patto di prenderlo sempre cum grano salis.

Fu così che passai qualche notte a rileggermi, con maggior profitto questa volta, i sacri testi…ed oggi sorrido, riconoscente, ad uomo semplice, sapiente ed arguto, che mi picchiettò sulla spalla, con nonchalance: “…mai sentito parlare della Terra Adamica?“. Ah, non si trova mai abbastanza tempo per ringraziare i Maestri. Ed allora, oggi ch’è OgniSanti, ne approfitto per farlo…sono stato immensamente fortunato ed onorato di averti conosciuto: prima o poi, però, ci rivedremo al solito Bar su Bellatrix…Ciao, Paolo!

Come si vede, dunque, prender cantonate è sempre necessario in Alchimia: se riapro i miei tanti quaderni d’appunti, ritrovo cose che oggi mi appaiono demenziali; eppure è da lì che sono partito, è attraverso quelle idee che mi ritrovo oggi in Laboratorio. Non bisogna aver timore di nulla in Alchimia, se non della propria caparbia ragione; il cammino è per questo davvero lungo, pieno di deviazioni, ritorni, illusioni…ma bisogna aver fede nella Dama, e lasciarsi andare all’Amor puro. Questo Amore non è quello che noi umani viviamo, più o meno felicemente. L’Amore per Dama Alchimia è una cosa senza senso: ma esiste. E ci vuole un abbandono senza pari per ricordarsi di camminare in mezzo alle nostre sempre difficili vite. Non saprei come dirlo: ma è così che lo sento.

E ci si ricordi, sempre, che nessuno studio, per quanto dedito, appassionato, potrà mai sostituirsi all’esperienza solitaria del Laboratorio. I libri, tutti i libri d’Alchimia, sono preziosi ed allo stesso tempo pericolosi. Ciò che si pensa, ciò che si immagina di aver compreso, decifrato, deve passare il vaglio dell’esperienza personale. Con le mani e con il cuore. E si scoprono altri mondi, altri modi, altre emozioni. Solo così, qualche volta, qualche testo viene ripreso amorevolmente in mano. Ed è piacevole rileggerlo, davanti al fuoco, ripensando al sorriso straordinario di pochi amici.

A proposito: ma secondo voi….a che serve la Terra Adamica?

39 Responses to “Terra Adamica…seu Bolus Armenus Rubeus”

  1. Caro Capitano,
    molto bella questa sua riflessione. Mi sono ritrovato diverse volte immerso nelle letture da Lei menzionate e che fortunatamente vengono rese ancora disponibili per gli amanti dell’Arte. In queste sembra quasi di assistere, se mi è consentito, ad una moderna Turba Philosophorum. Molte di quelle discussioni, alcune veramente pregevoli, mi hanno aiutato e mi aiutano ancora nel cammino. Ricordo di aver già letto tempo fa quella da Lei proposta adesso, ed è molto bello il fatto che abbia voluto tornarci sopra, con un nuovo bagaglio di conoscenze e di esperienze…proprio come succede con le letture periodiche dei libri dei Maestri…La domanda (a bruciapelo) posta alla fine del post risuona come una schioppettata…ma devo dire che qualche modestissima idea nel tempo sono riuscito a farmela…
    Fermo restando che:
    “In geologia si definiscono terre rosse alcuni suoli residuali, con presenza accentuata di frazione argillosa e calcarea. La terra rossa indica anche alcune varietà terrose di ossidi di ferro (in particolare ematite, limonite e goethite) estratte dai suddetti terreni ed usate come pigmenti coloranti (ocre, terra di Siena, terra d’ombra).
    I composti del ferro presenti nel suolo possono esistere in varie forme che mutano a seconda delle condizioni ambientali, in particolare della presenza di acqua (forma ossidata, di colore rosso, o in forma ossi-idrata, di colore giallino).
    Le terre rosse si trovano tipicamente in regioni con clima mediterraneo. […] Le terre rosse sono particolarmente indicate per la produzione di Vino.” [estratto da Wikipedia]
    Terrei comunque a precisare che la Terra Adamica o Rossa deve essere realizzata dall’Artista durante l’Opera. “Qui – ci dice sapientemente Lucarelli – siamo in presenza di una cosa in un certo senso inutile, sporca e volgare, che si trasforma in una cosa utile o meglio, utilizzabile. In questa operazione questa “cosa” diventa rossa. Immagino che questa operazione sia resa possibile dal braccio bianco.”
    Stiamo forse parlando del Caput Mortuum che, dopo la Separazione, si presenta come terra nera e “diseredata” che bisogna ben guardarsi dal gettare via?
    “dal Caput Mortuum – cita da alcuni appunti in mio possesso – dopo la deliquescenza e l’ossidazione, si ottiene, per calcinazione o arrostimento progressivo, una sostanza rugginosa e grassa, simile al fango: è la Terra Adamica o Rossa (detta anche Cenere del Caput Mortuum). Questa Terra preziosa contiene in potenza lo Zolfo (Rosso) che sarà da essa estratto durante le Sublimazioni della Seconda Opera.”
    La Terra Adamica è forse candidata a cedere lo Zolfo Filosofico in modo da poterlo unire intimamente al Mercurio Comune?
    Indubbiamente, se il Nostro Lucarelli si trovasse oggi a passare (per sua sfortuna?) da queste parti e volesse commentare quanto da me appena scritto, si esprimerebbe ancora una volta così:
    “Caro amico,
    mi permetta di dirle – spero che accetterà questo commento con indulgenza – la sua visione dell’Arte mi sembra un po’ tanto spagirica.”
    Mi scuso se sono stato troppo prolisso, un caro saluto

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    • Caro operaalnero,

      la ringrazio del suo bel commento.
      In effetti, ritornare sui propri passi fa bene, ogni tanto. Si tratta di ritrovare pezzi di possibili verità e pezzi di indubbia illusione, nel tentativo di ottenere una visione più semplice delle cose che si vanno studiando e che si incontrano, talvolta, in corrispondenza di qualche strano incrocio nel Bosco.
      Per quanto riguarda l’aspetto operativo, da lei proposto, direi che lo condivido nella sua forma filosofica. Le dirò, tuttavia, che mi capita sempre più spesso di provare la netta sensazione che le ‘cose’ si possano fare anche per vie più semplici. E non lo dico per cercar consenso, quanto per condividere un’attitudine che si affaccia sempre più: più si lavora, più si studia, più si tende alla semplicità. Almeno, questa è la speranza. Silenziosa. Ma serena.
      Quanto alla frase di Paolo che lei cita, la conforterà sapere che anche a me disse la stessa cosa, con le stesse parole: fu al primissimo inizio di contatto, il primo incrociar di fioretti, il primo presentarsi. Aveva ragione, ovviamente. Ma nell’affermare la sua ragione, porgeva sempre la mano. Cui, sempre, seguiva il suo sorridere. E secondo me, leggendo le ‘robe‘ che vado scribacchiando…ancora se la ride!
      Anche perchè le Vie della Provvidenza sono, paradossalmente, piene di ‘errori’ salutari! 😉

      Sempre di buon cuore

      Captain NEMO

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  2. caro capitano,

    zolfo rosso o può essere anche chiamato seme?
    se sbaglio l’operazione/i da lei proposte nel post precedente ( per intenderci delle perle..?forse c’è di mezzo anche il vaso?) sono da considerarsi succesive a questa?
    paradosalmente la terra adamica è anche la materia prossima alla pietra,in quella successiva si è in presenza del mercurio filosofico ?
    le ali della Dama mi ricordano qualcosa che credo di aver intuito qualche mese fa in una lettura,di cui non ricordo con precisione adesso.
    lo sò, dovrei scrivere di piu, o forse nulla, per le sciocchezze che vado scrivendo ma tant’è, sono giovane e di sciocchezze ne scrivo ancora troppo poche, lei mi capisce no?
    sicuramente è la troppa poca esperienza e studio, solo qualche anno ma, sono all’ascolto.
    spero vogliate perdonarmi voi ed i vostri illustri ospiti, mi rendo conto di essere arrivato tra uomini molto piu avanti,anni luce, di me.
    confido come del resto sta gia avvenendo in un aiuto.

    Grazie infinite.

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    • Caro anto-az,

      si rassicuri: è del tutto normale essere giovani, ed altrettanto normale essere vecchi. Ciò che conta è la sincerità nel rispondersi alla solita domanda: “…ma sono veramente passionato dall’Alchimia?…quanto è forte il legame con Dama Alchimia?”
      Questa sincerità, peraltro difficilissima, è l’unica cosa che conta e che la potrà accompagnare nel suo viaggio personale.
      Che sarà, come per tutti, giovani e vecchi, decisamente lungo, senza alcuna garanzia di arrivo, senza alcun aiuto…se non quello del Cielo.
      Questo è difficile, questo è sempre stato difficile. E sempre lo sarà.
      Quanto alle sue domande: è complicato risponderle in poche righe: il mio consiglio è di leggere meglio, a lungo, rileggere, rileggere, rileggere.
      Ricordandosi di spegnere la testa, perché le ‘connessioni‘ logiche sono letali, e la terranno sempre ben fuori del Palazzo del Re.

      Sempre di buon cuore

      Captain NEMO

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  3. caro capitano,

    comincero nel dirle che sono abbastanza pigro ma, ho una modesta biblioteca in materia, e molta curiosità ed un fuoco nel petto che arde come un vulcano…
    certo è difficile dire che è amore, “passione”, forse in un primo momento ma, se sento come un’appartenenza, non sò spiegarlo meglio, una mancanza, come se certe cose le sapessi senza sapere di saperle, troppo complicato capitano? forse si.
    essere poi sinceri con se stessi…bhe veramente difficilissimo, credo di poter affermare pero, tutto sommato di esserlo,
    forse mi illudo, sono anche abbastanza superbo sa, mi piace verificare le cose, vado sempre fino in fondo come si dice dalle mie parti, a rotta di collo ” ‘nu pezz.
    per quanto riguarda l’aiuto dal cielo, ne ho gia ricevuto qualcuno sa, e poi mi trovo a scrivere in questo luogo non sò,ma per me, questo e già tanto.
    non vorrei annoiare nessuno mi perdoni.
    per il risultato siamo qui, spero di non farmi trovare impreparato, se Dio vorra.
    grazie per i consigli.

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  4. Salve. Sono un lettore assiduo di Fulcanelli e Canseliet. Lucarelli lo conosco solo come valido traduttore degli autori di cui sopra. Conosco lo Splendor Solis, libro che mi ha portato nel suo blog. Ciò premesso mi sono chiesto anch’io cosa sia la terra adamica. Come pone Lei la domanda ( a cosa serve la terra Adamica ? ) non saprei dire se è il modo corretto di interrogare e di interrogarsi . Voglio dire la Terra Adamica serve a qualcosa o ,invece, è un punto d’arrivo? Secondo un mio libretto di appunti ( devo raccogliere appunti per non perdermi in questo ginepraio) l’adamite è un tartaro bianco ( quindi purificato) , una terra fogliata ( quindi vergine ) ma il colore rosso? Ritengo che questo terra fogliata vada ulteriormente cotta secondo le regole dell’Arte attraverso un preciso regime di fuoco fino al colore rosso-sangue, porpora, rubino. Questa cottura dovrebbe fissare lo zolfo sulla terra vergine attraverso una imbibizione continua per arrivare ad Adam, cioè colui che è nato dalla terra rossa. Una curiosità che non so quanto possa valere: ADAM è l’anagramma di DAMA che Lei mi pare citare con una certa frequenza.
    Spero di non aver detto troppe corbellerie quale spagirista dai risultati non eclatanti. Buon Anno.

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    • Caro Juan,

      è un piacere rivederla!…
      Il suo intervento ha tutta l’aria di un sassolino in piccionaia!…E, parafrasando il ‘valido traduttore‘, le direi che “Per quanto riguarda la sua interpretazione, confesso che ho qualche dubbio, che però mi riesce difficile spiegare“.
      Vediamo se qualcuno raccoglierà il suo sassolino…Felice Anno anche a Lei!

      Captain NEMO

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  5. Torno sull’argomento attraverso gli appunti che sono andato a consultare. In tal modo posso essere più chiaro, se la cosa mi riesce e se interessa, naturalmente. Riporto qui alcuni stimati pareri che riguardano, però, la pietra Filosofale la cui relazione con l’ADAM mi affascina . La Pietra Filosofale é di colore ” rosso trasparente che vira verso il porpora , dal rubino al colore granata” afferma Basilio Valentino; il Cosmopolita :” rossa e diafana” ; Khunrath : ” color zafferano quando è in polvere, ma color rubino quando è integra”; Van Helmont :” polvere lucente come un vetro polverizzato dal color zafferano” ; Schweitzer ” color solfo dai riflessi metallici”. E’ la Pietra che porta il segno del Sole, come insegna Fulcanelli, e quindi il colore rosso le compete, anche se può variare di intensità.Quali le differenze, che io non so vedere, fra la Terra Adamica e la Pietra filosofale? Questo ambito color rosso non è forse il segno tangibile della presenza del Solfo solare o Oro Astrale , fissato dal mercurio e portato al suo grado ultimo di perfezione ?
    Cordialmente

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    • Caro Juan,

      evidentemente vi è una differenza tra la Terra Adamica e la Pietra Filosofale; altrimenti perché specificarne il nome diverso?
      Se il Rosso è il colore che le accomuna, è anche vero che nell’Opera vi possono essere alcuni incontri con il Rosso, senza per questo implicare che una cosa sia identica all’altra. Lei certo ricorderà, tanto per fare un esempio, che chi ottenesse il Rosso senza passare per il Bianco avrebbe ‘bruciato’ il Fiore…

      La Terra Adamica è certo uno Zolfo, ma ancora – per così dire – ‘solitario‘. Non per questo, però, quella Terra non è già ‘evoluta‘ nel vaso dell’artista.
      Quanto all’Adam: comprendo bene il fascino…da un certo punto di vista si potrebbe affermare che la Pietra è un corpo ritornato all’Origine; ma il Primo Adamo, il Kadmon, sembrerebbe essere stato Ermafrodita. Ora, nell’Opera, l’unica cosa ermafrodita è quel corpo che chiamiamo con linguaggio moderno il Mercurio Filosofico, il quale è doppio: maschio e femmina, Zolfo e Mercurio. La Pietra, in realtà, è un maschio ‘perfetto’, come diceva Paolo…dunque stiamo disquisendo di un aspetto filosifico, sempre interessante. Ma la Pietra ha uno scopo solo terreno. Dunque quell’Adamo ri-pietrificato, se mi passa il termine, resterebbe sempre ‘qui‘.
      Mi permetto di suggerire: qual’è lo scopo dell’Alchimia?…e dell’Alchimista?
      Forse, se si riuscisse ad affrontare la domanda e la sua risposta con l’innocenza dei bimbi, si potrebbe comprendere dove sta la Terra Adamica nel corso dell’Opera ed a che potrebbe servire.
      Ad alcuni serve. Ad altri….pare di no.

      E questo, beninteso, è solo il mio povero parere…

      Sempre di buon cuore

      Captain NEMO

      PS:…noto che lei dice che il mercurio ‘fissa‘ lo zolfo. Il che – nel contesto di ciò che lei intende – è certo condivisibile. Ma non le pare bizzarro che una cosa volatile possa ‘fissare’ una cosa …’fissa’ ??

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  6. Cercherò di rispondere con ordine, dove posso. Alla questione che lei pone per ultima mi permetto di far notare che i filosofi danno il nome di terra al loro “ mercurio fissato” . Nella Tavola di Smeraldo , la forza forte di ogni forza, fa riferimento proprio a questo mercurio ridotto in terra, ovvero ad un mercurio “fissato”. E’ anche vero, però, che Flamel definisce Latona, che deve essere imbiancata, semplicemente come terra fogliata : ecco perché i maestri distinguono fra terra fogliata bianca ( terra fertile,feconda, viva ) e terra fogliata, o la perniciosa materia al nero. Ma se dovessimo seguirli in queste molteplici definizioni perderemmo di certo la rotta. Già le mie conoscenze sono molto approssimative e non ritengo opportuno seguire pedissequamente questi continui cambiamenti dove la stessa cosa da mercurio diventa zolfo e da zolfo mercurio e via così. Siamo sicuri, ad esempio, che dove dovesse esserci della “ materia androgina” i Filosofi, tutti i Filosofi nessuno escluso, non si divertono, magari, a descrivere uno solo di questi aspetti, una sola delle polarità dell’androgine ? Infine se la Pietra è un maschio perfetto, come lei mi fa notare, non può essere altro che purissimo oro, ne consegue che la terra fogliata bianca, che fa da ostello a questo oro sublime, non può essere che di un’altra polarità………………. ………………..ecco una possibile contraddizione che , comunque, non ci deve meravigliare più di tanto dopo tanti anni di letture.
    Ma veniamo alla domanda delle domande: quale è lo scopo dell’Alchimia?
    Se me lo consente le rispondo con alcuni passi, che ho avuto il piacere di pubblicare, del catechismo del barone Tschoudy , passi citati in forma integrale da Eugène Canseliet nell’articolo <> del 16.05.1960.

    “Quale è il primo studio di un Filosofo?
    E’ la ricerca delle operazioni della Natura.

    Quale idea avete della Natura?
    Essa non è visibile , benché essa agisca visibilmente, poiché non è che uno spirito volatile che svolge il suo ufficio nei corpi, e che è animato dallo spirito universale, che noi conosciamo in Massoneria volgare sotto il rispettabile emblema di Stella Fiammeggiante.
    Cosa rappresenta essa positivamente ?
    Il soffio divino, il fuoco centrale e universale, che vivifica tutto ciò che esiste.

    Quale è l’oggetto della ricerca dei Massoni?
    E’ la conoscenza dell’arte di perfezionare ciò che la Natura ha lasciato di imperfetto nel genere umano, e di arrivare al tesoro della vera morale.
    Quale è l’oggetto della ricerca dei Filosofi?
    E’ la conoscenza dell’arte di perfezionare ciò che la natura ha lasciato di imperfetto nel genere minerale, e di arrivare al tesoro della pietra filosofale.

    Resta inteso che il riferimento alla massoneria riguarda il solo ( ed isolato )secolo XVIII° . Cordialmente

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  7. Ripeto che l’articolo di Canseliet ha per titolo” L’ALCHIMIA NEL XVIII° SECOLO”

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    • Caro Juan,

      la ringrazio per le sue osservazioni. Anch’io risponderò come posso.
      Nel suo precedente intervento lei aveva scritto: “…fissato dal mercurio…“, riferendosi all’Oro Astrale. Ed io le avevo fato notare la stranezza del fatto, singolare, che un mercurio potesse mai fissare uno zolfo.
      Lei, ora, mi parla di “mercurio fissato“; il che è corretto. Però è il contrario di quel che voleva indicare prima. O mi sono perso qualcosa?

      Per quel che riguarda la Terra Fogliata di Flamel: personalmente credo che quel furbone di Flamel – chiunque egli sia stato – abbia magistralmente mescolato le carte. Quel suo procedimentum pare un po’ particolare, pur essendo ricchissimo di insegnamenti universali. Mi spiego, all’uopo: nella via percorsa da Fulcanelli, che potremmo definire certo più ‘secca‘ di quella dell’écrivain di Saint-Jacques, le cose sono diverse, pur essendo le stesse. E non è un ossimoro.

      Quanto alla “perniciosa materia al nero“: perniciosa ??…forse lei si sta riferendo a ciò che viene chiamato Terra Dannata? E’ bene cercare di intendersi, perché lei certo sa che senza il Nero non si farebbe mai nulla.
      Quanto ai cambiamenti del mercurio a zolfo e viceversa: capisco la sua preoccupazione, e non mi metterò qui a parlare di questo. Mi limito a constatare in Laboratorio quel che accade, e che giustifica i continui cambi di identità negli scritti dei Maestri. Le cose accadono, e noi possiamo solo tentare di descriverle.
      E lei ha ragione da vendere sul fatto che i Maestri si divertano un mondo a dire le cose a seconda di quel che vogliono dire: la polarità di cui lei parla ne è un esempio lampante.
      Quanto al ‘maschio perfetto‘: è la Pietra Filosofale, che è uno Zolfo. Fisso. Perfetto. Ma non è un androgine. Secondo me, beninteso. E’ proprio maschio. E quando si ha la Pietra, se la si ha, la Terra Fogliata…non c’è più. L’ostello, come lei lo vuole ben chiamare – quando si ha il Rubino – è proprio il Cristallo Rosso.
      Ma sono disquisizioni per chi è arrivato lì. Ed il sottoscritto lì non è arrivato.

      Quanto allo scritto del Barone di Tschoudy: ben detto; l’Etoile Flamboyante è un testo singolare, ma che trae origine – sempre a mio avviso – proprio da un ambiente ermetico italo-francese, piuttosto alchemico. Personalmente, salvo ognuno, penso che non abbia compreso granché di quel che ha inteso catechizzare. Certo a livello Simbolico, lo scritto è utilissimo. A livello di chi si sporca le mani, c’è di meglio: per esempio gli scritti di quegli alchimisti da cui, pare, abbia ‘prelevato‘ quei catechismi, un pochino manipolati; quel tanto di maquillage ermetico per fargli credere di essere in possesso del Secretum; ma è un accadimento comune nella storia dell’Alchimia. Tutti vogliono ‘farla‘, poi nessuno si degna di scendere – per decenni – in Laboratorio.
      Per esempio, tanto per mettere altra acqua a bollire sul fuoco, penso che la Pietra sia certo un ‘Tesoro‘, come viene detto dal Barone e da un mucchio di autori; ma sono convinto che vi sia altro, ugualmente tangibile, in Alchimia; ed è ben nascosto. Per il solito buon motivo: sta davanti agli occhi di tutti.

      Canseliet, nel 1960, forse non se ne era accorto. Poi, attorno agli anni ’80, ho come una profonda impressione che abbia esclamato ‘…Parbleu!!‘; ed abbia ricominciato, dall’inizio. Ma senza dir nulla di nulla a nessuno. Tantomeno ai suoi familiari.
      Ma, lei lo sa, Signor Juan, anche questa è solo una mia semplice impressione.

      Sempre di buon cuore

      Captain NEMO

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  8. Egregio Capitano,
    Le devo le mie scuse. Qualche imprecisione nella terminologia ( dovuta alla lettura frettolosa di un testo in francese ) è una grave colpa. Ma ancor più grave da parte mia è non aver capito che fino agli anni ’80 Eugène Canseliet ” non se ne era accorto” e deve essere scomparso nel 1982 nella piena disperazione perchè deve essersi reso conto di aver studiato, lavorato e scritto decine di libri – per 65 anni circa-senza una piena cognizione di causa degli argomenti che andava trattando. Imperdonabile poi, per il sottoscritto, non essersi accorto che il Barone Tschoudy ” non abbia compreso gran chè di ciò che intendeva catechizzare” Sono avvilito perchè consideravo miei Maestri sia Canseliet sia lo Tschoudy , avendo dedicato a quest’ultimo un paio d’anni di lavoro.
    Debbo sul gentiluomo franco/svizzero fare una precisazione . Lei afferma che ” Il testo trae origine da un ambiente ermetico italo-francese,pittosto ermetico”. Debbo contraddirla con mio grande dispiacere, anche i più bravi sbagliano, ma il testo proviene dal SENTIERO CHIMICO

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    • Egregio Capitano,
      le devo le mie scuse. Qualche imprecisione nella terminologia ( dovuta alla lettura frettolosa di un testo in francese e alla sua trascizione altrettanto frettolosa) è una grave colpa , ne sono consapevole. Ma ancor più grave da parte mia è non aver capito che fino agli anni ’80 Eugène Canseliet ” non se ne era accorto” e, già da lei definito un “vecchio incerto” nella sua traduzione di una intervista radiofonica , deve essere SCOMPARSO nel 1982 nella piena disperazione perchè deve essersi reso conto di aver studiato, lavorato e scritto decine di libri – per 65 anni circa-senza una piena cognizione di causa degli argomenti che andava trattando. Da ciò se ne deduce che, con tutta probabilità , lo stesso Fulcanelli, maestro di Canseliet, non avesse poi le idee così chiare. Talis pater, talis filius !
      Imperdonabile , poi, per il sottoscritto, non essersi accorto che il Barone Tschoudy ” non abbia compreso gran chè di ciò che intendeva catechizzare” Sono avvilito perchè consideravo miei Maestri sia Canseliet sia lo Tschoudy , avendo dedicato a quest’ultimo un paio d’anni di lavoro.
      Debbo sul gentiluomo franco/svizzero fare una precisazione . Lei afferma che ” Il testo trae origine da un ambiente ermetico italo-francese,piuttosto alchemico”. Originale quel ” piuttosto ” ma debbo contraddirla con mio grande dispiacere, anche i più bravi sbagliano qualche volta, ma il testo proviene dal SENTIERO CHIMICO di Paracelso , e più precisamente da una copia, che è stata eseguita dal Sendivogius in persona, di un manoscritto originale della biblioteca vaticana. Paracelso non era nè francese nè italiano mi pare e credo che abbia preceduto di qualche secolo ( diciamo di un paio buoni ) il barone Tschoudy.
      Quanto al laboratorio io credo che ognuno abbia il laboratorio che si merita e , con questo , il destino che si merita.
      Debbo ringraziarla infine perchè, oltre ai miei gravi errori, le sue argomentazioni mi hanno riportato alla mente un passo del Vangelo di Luca:
      “Non è possibile far sì che non avvengano scandali, tuttavia guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui se gli viene messa al collo una pietra da mulino e viene gettato nel mare, piuttosto che possa scandalizzare uno di questi piccoli.Vigilate tra voi! ”
      Con grande consapevolezza io non desidero cadere in questa terribile maledizione e mi tiro, pertanto, da parte! Non credo che abbiamo molto da dirci ,ahimè, quantomeno fino a quando non avrò posto rimedio alle mie non poche lacune. Non mi rimane che ringraziarla. Con i miei migliori saluti
      P.S
      L’intervento precedente che è evidentemente monco , è dovuto alle mie incertezze sulla tastiera del pc di persona ormai anziana. Le sarei grato se fosse cancellato. Grazie ancora.

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      • Caro Signor Juan,

        mi spiace, avevo già risposto (vide supra).
        Quanto a Paracelso: quel libro, o manoscritto, non pare esistere. Ad oggi.

        Al contrario di ciò che lei intende attribuirmi, io penso che Maitre Canseliet sia tornato a Casa ‘perfettamente‘.

        Captain NEMO

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    • Caro Signor Juan,

      ma quali scuse, quali colpe ‘gravi‘!
      Chiunque sia in cammino vedrà le cose come meglio crede.

      Tuttavia, Signor Juan, mi dispiace davvero della sua solita, inutile, ironia.
      Non ho certo fatto quelle mie osservazioni per mancarle di rispetto, né per sminuire l’importanza del lavoro incredibile fatto da Canseliet nella storia dell’Alchimia. Ciò che lei chiama ‘cognizione di causa‘, in Alchimia, è un processo lungo e richiede molto, molto, molto tempo: tempo di Laboratorio. Anche Canseliet, come ogni alchimista operativo, ha proceduto per trials & errors: il confronto di alcune pagine delle sue opere porta alla luce diversi ‘cambi di rotta‘, come è normale e pacifico per tutti coloro i quali sperimentano Alchimia.
      Quanto al Barone Tschoudy, le confermo la mia opinione; che ha – per l’appunto – solo il valore di una opinione. Pari alla sua.
      Il suo lavoro, ultrafamoso, è il frutto delle sue frequentazioni napoletane, con una sottile venatura franca, ove fu ricevuto dal Principe R. de Sangro di Sansevero; e credo che lei abbia ben letto il libro della Signora Partini: del cosiddetto Sentiero Chimico non è riuscita a trovar traccia. Il Catechismo è ispirato al Novum Lumen Chymicum del Sendivogio ed ai suoi Statuts des Philosophes Inconnus, del secolo precedente; e contiene palesi riferimenti ai lavori del Marchese Santinelli (Ode e Lux) ed al suo entourage. Era un cercatore onesto e devoto, ma – e questa è sempre la mia povera opinione – non mi pare che la pubblicazione di un tal lavoro ne testimoni l’originalità e – soprattutto – la comprensione operativa.

      Sed de hoc satis: è un gran peccato, Signor Juan…dialogare con sincerità serve sempre, la polemica non mi attrae affatto.

      Buon proseguimento.

      Captain NEMO

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  9. Vista la rapidità della sua risposta preciso meglio quanto scrive Eugéne Canseliet sullo Tschoudy nell’articolo L’ALCHIMIE AU XVIII° SIECLE.
    Fatte salve le poche righe sul SENTIERO CHIMICO di cui al mio intervento precedente , Canseliet così prosegue : ” Jean-Joachim d’Estinguel d’Ingrofront , nella seconda delle Sue Lettere,pubblicate da Laurent d’Houry nel 1691 , dà a questo trattato ( SENTIERO CHIMICO ) un nome differente di PSAUTIER CHYMIQUE , ma il barone Tschoudy SI ACCORDA CON UN MISTERIOSO FILOSOFO SCONOSCIUTO il cui nome era COSMOPOLITA, per chiamare ancora la stessa opera , MANUALE DI PARACELSO , che potrebbe ben essere , in effetti, MANUALE DE LAPIDE FILOSOPHICO MEDICINALI ,Francofurti,1603.”
    L’articolo presenta numerose note di Jean La Place . Su questo argomento nulla da eccepire. Altri si pronunciano a riguardo:
    ELiphas Levi nel Dogma e Rituale di Alta Magia cita come testi ispiratori per il barone sia il SENTIERO CHIMICO sia IL MANUALE DI PARACELSO.Aderisce a questa tesi entusiaticamente STANISLAS DE GUAITA .
    Robert Amadou precisa che il Cosmopolita menziona solo il PSEAUTIER CHIMIQUE ( e non le SENTIER CHIMIQUE ) O MANUALE DI PARACELSO.
    WHIRT sostiene invece che lo Tschoudy puo’ essersi ispirato solo al “Cosmopolita o Nuova Luce Chimica. Il trattato della Natura in generale” e porta alcuni esempi. Così anche alla ” LUMIERE SORTANT PAR SOI MEME DES TENEBRES ECCT” .
    ROBERT AMADOU fa notare, però ,che c’è un terzo libro che puo’ aver ispitato il barone: LETTERE DEL COSMOPOLITA AL SUO NUOVO FRATELLO DELLA SOCIETA’ DEI FILOSOFI SCONOSCIUTI.
    A.E. WAITE in The Secret Tradition in Free Massonery ,N.Y.1911, parla quale sorgente unica dello Tscahoudy il LIBER DE COMPOSITIONE ALCH.
    Chi ha ragione la Partini o i cugini d’oltralpe ? Il Barone è andato a Napoli per essere iniziato o per incontare suoi ” pari”, tant’è che fu messo a capo di un intero gruppo ? Chi ha osato scrivere al papa ben due lettere rimproverandolo per la scomunica gratuita data ai massoni: un gregario della pizza margherita o uno dei punti di riferimento della massoneria europea ?
    E veniamo alla mia solita e inutile ironia. Sarò franco: sono ironico nei suoi confronti perchè i suoi giudizi sono taglienti,spietati. Lei tratta uno dei più grandi iniziati del secolo scorso, EUGENE CANSELIET, come se fosse un povero vecchio che ha fatto il suo tempo e i suoi errori, quando il sapere di questo ” vecchio incerto”avrebbe potuto illuminare interi continenti, sì interi continenti compresa casa sua.Lei dà patenti a destra e a manca certo delle sue convinzioni……….eppure pare che propio Lucarelli abbia scritto che gli alchimisti degni di questo nome NON HANNO NESSUNA OPINIONE DEFINITIVA! Attentissimo ad ogni particolare, al più piccolo errore lei dimentica che la LETTERA UCCIDE e che se FULCANELLI, LUCARELLI, CANSELIET , ALLEAU, BEATRICE e quanti altri commettono un errore nella traduzione di un testo, un errore in una nota o che so io, restano GIGANTI fra noi tutti , lei compreso , che siamo solo dei NANI.
    Scenda dal predellino e ricordi quanto è stato scritto:
    la pazienza è la scala dei Filosofi e l’umiltà la porta dei loro giardino, perché chi persevererà senza invidia e senza ORGOGLIO… Dio gli farà misericordia.
    Non dico queste cose per insultarla: a che servirebbe? Non la conosco nemmeno. Dico queste cose perchè ho notato che lei è un grande appassionato di alchimia e se posso dare un contributo, seppur piccolo, forse riesco a rimediare in parte agli errori che io ho commesso.

    Di buon cuore

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    • Caro Signor Juan,

      vedo che la vis polemica l’infiamma e la prende, la rapisce; è un peccato; credo che forse per questo lei prenda dei grossi abbagli: se lei leggesse con tutta calma ciò che vado scrivendo da anni, si sarebbe reso conto, pacificamente, che la mia opinione su Canseliet è esattamente l’opposto di quel che lei vuol fare apparire ad ogni costo, amante ed amato com’è dalla sua polemica.
      Alchimia è Gioia e allegria, Signor Juan…non una lotta sciocca per affermare le proprie idee o dar da mangiare alle contraddizioni.

      Non entrerò più nel merito di ciò che lei pensa: sia certo tuttavia, Signor Juan, che non amo dare giudizi, né taglienti, né soffici. Neanche se mi si tira per i capelli.

      Come sempre, le cose vere sono sotto gli occhi di tutti, ed ognuno si farà una sua propria idea.
      Se qualcuno vorrà interloquire con lei, questo mio piccolo spazio è a disposizione.
      Valois dice il vero: “…senza invidia e senza orgoglio.
      Le auguro di trovar pace e serenità.

      Captain NEMO

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  10. Sono un suo lettore e seguo da tempo il suo blog, e sono sorpreso delle parole di Juan: mi pare che il Captain Nemo sia una persona che ama l’alchimia e molto equilibrato nelle sue cose. Ho trovato sempre molto bello il tono pacato con cui parla di Fulcanelli, Canseliet e Lucarelli; francamente il tono di Juan mi pare un pò fuori posto, per chi fa alchimia. Discettare per ore su quanto è bravo questo o quello è una roba che si fa al bar o da Bruno Vespa, e mi annoia un pò. Nessuno ha la palla di vetro, no? Si può non essere d’accordo, ma perché dire all’altro di scendere dal predellino? Che c’entra? Mi scusi se lo dico, ma non le trovo proprio delle parole di tolleranza. Sembra che lei sia il Difensore della fede e non uno che abbia capito cosa possa essere, magari, l’alchimia.
    Spero che lei torni a parlar chiaro, di alchimia, Captain e a lasciar perdere le cose inutili che si leggono nei tanti libri inutili, che sono quelli che tutti amano mangiare. A Juan consiglierei di provare a parlare con meno maiuscole e più utiltà per gli altri: magari, il suo pensiero potrebbe risultare meno confuso: lo dico con rispetto. Con lo stesso rispetto che tutti dovremmo avere, anche al bar.

    Alfonso, da Asti

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  11. Buonasera,
    Carissimi tutti, mi sorprendo sempre nel vedere quanto poco ci si renda conto effettivamente di COME stanno le cose. Il Valente Capitano lo seguo, posso dirlo, da quando ha fatto la sua comparsa, virtualmente parlando, su altri lidi informatici.
    Leggevo con passione ed ardore tutti gli scambi che teneva con il compianto Lucarelli come leggo con altrettanta gioia ed ammirazione tutto quello che il Capitano Nemo CI DA’.
    Leggere e “comprendere” un libro d’Alchimia è ben diverso dal conoscerlo (vero Capitano?). Sempre più mi accorgo, grazie anche alla pazienza per noi giovani ed assolutamente alla primissime armi, di quanto AMORE il Capitano ha per quest’Arte Sacra.
    Non ci si domanda mai perchè persone come Lucarelli, Canseliet, Fulcanelli, e annovero tra essi sicuramente il buonissimo Capitano, perdono tempo per fare dei libri e perchè no dei post così belli e poetici. Non ci si domanda mai nemmeno quanto noi amiamo la Dama e quanto diamo a Lei.
    Non voglio fare assolutamente polemica, anzi. Voglio ringraziare di tutto il Capitano, per la sua disponibilità a tenere sempre vivo questo spazio con argomenti sempre bellissimi.
    Ed ha proprio ragione…. Alchimia è Amore. Questo lo dicono proprio tutti i grandi Alchimisti. Altrimenti perchè raccontarla in così tanti modi?

    Ancora grazie.
    un commosso Tonneau Rouge.

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  12. Caro Capitano,

    Tonneau Rouge mi ha tolto le parole di bocca. Lei studia e opera con Amore sincero, e questo è evidente. Peccato ci siano persone dall’occhio tanto annebbiato da non cogliere ciò che è in bella evidenza…

    Cher Capitaine, non ho idee ben chiare per dire la mia sulla Terra Adamica altrimenti lo avrei già fatto da un pezzo, ma spero che il dialogo suo, degli ospiti (e magari anche mio, hai visto mai un’illuminazione) si diriga nuovamente attorno alla bella immagine del Moro misterioso che esce dalla fanghiglia.

    Sempre Grazie, Grazie, Grazie
    Pandora

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  13. Per quanto possano valere chiedo scusa a tutti voi e, in particolare, al Cap.Nemo. L’età avanza e a questa non sempre si affianca la saggezza.
    Buon Anno .

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  14. Caro Captain,

    Che piacere rileggere questo suo post…, bellissimo!

    grazie.

    anto-az

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  15. Doctor Anthony Mistero Says:

    Caro Capitano di Lungo Corso,

    proprio oggi ho preso in mano gli Scritti Alchemici di Lucarelli e sono “inciampato” esattamente sul vostro scambio di alcuni anni fa (ricordo bene di averlo letto nel defunto forum Montesion, illo tempore…) sulla Terra Rossa.

    Mi sono messo immediatamente in cerca dell’ Orthelius e, dopo alcuni scali intermedi sono approdato sulla sua isoletta nei mari del Sud.

    Le confessero’ che , quando non sono impegnato a fustigare me stesso o i miei simili, o sulle famose lagrangiane (su cui tornero’, a tempo debito) , mi scopro sovente a meditare sull’ Argilla.

    Sa perche’? Io credo che Dio, oltreche’ Geometra provetto (giusta la sentenza del vecchio Platone) e Architetto di classe (questi massoni, mannaggia a loro..) , credo , dico , che il Buon Dio sia prima e soprattutto un grande Alchimista, anzi il primo e il migliore.

    Credo anche che, se fa testo la Scrittura, sia un ottimo VASAIO (e striglio l’occhio a Piccolpassi).

    E mi dico: Ma se la POLVERE DELLA TERRA, APHAR MIN HA ADAMAH, di cui al versetto celebre, e’ andata bene a Lui, perche’ non andrebbe bene anche a me? Se devo fare l’apprendista, perche’ non copiare quello che il Signore ha fatto?

    Ora, questa argilla, o meglio la terra rossa e ferrosa che , guarda caso, e’ ottima per i buoni vini ROSSI, FORTI e MASCHI, mi sembra una materia di tutto rispetto (necessita pero’ di un’ acqua chiara e pura per i lavacri d’obbligo, ma questa e’ un’altra storia).

    Dopotutto e’ poco strutturata, vicina pericolosamente al caos primordiale. E c’e’ dentro di tutto in quella terra: anche noi torniamo in polvere, come tutti i vegetali, animali, e minerali, e’ vicina anche al caos della fine, che e’ poi quello dell’ inizio…insomma mi sembra proprio simpatica.

    E di piu’: non si deve cercarla troppo lontano, mica e’ la Stibina o il Bismuto, e’ robetta per poveretti come me, ottima in tempi di crisi, quali i nostri….

    Ma lei provoca: a cosa servira’ mai questa Terra Adamica? Beh, e’ una Terra, e dunque una BASE SOLIDA, ed e’ Adamica, quindi PRIMORDIALE. La sua UMIDITA’ e’ stata estratta a puntino, ed io credo che sia pronta per un regime forte, che un giorno la portera’ a purificare il suo zolfo immaturo (Ares e’ tosto ma anche un gran fesso, come ci insegna l’Iliade) e farne un bel partner per la Bella Dama pallida sul lato destro.

    In fondo cosa cerchiamo? Di Adami ce ne sono due, ci ricorda l’ Apostolo, quello iniziale, e quello finale, il Cristo.

    La Terra Adamica e’ il trampolino di lancio per un’ALTRA terra, la Terra Cristica, il bel Rubino Rosso, sigillo della Perfezione…

    Anthony Mystero

    Doctor Nullae Scientiae

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    • Caro Doctor Mystero,

      leggo con gran piacere il suo messaggio. In effetti, concordo perfettamente con le sue osservazioni. Il Bolus Armenus seu Rubeus costituisce una preziosa indicazione operativa, e ricordo che quando Paolo mi ‘sparò’ quella sua secca notula restai avvolto in molti pensamenta et reflectiones

      L’indicazione “argillosa” è senza dubbio giusta: se vuole le potrei scannerizzare molte pagine di un mio vecchio quaderno d’appunti (mi pare grosso modo di una trentina d’anni fa), con lunghi studi e note ed ipotesi e spunti sull’Argilla, materia prima di ottimi Vasai, tra i quali – ça va sans dire – il primo (quello con la gran barba e che ha detto FIAT) decise – chi saprà mai perché – di dar corso a questa povera schiatta di arroganti stupidelli, qual noi tutti siamo, chi più, chi meno…
      Vero: Argilla merita massima attenzione. Del resto, nelle mie amatissime lande Scote, l’Argyll, l’Airer Goídel, è contea antichissima in cui originò e si stabilì il Clan Campbell. Se insomma, tanto per giocare un poco, sull’Argilla si innestò il primo campo-bello, l’intrigo inizia ad assumere un senso più con-sonante alla bisogna. Non dimentichi, Sir, che è il suono che il primo Vasaio usò per “fare”… Se poi guarda il motivo delle famose calze Scote – tutte fatte di losanghe e quadri sovrapposte, a strati – e scoprisse i rossi nascosti di quelle intitolate a quel Clan e quella Contea antica dei Gaeli, credo sorriderebbe con me, nello scoprire – nell’assurdità apparente di questo mio ‘pun’ – alcune cosette interessanti.
      Ora che l’ho condotta per mari e terre brumose, in vista di una rossa terra antica, basata su un Argyll terrena e facile da trovare, forse …forse…potrà raggiungermi sotto il consueto albero frondoso, secco e cavo, sotto il quale – da tempo immemore- si ritrovano i pochissimi pazzi che hanno identificato il Boleus Armenus seu Rubeus.
      Ah, dimenticavo: Orthelius è preziosissimo, ottimo e furbissimo. Un grande. Ogni sua parola, latina, è fonte di grande ispirazione.
      Infatti, è verissimo che gli Adami sono due: quindi, Sir, con l’Argilla o con l’Argyll o con l’Airer Goídel, dobbiamo fare il nostro Adamo: però – mi intenda – ‘non direttamente’. La via è stretta, nascosta e ben protetta. Ma c’è. Il percorso di avvicinamento è corretto, ma attento a non prender cantonate: lavorare con l’Argilla è cosa buona, bella e ricca di sorprese; ma il cartello indicatore del Piccolpassi delle terre di Durante (come quello del Genesi, codificato) punta alla Luna: vale il vecchio monito, non si fermi al dito. Dice: ma come, Luna?…l’Argilla rossa?…Rispondo: serve una Maschia per portarci ad un Femmino!

      Come ebbi modo di dirle qualche altro non-tempo fa: l’attendo, Sir – at your convenience – at the Great Oak; protetti dalle regal chiome dell’unico ‘deru‘, potremo parlar di nulla, chiedendoci come da una rossa terra in cui quel ‘deru‘ affonda le radici, possa mai ‘farsi’ il bel Boleus Armenus seu Rubeus di quel gran paravento nomatosi Orthelius: e magari, rendersi conto che è ben più facile ottenerlo dal ‘deru‘ che dall’Argyll. E’ lo Spiritus dell’Airer Goídel, che è Marziano; ed è più facile a farsi così, che a dirsi colà.

      Spero vorrà perdonare il mio parlar leggero, ma non saprei come altro fare con un cotal Doctor Mystero: del resto, a me piace sempre trovar divertimento in Alchimia, soprattutto se avverto some scent of Scotland!

      Sempre di buon cuore

      Captain NEMO

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    • Caro Doctor Mystero,

      Nel complimentarmi con lei per il brillante commento, le confesso che nel leggere la parola “lagrangiana” mi sono un pochino incuriosito: che sia anche lei un collega fisico come il già citato Lucarelli?

      …sarebbe bello schiudere la Porta sigillata a colpi di hamiltoniane ed equazioni differenziali..

      Sweynheim

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      • Doctor Anthony Mistero Says:

        Caro Sweynheim, la ringrazio dell’apprezzamento. No, non sono un fisico (almeno non nel senso ufficiale, anche se qualche “traccia” l’ho lasciata, qui e la’), uno dei (tanti, tantissimi) errori nella mia vita precendente fu quello di studiare matematica, non fisica, che pure era la mia passione vera da sempre. Studiai matematica perche’ pensavo che fosse “piu’ pura”, pensi che somaro…ma in fondo gli errori sono non-errori, e passato un po’ di non-tempo lo si capisce….ad ogni modo, non credo che qui sia il luogo per discussioni “hamiltoniane”. Se le interessa, possiamo parlarne in privato .

        PS La Porta Sigillata non si spezza a colpi di hamiltoniane, e manco a colpi di cabala fonetica, o di metallurgia, o di quant’altro . Rispetto a tutti gli oggetti e concetti del mondo , e’ piu’ dura del diamante. E tuttavia e’ liquida…Quindi provi a “scioglierla, o magari a trovare la chiave e la serratura, dopo aver tolti i sigilli….

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  16. Caro Capitano,
    caro doctor Mystero,

    provo a dire la mia sulla questione di Adamo. Come ha sottolineato Mystero, gli Adami sono due, il primo Adamo e il secondo Adamo. Il primo Adamo è un rebis, è primordiale, è ancestrale, ed è difficile risalire la scala – andando indietro nel tempo e nello spazio – fino a poterlo “vedere”. Il secondo Adamo è il chalybs, è il maschio attivo e agente. Credo che il primo Adamo sia frutto della Rincrudazione, ovvero dell’estrazione dello zolfo per mezzo del dissovente, e dell’unione dello zolfo estratto con un mercurio. Quale sia il dissolvente ce lo suggeriscono le calze a “losanghe” o a “rombi”, tipiche degli scoti. Questa materia “segnata” a geometrie incrociate è la prova e il sigillo del dissolvente. E’ grazie alla sua azione che otterremo lo zolfo rincrudito, il primo Adamo o Adamo Cristico, questo zolfo è il pesce pescato grazie al “retino”, è la “Sogliola”, che è Oro ed è Sole. Il Mercurio, come il Vento, porta sempre lo Zolfo nel suo ventre.

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    • Caro Doctor Mistero.

      Da poco ho scoperto una proprietà dell’argilla guarda caso proprio rossa;
      Mi era stato donato un panetto d’argilla ormai secco e dopo un paio d’anni mi sono deciso di uttilizzarlo e quindi l’ho rigenerato con dell’acqua……….
      Ebbene, l’argilla emanava l’odore della casa in cui era stata tempo addietro.
      Non so se anche gli spiriti si possano imprigionare nell’argilla, ma almeno degli odori posso dare conferma.
      Credo che tutti i vasai siano felici di poter avere a disposizione una terra sigillata ricca di alcali, vicina al comportamento del vetro.
      ( ceee…mi sa che sto diventando troppo cabalistico, chiedo scusa).

      Un saluto
      Gianni

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  17. Doctor Anthony Mistero Says:

    Cara Compostela, nel suo commento ci sono dei buoni spunti operativi.

    Detto questo, pero’, credo che sia necessaria una prospettiva a piu’ ampio raggio. Non mi piace filosofeggiare, non piu’, pero’ ogni tanto e’ importante farlo, per rendersi conto di cosa succede quando si guardano le cose dall’alto. Altrimenti si rischia di perdersi in dettagli tecnici (che sono importanti pure loro, sia detto chiaro!) e perdere la RECTA VISIO dell’insieme (e non solo, si perde anche l’ORDINE delle operazioni, e la loro natura)

    Orbene: gli Adami sono due, uno dell’ inizio, e uno della fine.

    Prima di imbarcarmi in una analisi piu’ dettagliata, mi lasci rispondere al Capitano, quando dice: —
    il primo (quello con la gran barba e che ha detto FIAT) decise – chi saprà mai perché – di dar corso a questa povera schiatta di arroganti stupidelli, qual noi tutti siamo, chi più, chi meno…-

    Senza pretendere di prendere la parola per il Signore dalla grande barba, io povero miserabile idiota, vorrei dire che, secondo me, una ragione c’era:

    quando Iddio ha creato l’ Uomo (ovvero il primo Adamo) dalla famosa polvere della Terra, lo ha creato, diciamo cosi’, incompleto. Tutto nella creazione e’ perfetto, cavalli, gatti, fiordalisi, persino i batteri, tutto, tranne l’ ultima creazione.

    Adamo era un poveretto fatto di Terra. Infatti, nel Nobile Corano, si narra che Iblis (alias Satanasso), che era un Jinn, ovvero con un corpo fatto di FUOCO, e dunque ben piu’ perfetto, si arrabbio’ moltissimo. Disse, a un dipresso: Ma come Signore, tu hai posto il tuo piccolo ometto nel ruolo piu’ alto, di Vicereggente della Creazione, quando e’ un povero fesso fatto di terra. Ed io, che sono colmo di bellezza ed intelligenza, io che ti vedo e ti adoro senza schermi, dovrei inginocchiarmi di fronte a lui? Il Nobile Corano dice solo che Il Signore rispose a Iblis:

    – Noi, l’Eterno, sappiamo cose che voi non sapete-.

    Cosa sapeva il Signore che Iblis non conosceva? Questo: che il povero Adamo si sarebbe moltiplicato come un virus, che avrebbe fatto un casino bestiale, et cetera. Ma sapeva anche che, nel povero Adamo terroso, esisteva il GERME per fare il SECONDO ADAMO, la Pietra Rossa della Perfezione. Diciamo che Dio gioco’ d’ azzardo: la possibilita’ di far nascere il secondo Adamo e’ davvero sparuta, eppure reale.

    L’ Apostolo dice (lettera ai Corinzi):

    –Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita… Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita–

    dice anche:

    -Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle. Ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore. Così anche la risurrezione dei morti: è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale.
    Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. 48Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti. E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.–

    Questo era il Piano dell’ Opera Divina: prima Adamo , poi il Cristo.

    ***********************************************************************************

    Torniamo ora al nostro piccolo microcosmo, a seguire le orme della creazione:

    anche noi dobbiamo fare il piccolo Adamo di terra, e poi, a partire da quello, ottenere il miracolo del secondo Adamo (certo, sia detto a chiare lettere, per fare questo abbisogna di una Donna Vergine, e dello Spiriito Santo che la fecondi. Ne’ uno ne’ l’atra sono ottenibili con giochetti, noi dobbiamo semplicemente preparare il TERRENO, e il resto verra’ da se, se deve venire).

    Quello che mi sembra chiara e’ la mera successione degli eventi:

    ——>Primo Adamo (dalla Terra e lo Sputo Divino)

    ——-> divisione del Sessi (e conseguente caduta)

    —–> La Vergine Madre (la Seconda Eva, che riscatta la caduta della prima)

    —–>Nascita del Secondo Adamo (nato dalla Vergine e dallo Spirito)

    —> crescita del piccolo Re sino alla Sua Maturita’ .

    Quando il Secondo Adamo, nato dallo Spirito, ha raggiunto la sua pienezza (dopo il terribile battesimo del Fuoco), sara’ capace di TINGERE gli altri adamini e trasformarli tutti in Lui.

    Allora forse la creazione avra’ fatto un passo avanti, un gran passo..

    Potrei dire molto di piu’, ad esempio sulle sue affermazioni a proposito del Solvente, ma non lo faro’. Non e’ questo il luogo e il momento per i dettagli tecnici.

    Invece abusero’ della sua pazienza e della pazienza del Cap per un altro argomento che ritengo di importanza capitale, sia nel lab che fuori:

    quello dei generi.

    L’ Adamo di Terra e’ maschio Ma il primo mistero si compie per via di una Donna, della vergine benedetta. I maschietti sono troppo fessi per entrare.

    Senza la Vergine, nada.

    Pero’ , DOPO che lo Spirito l’ ha fecondata, i ruoli si invertono. Li’ il Figlio Maschio sta piu’ in alto di Sua Madre.

    Comincia un altro regime, quello dello Zolfo Celeste (prima lo zolfo c’era, anzi gli zolfi, ma erano IMPURI).

    Da quel momento e’ il Maschio che guida la Femmina, che la INFORMA e la TRASFORMA in se’.

    Quindi e’ vero che il Secondo Adamo e’ maschio, (il Rubino e’ uno Zolfo fisso) ma e’ un maschio un po’ speciale, e’ il MASCHIO CHE CONTIENE LA FEMMINA IN SE’, mentre il primo l’aveva alienata da se’.

    Beato , mille volte beato, il Maschio che e’ nato due volte dalla Donna, e che la contiene in se, corpo del suo corpo….

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  18. Cortese Capitano e gentili Ospiti, non posso che accogliere con piacere la ripresa, dopo un po’ di tempo di “decantazione”, del discorso sulla Terra Adamica. Molto interessante il discorso del misterioso Dott. Anthony Mistero, anche se per ora, in linea generale, rimango ancorato all’opinione che espressi tempo fa e che aveva come fulcro del discorso i lavori che l’Artista deve effettuare sul Caput. Rileggendo i preziosi suggerimenti di Lucarelli, mi viene da pensare che nessuno finora, sempre se non mi sia sfuggito qualcosa, si sia soffermato su un passaggio operativo molto interessante e rivelatore:
    “Qui siamo in presenza di una cosa in un certo senso inutile, sporca e volgare, che si trasforma in una cosa utile o meglio, utilizzabile. In questa operazione questa “cosa” diventa rossa. Immagino che questa operazione sia resa possibile dal braccio bianco.”
    Dunque, se seguiamo il ragionamento, questa cosa inutile, sporca e volgare, di cui non viene detto il colore, si trasforma in una cosa utilizzabile, diventando rossa. L’operazione è resa possibile, suggerisce Lucarelli, per mezzo del “braccio bianco”. Ora, se non ho preso lucciole per lanterne, il famoso “braccio bianco” potrebbe essere un Sale…Ma di quale sale stiamo parlando?
    Ah, dimenticavo anche questa volta di rispondere alla famosa domanda: “a che serve la Terra Adamica?”
    “Ma…a realizzare la Pietra Filosofale no? 😛
    Cari saluti

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    • Caro Capitano e Tutti

      È proprio una bella storia…
      Ma nelle belle storie non c’era anche il drago?
      Ho pensato che se il braccio bianco è un sale , quello opposto rappresenti un drago , quello che però non capisco ; ma il rosso compare solo alla fine o lo si incontra anche all’ inizio?

      Saluti
      Gianni

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  19. Cari Ospiti,

    mi pare che il thread sia pieno di molti spunti interessanti; naturalmente, gli scenari proposti sono in acluni casi simili, in altri così diversi da rendere difficile affrontare il discorso in modo sensato.
    Fra l’altro, come è normale, si entra in una zona dell’operatività alchemica delicata: parlare in chiaro non è certo possibile in un luogo virtuale, ma – forse – qualcosa si può accennare.

    Proverò così a dare qualche mia opinione, del tutto personale, da semplice “studente che lavora”:

    A Madame Compostela:
    Bella la sua concisione, ma par di capire che il suo Primo Adamo sia il frutto di una serie di operazioni: lei parla di re-incrudazione e dell’uso del dissolvente. Questo implica il possesso del dissolvente e la disponibilità di uno zolfo re-incrudito. E – se ho ben capito – tutto questo implica, a sua volta, un’altra serie di operazioni. Pur nella sua complessità (lei delinea una sequenzialità di tipo ‘ouroborica’, se mi passa il termine), il processo da lei accennato appare semplice. Temo, però, che vi sia qualche aspetto che necessiti di approfondimento. Come si dice sempre, è solo l’esperienza diretta che potrà aiutare a dipanare la matassa.
    Poi, per la ‘materia segnata’, quel che lei indica con le ‘losanghe scote’ (immagino lei stia pensando alla cintura di Offerus): ci sarebbe da domandarsi come fare ad ottenere la ‘materia segnata’ (che “porta” sulle spalle, come Offerus, il ‘bimbo’ nascituro) senza l’indispensabile dissolvente. E’ il solito rompicapo, lo so. Ma la soluzione dell’enigma sta solo sul tavolaccio della sperimentazione: stia attenta, perchè è facile vedere ‘segni e losanghe su molte cose. Anche in questo caso, occhio a non prender lucciole per lanterne.
    Last but not least: lei dice che il primo Adamo è un Rebis, vale a dire una ‘cosa doppia’, e che il secondo è tutto maschio. questa sua ipotesi, porterebbe a pensare che l’uso – eventuale – di quel secondo Adamo sia destinato qui, in questo mondo: eppure, a sentire quel che si va cantando negli ultimi tempi, pare che vi siano ‘altri mondi, altre terre’…come armonizzare la sua visione – pur sensata – con quei canti ‘altri’? Questo è un aspetto Filosofico, sia chiaro: magari, potrebbe tornare utile…quando sarà utile.

    Al Doctor Mystero:
    molto bello il suo intervento: fra l’altro, il passo dal Corano è splendido e ricchissimo di possibili – nuove – ispirazioni per chi studia. Sottolineo, per la sua bella incisività, queste parole: “…Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo…”. Questo dovrebbe/potrebbe esser utile in molte occasioni. Senza lo Spirito Universale – attratto e fissato propriamente (sorvolo qui sulla specificazione e sulla non-specificazione) – non c’è Alchimia. E’ questo il discrimine terribile tra Alchimia e Spagiria. Senza il Cielo, non c’è Adamo ‘vero’, l’Adamas del Progetto di Natura. E questa attrazione/fissazione è un evento – pur naturale – miracoloso: nessun alchimista sa come avvenga. Pochissimi, davvero pochissimi, sono stati ‘graziati’ di questo dono.
    Quanto alla sua precisazione sul ‘genere’: il modus come l’ha scritta pare quasi ‘mistico’ (ma non lo è; o almeno: non è soltanto tale), al punto che si potrebbe quasi percepire che il complesso corpus delle varie Religioni (le più affermate e condivise) si siano quasi ‘dimenticate’ del Progetto Naturale. Ma questo è un discorso che entra nell’opinabile, e dunque lo lascio. Tuttavia, trovo molto interessante e stimolante – sul piano strettamente alchemico – le sue righe ‘generali’.

    Al Signor Gianni:
    L’argilla ha molte proprietà, tanto fisiche che altre; queste ultime sono poco catalogabili (non saprei dire se l’argilla ‘imprigioni’ gli spiriti/odori o meno), ma …accadono. Del resto, è la materia basica di tutta l’arte ‘povera’ di ogni civiltà. Molti, nella storia dell’Alchimia, hanno eletto l’Argilla a loro Materia, forse proprio per questo. Teoricamente, se si è ben compresa la Teoria Alchemica, qualunque minerale può essere scelto come ‘iniziale’: però, a mio modesto avviso, vi sono minerali più facili da lavorare. Oppure, anche, più ‘benedetti’ al momento della loro entrata sulla gran scena della Manifestazione. E visto che Materia ed Operatore dovranno ‘sintonizzarsi’ sin dall’inizio sul piano del Cuore,….ebbene, ognuno farà quel che meglio ‘sente’, no?
    Quanto al color rosso: vi sono molti rossi nel corso dell’opera. E rosso è segno che fuoco – da qualche parte – è ‘in actio’. Poi, come detto sopra, è solo l’esperienza quel che porterà – forse – l’artista a contatto con il Cielo. Quello è il discrimine.

    Al Signor Operaalnero:
    bentornato!…la sua osservazione è arguta, Quanto ad ipotizzare di quale sale si tratti (ammesso che davvero si riesca a mettersi d’accordo su cosa sia ‘quel’ sale, che di certo non possiede alcuna caratteristica dei sali della Chimica), non si aspetti da me una risposta: vi sono territori in cui l’esploratore è tenuto al sereno silenzio.
    E se con il boleus armenus seu rubeus qualcuno volesse fare la Pietra,…beh, non sarà certo il sottoscritto a negargli il solito sogno, no?

    Ringrazio tutti per i commenti,…e attendo i prossimi, tanto da parte dei convitati che dai lettori frettolosi!

    sempre di buon cuore

    Captain NEMO

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    • Doctor Anthony Mistero Says:

      Caro Capitano,

      solo un paio di commenti: si, il passo del Corano e’ davvero bello. In genere il Corano rieccheggia temi biblici, con alcune varianti. Ma in questo caso apre uno scenario davvero intrigante sul vecchio Satanasso, e non solo su di lui..nelle storielle usuali Lucifero si ribella contro il Signore direttamente, ma qui sembra proprio che sia l’adamino di terra che non gli sia andato giu’: e quello stesso adamino ancora non va giu’ a tanti, che, a buon diritto, osservano quanto piccolo e sciocco egli sia.

      Verissimo, aime’. E tuttavia….

      Sui generi: certo, si potrebbe leggere tutto in chiave “mistica”, ma non era la mia intenzione, come sono certo lei abbia compreso. Il discorso sui generi e’ molto molto pratico, e , se ce ne dimentichiamo, ne paghiamo lo scotto sia nella vita personale che in quella del Lab. Poi, tanto per glossare sul lato mistico o ermetico, ricordo che nell’antichita ‘ si parlava di Piccoli Misteri e di Grandi Misteri. I Piccoli Misteri erano LUNARI ( e qui sorrido al suo precendente intervento, -non dimentichiamoci della Luna-, e come potremmo dimenticarla? Niente si fa senza questa Dea un po’ altera, Selene boschiva. Fortunati gli Atteoni….).

      Senza di lei, senza le Acque notturne, non si scappa dalla prigione. Ma poi ci sono altri Misteri, quelli della FISSITA”, che si raggiungono solo col Battesimo del Fuoco. E sempre per rimanere in tema biblico, ricordo che prima viene il Battista, che battezza con le acque del Giordano (persino il Figlio del Falegname ando’ a farsi battezzare da Giovanni..) e poi il Figlio viene, e battezza col fuoco. Ogni femmina conosce bene questa storia, ad esempio sa bene che gli adamini sono tutti fessacchiotti, ma aspetta colui che la fissera’ . Perche’ sta scritto:

      “In verità la guiderò fino a che diventi maschio, così che possa diventare anche lei uno spirito vivente come voi che siete maschi. Perché ogni donna che diventerà maschio entrerà nel Regno dei Cieli”

      Caro Operalnero:

      le rispondero’ con calma. Per ora le dico questo: quando racconto che a me piace l’ Argilla ( o meglio le Terre, rosse e no), c’e’ sempre qualcuno molto intelligente che mi dice:

      -ma non lo sai che i Maestri parlano per cabale? L’ argilla non e’ l’ Argilla, quella di cui e’ scritto (Ricreazioni Ermetiche) che e’ la base del Colosso del Mondo-.

      Io rido sotto i baffi e penso: -certo che lo so. Ci sono quelli che pensano che l’ argilla sia l’Argilla, i sempliciotti, poi ci sono quelli piu furbi che pensano che l’argillla NON sia l’ Argilla, ed infine ci sono quelli che hanno smesso di essere “intelligenti” che sanno che l’ argilla non e’ l’ Argilla e nondimeno usano l’argilla come se fosse l’ Argillla, perche’ sanno che l’argilla e’ (anche) l’Argilla-

      Che ne dice di questa storiella? Cabalistica a sufficienza?

      Caro Gianni: ma sa, in quella argilla ci sta’ di tutto, anche le ossa dei re, anche i dinosauri, anche il sale triplo, dunque ci staranno anche gli odori di casa, o no?

      Saluti Mysterici a tutti

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  20. Caro Capitano e cari tutti,

    eh lo so, il “tavolaccio della sperimentazione” darà le risposte, quando e se sarà il momento, e nel frattempo fa e farà sorgere sempre nuove domande, proprio come i libri che studiamo!
    Non è questo il luogo per discutere in maniera approfondita i dettagli tecnici, e quindi – questa volta – riporto un passo di un testo appena acquistato, perché ben si sposa all’argomento dell’Adamo biblico e dell’argilla/Argilla.

    A pagina 41 de “L’Alchimia svelata dal Mito”, Gratianus fa cenno a una generazione tutta speciale. Il mito narrato è quello di Gilgamesh, e dunque compiamo un ulteriore salto indietro nella storia: “Ishtar prega la madre di Gilgamesh, Aruru, di generare un altro figlio uguale a Gilgamesh (…). Aruru intride un pezzo di argilla sputandoci sopra, e modella da esso il satiro Enkidu, un uomo con la forza di un verro, la criniera di un leone e la rapidità di un uccello”.

    Fango e saliva divina – terra e acqua. Proprio come il nostro Adamo, Enkidu nasce da una mistura di secco ed umido, sapientemente uniti. Gilgamesh ed Enkidu sono più che fratelli, sono la stessa materia, una sola sostanza in due momenti diversi. E tanto Enkidu è attaccato alla realtà del mondo, tanto Gilgamesh non vede l’ora di abbandonarla e andare oltre. Ma, pare, non riuscirà nell’impresa.

    Parliamo di una via d’uscita. Siamo troppo umani, senza aiuto non troveremo mai la porta, non senza la benedizione del Cielo…e l’aiuto dei “sassi”:

    Per il popolo dei Tlingit (Alaska sudorientale) la divinità creatrice e primordiale è Nas-Caki-Yel, che significa “convola alla fonte del Nass”. Quando la divinità decise di creare gli esseri umani li generò da una roccia e da una foglia allo stesso tempo, ma constatò che la roccia aveva tempi lunghissimi, mentre la foglia era velocissima, e così la razza umana fu creata dalle foglie. Nas-Caki-Yel mostrò una foglia agli umani e disse loro: “Vedete questa foglia? Dovete essere come lei, quando cade dal ramo e marcisce, non resta più nulla”. Ecco spiegato il motivo della mortalità. Se l’uomo fosse venuto dalle pietre, non ci sarebbe stata la morte.

    Buen Camino,
    Compostela

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  21. Caro Captain NEMO, Cari tutti,

    Il Misterioso Adepto Francese, di cui poco o nulla si sa, nel suo Hermes Devoilè, a poche righe nella prefazione del suo piccolo e pur preziosissimo libro dice;

    La médecine universelle est un sel magnétique, servant d’enveloppe à une force étrangère qui est la vie universelle.

    Poco prima esordisce dicendo:

    Je dois ajouter que la matière propre à l’œuvre est celle qui a servi à former le corps de l’homme primitif ; elle se trouve partout, en tout lieu, sous diverses modifications; son origine est céleste et terrestre, le feu de la pierre pareillement.

    (Alcune righe più su parla delle fatiche d’Ercole, e di quanto sia stato penoso compierle… e del dovere, per Tradizione, che ogni Filosofo ha osservato nel nascondere queste cose.
    Lui stesso giura davanti a Dio di portare il segreto nella tomba, e dice: e non sarò certo spergiuro; fossi anche lapidato, preferisco dispiacere agli uomini che all’Eterno.)

    Continua il discorso dicendo:

    Appena questo sale si trova nello stomaco, penetra tutto il corpo fino nei recessi più profondi, ne rigenera tutte le parti, provoca una crisi naturale, seguita da abbondanti sudori, purifica il sangue ( ricordate ciò che Paolo Lucarelli disse sul sangue?) come pure il corpo, fortifica quest’ultimo invece di indebolirlo, dissolvendo e scacciando con la traspirazione tutte le sostanze morbifiche che ostacolano il corso della vita e il suo andamento.

    Quindi, forse, c’è piu di un dissolvente? Pare che Cyliani dica cosi, oltre che attribuire il potere dissolvente anche al Sale di cui sopra.

    Per ora mi fermo qui,
    Grazie di cuore a lei Captain NEMO, ed a tutti, per i bellissimi spunti proposti.
    Prometto di ritornare con nuove cose, che ho già in mente!

    anto-az

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  22. Carissimi,
    il vostro discorrere mi porta alla mente varie cose che cercherò di esternare senza pensare, ma facendole uscire come vengono, in una sorta di libero fluire. Argilla del colosso del mondo, così mi sembra che si chiami la base della statua del sogno di Nabucodonosor interpretato poi da Daniele, che impastata con il seme dell’uomo e il ferro faceva crescere sopra di se i metalli dai più nobili ai meno. Questo colosso cade e viene distrutto da una pietra che si stacca senza l’utilizzo delle mani, una pietra che sembra cadere dal cielo perchè fatta dalla sola volontà di Dio, e che poi costituirà un qualcosa di indistruttibile e perennemente duraturo. Quest’ultima cosa mi richiama alla mente la Gerusalemme Celeste dell’Apocalisse, una città perfetta e indistruttibile le cui misure e forme perfette delineate da materiali perfetti la rendono non solo immobile nel tempo ma anche viva, tutti ricorderanno il trono al centro da cui fuoriesce il fiume di acqua viva. Daniele interpreta il sogno del Re come una evoluzione di regni umani, e sappiamo che già Esiodo fece una operazione del genere, dare alle età delle caratteristiche metalliche. Sappiamo che gli stessi alchimisti vedono nel regno metallico un unico genere che si si sviluppa o cerca di svilupparsi fino ad arrivare alla sua manifestazione perfetta ed equilibrata ovvero l’Oro, massima espressione di forza, bellezza e vita. Ora se è vero come dimostra Santillana-Dechend che la rappresentazione di questi mondi imperfetti che tendono a divenire sempre più perfetti, rappresentino fasi e periodi cosmici che prendono forma dalla posizione dell’asse terrestre rispetto al cielo di fondo ciò non toglie che queste manifestazioni abbiano in mondo olografico una controparte nei piani sottostanti confermando ciò che diceva Ermete: “così in alto, così in basso”. Infatti l’autore delle Ricreazioni Ermetiche, ben sapendo tutto ciò riporta nel piano materiale metallico-minerale lo schema che Daniele. Non è anche lo scopo dell’Alchimia utilizzare una materia celeste non specificata (potremmo dire potenzialmente tutto e quindi Divina), capace di distruggere-dissolvere ogni misto (da qui il nome di Alkaest universale) e quindi anche il regno più chiuso (il metallico), per poi creare una materia indistruttibile, perfetta e viva? Questa visione olografica viene descritta in maniera mirabile da Schwaller de Lubicz quando scrive: “ Tutti questi testi sono fondati sulla certezza, concordemente con tutte le teologie, che è il verbo divino, lo spirito santo, che solo può animare la materia, e che in ciò si nasconde il segreto del principio[…]” “… il fondamento di qualsiasi sapienza rimane non specificato e non appartiene a nessuno dei tre regni, ma è piuttosto della Natura che tutto anima. Esso è spirituale e può anche, evidentemente, venir orientato: verso il minerale (il metallo), verso il vegetale e verso l’animale. Così come può essere medicina per il corpo umano, altrettanto è medicina per il metallo; elimina qualsiasi impurità, per non lasciare altro che la purezza del perfetto equilibrio. Forse che il Signore Cristo non guariva la lebbra? Si usa tradurre la formula “Vita, Salute, Forza”, costantemente abbinata al nome del Faraone, come un augurio rivolto a lui, mentre è Lui, il vero Re dei Re, che dispensa Vita, Salute e Forza. Seguendo la strada tracciata dalla Scienza Sacra, ecco che si presenta il mondo: vi è generazione, vale a dire uno sviluppo della materia come divenire fetale; vi è fissazione in forma corporea dell’Energia cosmica; vi è una fonte irrazionale all’origine delle cose; vi è una resurrezione del corporale spiritualizzato che ritorna alla sua fonte, poiché la materia corporea non è che un aspetto transitorio e relativo di una attività e re-attività di due nature scisse e generate da una unità cosmica, e questa materia finale è l’unico e vero Re. Ecco allora teologia e scienza in un’unica espressione e , quindi, una relazione tra uomo e universo del tutto differente, come pure la possibilità di una civiltà analoga a quella che troviamo nell’Egitto faraonico, nell’antica India e nell’antica Cina.” Compreso questo e tornando all’argomento argilla ci potremmo chiedere perché la roccia che cade dall’alto colpisce prima la base della statua fatta di argilla e non altre parti, sicuramente tutti pensiamo che è più semplice rompere l’argilla che il metallo, ma perché un costruttore abbia messo a basamento di una statua una materia tanto fragile rimane un mistero, mistero che secondo andrebbe indagato. Poiché se è vero che l’argilla rappresenta un mondo minerale è anche vero che questo spirito che scende dall’alto la impregna e ne fa la sua dimora, scendendo tra le cavità minerali si addensa come una linfa e come una resina; non è la duttilità una delle caratteristiche specifiche dei metalli? Non è il metallo un qualcosa che scaldato diviene fluido? Eppure la pietra che cade dal cielo non colpisce direttamente il metallo come si è già detto, ma prima la sua fatiscente prima dimora. Non è sarebbe quindi possibile prendere ciò come un consiglio operativo? Non esiste forse un testo che è chiamato Aurea Catena Homeri che insegna come tutti i regni siano connessi da questo filo dorato che anima tutte le cose e che questi regni possano aiutarsi tra loro? Ora queste mie parole ad un lettore attento sembrerebbero fuori luogo perché chiamo in causa regni che si producono dopo il regno minerale, però non dobbiamo nemmeno dimenticare che noi lavoriamo con tempi umani e non tempi geologici. Senza lo studio dei regni posteriori che accelerano la Genesi per usare le parole di Schwaller non potremmo comprendere, secondo il mio punto di vista, come far cadere la statua o albero metallico, per metterlo poi nelle condizioni di divenite una città celeste. Riporto un brano dell’Aurea Catena per avallare questa tesi: “Abbiamo detto che era impossibile fare alcuna analisi naturale a prescindere dalla putrefazione. Cercate quindi, ed approfondite il fondamento e la causa di ogni putrefazione: questo regno (l’animale) vi offre un campo alquanto vasto per operare. Se gli animali quadrupedi e quelli che vivono sulla terra imputridiscono rapidamente, quelli che vivono nell’acqua imputridiscono ancora più rapidamente; se quelli che vivono sulla terra puzzano molto, quelli che vivono nell’acqua danno, quando imputridiscono, un fetore talmente insopportabile che non vi si può resistere, come si vede nei pesci e nei granchi fradici. Molti artisti lavorano alle loro putrefazioni e soluzioni parecchi mesi, qualche volta degli anni interi e quando questo tempo è trascorso, non ne resta più che la minor vestigia, soprattutto quando si tratta di minerali: è per questo, se volete che la vostra opera imputridisca, che dovete fare ricorso al regno animale: vi vedrete che gli animali vi imputridiscono in breve tempo e dato che essi imputridiscono rapidamente, essi comunicano la loro putredine anche alle cose alle quali vengono applicati. Considerate bene questo punto: è in ciò che consiste la pietra angolare e fondamentale di tutta l’Arte Chymia, la chiave che ha la potenza di aprire le più forti serrature della Natura e che fa volare tutti i metalli e le pietre al di sopra delle montagne dei Saggi. Si rifletta bene su di questo fondamento e si vedrà che si possono abbreviare i tempi e che ciò che si è fatto in un anno, lo si può fare in un mese e che l’opera di un mese può essere compiuta in una settimana, e quella di una settimana in pochi giorni e in poche ore.
    Fate ancora bene attenzione che questo regno, senza il vegetale, compie pochissimo o poco effetto nel regno minerale, che opera anche in maniera contraria, e che il regno animale, senza il vegetale, rende il regno minerale così insipido che non se ne può trarre alcuna soddisfazione né dolcezza Chymia, mentre aggiungendovi il vegetale, esso opera alquanto gradevolmente nel regno minerale.” Ora l’autore non nega la possibilità di operare in diversi modi sia ben chiaro, poiché questo punto rappresenta solo la fase delle fatiche di Ercole di cui l’autore delle Ricreazioni dice: “Dunque quando leggete qualche trattato degli antichi sullo studio della Natura, non intendete per elementi le sostanze crude, indigeste e mortifere che vi ho appena segnalato, ma ricercatene il Centrum Centri attraverso qualche procedimento ingegnoso e di vostra propria invenzione; poiché i saggi vogliono così, per impedire sia gli abusi che la profanazione di questa scienza, per mezzo della quale la società potrebbe essere sconvolta e annientata. Non abbiate dunque timore di dedicarvi allo studio della nostra scienza, e impiegate, per approfondirla e conoscerne i misteri, tutti gli sforzi del ragionamento, poiché non c’è che questo mezzo per uscire dal labirinto nel quale vi siete forse leggermente addentrati.” Spero di aver portato qualche altro spunto di riflessione. Un caro saluto Atrop

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  23. Caro Captain NEMO,

    introdussi, poco sopra, l’Adepto Cyliani, in considerazione alle indicazioni che Madame Compostela fece sul solvente ermetico, dunque, Lui dichiara, metaforicamente, questo essere il veicolo indispensabile per il lavoro.
    Allo stesso tempo, Fulcanelli, nelle sue “Dimore Filosofali” e precisamente nel capitolo; ‘Il Quadrante Solare del palazzo Holyrood di Edimburgo’ da un’esegesi, quasi totalmente, sotto questo aspetto, del dissolvente Universale.

    a presto!

    anto-az

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    • Caro Capitano e caro dott. Mistero,

      Il tutto è come il teorema di Cauchy.
      L’argilla è una condizione necessaria ma non sufficiente per ….
      È sufficiente se:
      C’è la povertà di spirito .
      La semplicità.
      L’attesa.
      La prudenza.
      La non prevaricazione.
      L’innocenza.
      Il timore.
      La fortezza.
      Il sacrificio.
      La giustizia.
      La lealtà.
      La temperanza.
      L’ amore.
      Ecc..ecc..
      Ma forse non basta ancora, in effetti guardando il dipinto sulla cornice in basso , il cervo all’inizio da la zampa alla scimmia ed essa è un po spaventata, poi quando la scimmia ha capito e vorrebbe fare altrettanto, il cervo va via.

      Saluti da
      Gianni

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