Archive for Jean Bourré

L’Or du Temps et l’impénétrable Fulcanelli

Posted in Alchemy, Alchemy Texts, Alchimia, Alchimie, Fulcanelli with tags , , , , , , , , , , , , on Wednesday, March 24, 2010 by Captain NEMO

Molto spesso mi viene chiesto come si faccia a ‘diventare’ alchimisti. E sebbene la domanda contenga in sé l’evidente auto-inganno per cui viene abilmente formulata, rispondo sempre con un consiglio pratico: “Legga Fulcanelli, per cominciare. Sicuramente le piacerà, e scoprirà che non avrà capito nulla di quel che scrive. Se poi, per caso, succedesse qualcosa, dentro di lei…vedrà che dopo qualche decennio di continua ricerca, scoprirà cosa fare. Ma si dia tempo, tutto il tempo che potrà immaginare, senza fretta. L’Alchimia è un’Arte prima di tutto…e, se e quando scoccherà in lei una scintilla duratura, vedrà che dovrà aver letto e riletto Fulcanelli per molte centinaia di volte.

In genere si resta estremamente colpiti dalle due opere di Fulcanelli; ma anche dopo le prime dieci letture, l’impressione di essere di fronte ad una sorta di fascinoso invito, dal contenuto assolutamente incomprensibile per la nostra logica, si sposa talvolta con un senso di profonda inquietudine: si percepisce che l’autore parla di cose molto vere, pur se offerte sotto il velo di una erudita allegoria e dei continui depistaggi. In genere si finisce per abbandonare il testo sul lato oscuro dello scaffale, tra i libri inutili o irraggiungibili, o per dar la stura ad una nuova fantasiosa interpretazione dell’Alchimia, ad uso personale, come un buon placebo.

Pochissimi riescono a restare semplici, appassionati ed assidui. Veramente pochissimi.

Traggo lo spunto per questa mia riflessione a voce alta da un piccolo tour virtuale che mi è capitato di compiere sul Web sulle tracce del rapporto intercorso tra Eugéne Canseliet e quel singolare personaggio che è considerato il Papa del Surrealismo, André Breton:

André Breton (1896-1966)

André Breton (1896-1966)

E’ ben noto che nel sontuoso salotto parigino dei De Lesseps, in Avenue Montaigne, si incontrava il fior fiore del bel mondo della cultura, dell’arte, della scienza, della politica di Francia negli anni ’20 del secolo scorso: Fulcanelli ne era un rispettato frequentatore, assieme al giovanissimo Canseliet. Era un’epoca di gran fermento intellettuale e il giovane André Breton, nato nel 1896, entra in contatto con molti dei personaggi che ruotano attorno a Fulcanelli. Il padre fondatore del surrealismo, uomo geniale e inquieto, viene citato molte volte da Canseliet e sempre con parole di rispetto ed ammirazione: a titolo di esempio riporto qui un passo della flamboyante prosa di Canseliet, tratto dall’articolo ‘Alchimia e Magia’, apparso in La Tour Saint Jacques n° 11-12 nel 1957:

“Avec le magnifique volume que, si gentiment André Breton et Gérard Legrand nous ont adressé, outre le plaisir longuement goûté à la lecture, quelle excellente occasion nous est offerte aujourd’hui que nous confrontions l’alchimie à la magie, sa sœur également occulte ! De même, André Breton, aux Cahiers de la Pléiade – été 1948 – s’appliqua-t-il, sur La Poussière de Soleils de Raymond Roussel, en prenant pour base les Fulcanelli et d’un point de vue magico-cabalistique, à une étude intitulée Fronton Virage, dans laquelle se dégagent déjà les linéaments premiers de cette étonnante réalisation que constitue L’Art Magique :
« Et par là non seulement le nom de Magès, personnage marque de la fraise, s’illumine mais encore le titre de la pièce de Raymond Roussel devient transparent. »
N°1 de Formes de l’Art, L’Art Magique, édité par le Club Français de l’Art, est un livre splendide dont justifient immédiatement nos épithètes élogieuses ses caractéristiques matérielles de présentation.”

Per chi volesse leggere l’articolo in italiano, questo è il Link all’eccellente sito Zenit.

Canseliet ebbe una corrispondenza abbastanza intensa con Breton, alla fine degli anni ’40: il poeta era fortemente incuriosito dall’Alchimia, aveva letto Fulcanelli, al punto di diventare uno dei promotori presso gli editori parigini delle riedizioni di Il Mistero delle Cattedrali e Le Dimore Filosofali; all’interno del bel sito Web a lui dedicato, vi sono molti documenti autografi di Breton che fanno riferimento al misterioso Maestro. Del resto, è lo stesso Maitre de Savignies, nell’articolo citato, che ricorda come Breton avesse incluso Canseliet nella cerchia di ottanta gran nomi della cultura e dell’arte francese e internazionale cui sottoporre un suo ‘jeu’, “L’Enquête de L’Art Magique”, alla ricerca delle radici della Magia (qui). Breton chiese loro di ‘classificare in ordine di magia’ una serie di 11 reperti artistici: i giocatori fornirono le loro risposte, e Canseliet diede questa sequenza: 6,1,7,8,2,5,3,10,4,9,11. (qui trovate una riproduzione a stampa delle domande e delle immagini scelte e proposte da Breton).

Seguendo gli appunti di Breton è interessante leggere queste note, tratte evidentemente dalla risposta di Canseliet: “…delle sorprendenti coincidenze inducono a pensare che alcuni artisti moderni abbiano tratto la loro ispirazione dagli antichi trattati ermetici, mentre altri folgorano alla maniera d’intersegni”; subito di seguito, vengono indicate le pitture del soffitto della Sala delle Guardie del Castello di Plessis Bourré (qui), la Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci (qui) e la Nascita di Venere di Botticelli (qui).

Breton, Note sulla risposta di Canseliet

Breton, Note sulla risposta di Canseliet tratto da http://www.andrebreton.fr

Segue poi una notula sul ‘Bilboquet’, ‘…campione di un certo minerale. Bella Vergine del XIII°, scolpita da una materia molto nera e sontuosamente vestita del suo abito a cono![1]. Breton, sul retro, annota il suo giudizio sulla risposta di Canseliet: “Belle, quoique obscure” (Bella, anche se oscura). Vien da sorridere pensando a Canseliet che rispondeva, ed a Breton che leggeva!

Breton, affascinato dalle Scienze antiche, amava ‘giocare’ con i suoi amici: un giorno propose a Elisa Breton di raccontare il suo ‘sentire’ la personalità di alcuni dei giocatori, semplicemente osservando la calligrafia sulla busta, senza nulla sapere del mittente; il gioco si intitolava ‘De qui est-ce?” (qui), cioè il ‘Di chi è questo?‘ di ogni infanzia; ecco le note appuntate da Breton sulla ‘lettura’ da parte di Elisa della curatissima calligrafia di Canseliet:

“Scrittura del tutto fuori moda. Non partecipa affatto al tempo attuale. Grande ricerca della perfezione. Legato alla tradizione; di spirito molto tradizionale. Niente affatto rivoluzionario. Molto cuore. Un po’ manieroso. Spirito molto alato. Intellettuale ma basato sul cuore. Tra i 60 e 70 anni, con qualcosa di più antico. Grande cura nel fare le cose bene e bellamente. Attività nella quale sottolinea tutto, nascondendo. Scrive, ma cos’è che scrive? Aspetta…storico dell’arte? No, non è questo. Non è un artista. E’ un intellettuale, ma senza preoccupazioni moderne o rivoluzionarie, legato a qualcosa di tradizionale; ma a cosa?”

Canseliet, De qui est-ce? - Andrea e Elisa Breton

Canseliet, De qui est-ce? - André e Elisa Breton, tratto da http://www.andrebreton.fr

E’ un ritratto curioso di Canseliet, e per molti versi forse veritiero.

Di certo Breton deve aver letto qualche libro d’Alchimia e parlato a lungo con molti personaggi del milieu esoterico francese. Il mio amico Archer ha scritto un bell’articolo sul poeta francese, sostenendo la tesi – che mi sento di condividere – che Breton abbia di fatto conosciuto (più o meno consapevolmente) Fulcanelli attorno al 1919. Ed in molti scritti autografi e corrispondenze private il poeta confessa l’enorme attrazione per la Gran Dama che gli è derivata dalla lettura di Fulcanelli; ma la Grande Opera non era evidentemente il suo destino. Nel 1948, scrive all’amico Victor Brauner, pittore:

Je suis passé avec moins de bonheur, il faut l’avouer, au livre de Fulcanelli, “Les Demeures philosophales”, qui me reste en grande partie impénétrable, ce qui ne laisse pas de m’irriter quand je pense que Baskine dit y avoir tout découvert. Je ne désespère pas, toutefois, d’une deuxième, ou d’une cinquième, ou d’une dixième lecture, car il est incontestable que l’ouvrage se recommande par une extraordinaire richesse d’informations et de pensée, mais je n’arrive pas à soulever le voile. Je suis perdu entre les sens propres et les sens figurés, ces derniers dont j’ai peut-être tendance à ne savoir me restreindre le champ. Toujours est-il qu’en moi une certaine illumination nécessaire ne se produit pas.…

E in una lettera a René Alleau nel 1952, scrive:

“Je persiste à buter contre la nécessité que je n’arrive pas à faire mienne organiquement de ce travail pratique de l’alchimie et de ce qui le fait être ce qu’il est plutôt qu’autre chose. Il me semble que la comprendre – cette nécessité – ne peut être que le fruit d’une illumination bien décidée à me manquer.”

Si può solo immaginare, forse, la grande frustrazione provata da un uomo straordinario come André Breton di fronte al ‘Palazzo Chiuso del Re’; la leggenda vorrebbe che sul suo letto di morte stesse rileggendo l’ennesimo manoscritto alchemico.

Ecco perché, probabilmente, non si ‘diventa’ alchimisti solo leggendo. Probabilmente aveva ragione il padre del surrealismo quando intuiva che occorre ‘una certa illuminazione’. Cosa certo non impossibile. I Maestri, non ultimo Fulcanelli, parlano sempre di  ‘…un mystère dont la révélation dépend du Père des Lumières‘. Non sarà certo per caso, no?

Il punto è – tuttavia – la passione, l’Amore per la Dama antica, vissuta quotidianamente dentro al proprio cuore, alimentata dal desiderio di comprendere – con l’Immaginazione Creativa di Corbin – il senso profondo, semplice e nascosto dell’Alchimia. D’altro canto, Breton ha senza dubbio compiuto il suo magnifico cammino, la sua Dama l’ha cercata e trovata. Non tutti debbono essere per forza alchimisti, non vi pare?

Ma se si vuole fare Alchimia, occorre naturalmente prima studiarla; con ogni mezzo e in ogni dove, per tutta una vita. L’Arte è evidentemente ermetica, e per ottimi motivi. Tornando dunque alla domanda iniziale: leggere Fulcanelli è senza alcun dubbio un’ottima base di partenza. Dunque, chi vuole, lo faccia, lo legga.

A patto di essere sin dall’inizio serenamente consapevoli che – per anni, anni e anni – si prenderanno tutti i fischi per fiaschi, tutte le lucciole per lanterne. Se è Amore, lo si saprà solo alla fine, poco prima di tornare a Casa. Mi rendo conto che appare una prospettiva piuttosto incerta: ma questo è il cammino di chi fa Alchimia. Non c’è alcuna certezza, ma solo l’umiltà e la semplicità del cammino.

Diceva quel buontempone di Filalete, che aveva letto Virgilio:

Si te fata vocant !


[1] «En tant qu’ alchimiste, lors même que ceci puisse paraître extaordinaire et quelque peu extravagant, j’ajouterai en exemple, que le bilboquet est un objet d’ordre magique, de service intermittent et de pouvoir éloigné, tandis qu’un superbe échantillon du minerai que nous envisageons en est un autre, d’influence immédiate et perpétuelle, au même titre que la plus belle Vierge du XIIIe siècle, sculptée dans une matière très noire et somptueusement vêtue de sa robe en cône. »

«Le bilboquet est l’exemple très remarquable d’un exercice de grande habileté, qui consiste à reproduire par le geste le rôle actif ou passif des sujets mis en présence, pour leur destin philosophique.
L’un pour le schème qui le désignait dans l’ancienne chimie, l’autre par le nom même de l’objet qui est propice à toute pénétration.
En effet, bilboquet est formé du radical bil, pour bille et boule, auquel s’est ajouté bocquet qui dans le blason est le fer de pique.
La pénétration de la matière brute et frigide par l’esprit incisif et igné, celle du globe par le fer, demeure tributaire du tour de main que la Nature exige de l’artiste la copiant et lui aidant.
»

Eugene Canseliet

L'Enfant au Bilboquet

L'Enfant au Bilboquet