I due fumi della Profetessa…


Uno dei testi più curiosi e famosi in Alchimia è quello attribuito a Maria l’Ebrea, detta anche la Profetessa. La leggenda vuole che la prima alchimista fosse addirittura la sorella di Mosé e Aronne, anche se è del tutto improbabile. Si tratta di un testo – il Dialogo di Maria ed Aros sul Magistero d’Alchimia – le cui origini si perdono nell’antichità, e delle quali – come per altri testi coevi (ca. IV° secolo) – temo che sarà impossibile saperne di più.

Il testo deve la sua fama alla sua concisione ed alla semplicità dell’esposizione, in forma di dialogo tra Maria ed un tale Aros (che secondo le solite improbabili leggende sarebbe Horus!); ma è ricordato da tutti soprattutto a causa di tre strani nomi che compaiono nella ricettina di Maria: Kibrist, Zubech ed Elzarog (con diverse varianti)! Visto l’esotismo dei termini, di probabile origine ebraica con una spruzzata di greco, il testo è diventato un classico di cui molti si sono divertiti a darne le più svariate interpretazioni. Pare anche che alla prima alchimista si debba la tecnica, ormai migrata addirittura in cucina, del ‘bagnomaria’, che per un alchimista è meglio chiamare Balneum Mariae!

E’ un’opera cui sono affezionato, perché fu una delle prime che andai a tradurmi dal francese presso la Biblioteca Nazionale: nel mio primo quaderno di studi fa ancora la sua figura, accanto al Re Kalid e a Giovanni dei Poveri.

La versione francese si può trovare in Bibliothèque des Philosophes Chimiques, di Jean Mangin de Richebourg (1740), quella latina in Theatrum Chemicum (1661), ma anche in Artis Aurifera, quam Chemiam vocant (1610); ne è stata fatta una traduzione italiana da Sabina e Rosario Piccolini in Il Filo d’Arianna – 42 trattati alchemici (2001).

La cosa interessante è il fatto che Maria afferma che l’Opera di imbiancamento si possa fare in un’ora!…E qui ogni étudiant dovrà riflettere bene: come si sa moltissimi libri d’Alchimia fanno iniziare l’Opera dove meglio piaceva all’autore, senza contare le molte, possibili, interpolazioni posteriori, specie per un testo così antico. Ma già la sola parola imbiancare dovrebbe dare un primo punto di repere per orientarsi meglio.

Riporto qui il passo famoso della ricetta di Maria, secondo le varie letture:

“ Marie – Prenez donc de l’alum, de la gomme blanche et de la gomme rouge, qui est le kibric des philosophes, leur or, et leur plus grande Teinture, et joignez par un véritable mariage la gomme blanche avec la rouge. Je ne sais si vous m’entendez.

Oui Madame, dit Aros, j’entends et je comprends ce que vous dites.

Réduisez tout cela en eau coulante, poursuivit Marie, et purifiez sur le corps fixe cette eau véritablement divine, tirée des deux soufres , et faites que cette composition devienne liquide, par le secret des natures, dans le vaisseau de philosophie. M’entendez vous, Aros ?

Oui, Madame, répondit Aros, je vous entends fort bien.”

(Versione francese Bibliothéque des Philosophes Chimiques, 1761)

“Maria – Prendete dunque Allume, Gomma Bianca e Gomma rossa, che è il Kibrich dei Filosofi, il loro oro e la loro più grande tintura, e congiungete tramite un vero matrimonio la Gomma bianca con quella rossa. Non so se mi avete capito.

Sì Signora – disse Aros – sento e comprendo ciò che dite.

Riducete tutto ciò in Acqua che scorre – proseguì Maria – e purificate sul Corpo fisso quest’Acqua veramente divina, estratta dai due Zolfi, e fate che questa Composizione divenga liquida, grazie al segreto delle nature, nel vaso di Filosofia. Mi comprendete , Aros?

Sì Signora – rispose Aros – vi capisco benissimo.”

(Versione italiana, Il Filo d’Arianna, 2001)

“Maria – Prendete dunque dell’Allume (Alum), della Gomma Bianca e della Gomma rossa, che è il Kibric dei Filosofi, il loro oro e la loro più grande tintura, ed unite attraverso un vero matrimonio la Gomma bianca con quella rossa. Non so se mi capite.

Sì, Signora – disse Aros – vi intendo e comprendo quello che dite.

Riducete tutto questo in Acqua colante – proseguì Maria – e purificate sul Corpo fisso quest’Acqua veramente divina, tirata dai due Zolfi, e fate che questa composizione divenga liquida, attraverso il Segreto delle Nature, nel vaso della Filosofia. Mi intendete , Aros?

Sì, Signora – rispose Aros – vi capisco molto bene.”

(Mia versione, 1978)

“Maria – Recipe alumen de Hispania, gummi album, & gummi rubeum, quod est kibric Philosophorum, & eorum Sol & tintura maior, & matrimonifica gummi cum gummi vero matrimonio. Inquit Maria: Intellexisti Aros? Utique domina: Dixit Maria: fac illa sicut aquam currentem, & vetrifica hanc aquam diem laboratam ex duobus zubech super corpus fixum, & liquefac illa per secretum naturarum in vase Philosophiae. Intellexisti nos, o domina.”

(Versione Artis Aurifera, quam Chemiam vocant…, 1610)

“Maria – Accipe gummi album, & gummi rubeum, quod est Kybric Philosophorum & eorum aurum, & matrimonifica gummi cum gummi vero matrimonio, hoc est: Fac ipsa sicut aquam currentem, & vitrifica hanc aquam divine laboratam ex duobus Zaybech super corpus fixum, & liquefac illa per secretum naturae in vase philosophiae.”

(Versione Theatrum Chemicum, 1661)

Come si vede, esistono piccole differenze; ma sembra di capire che il Kibric è un composto fatto da due o tre corpi: una cosa rossa, una bianca e – forse – da un ‘alum’ (che l’Artis Aurifera qualifica come un sale di Spagna. Lascio a chi legge il riflettere sulla cabala e la geografia e su chi ne ha parlato). Da questo composto si fa un’acqua corrente, un Mercurio, ricavata dai due Zaybech, cioè i due Zolfi, il bianco ed il rosso. Quest’acqua si fa prima vetrificare, poi la si fa liquefare sul corpo fisso, evidentemente uno zolfo, grazie al secretum naturae, nel Vaso della Filosofia. Al di là di un superficiale ermetismo, l’operazione indicata da Maria è davvero semplicissima, ed è indicativa di come nell’antichità la via seguita fosse quella della Natura, probabilmente ricavata dall’osservazione delle tecniche metallurgiche.

La cosa su cui riflettere è quella ‘vitrificatione’ ed il ‘secretum’. Se è facile poter comprendere il processo di vitrificazione, in uso sin dall’antico Egitto, in cui una polvere terrosa veniva portata sino alla calcinazione e fusa con l’aiuto di un fondente (ed eventualmente colorato grazie ad una ‘tintura’), più complesso e degno di riflessione è quel ‘secretum’ che può sia indicare un vero e proprio segreto, sia una vera e propria secrezione di una materia, grazie ad un abile artificio. Quanto al Vaso della Filosofia, chi studia Alchimia si sarà trovato molte volte, anche in testi di autori più tardi, di fronte all’apparente enigma del Vaso, che è legato – a mio avviso – proprio alla tecnica di lavorazione descritta da Maria.

L’affermazione con cui viene detto che l’acqua corrente è figlia della lavorazione di due zolfi, la gomma bianca e quella rossa, i due Zaybech, può essere interpretata in vari modi: più che pensare a due metalli diversi, cosa d’altro canto possibile se si legge la ricetta in senso squisitamente metallurgico, è bene ricordare che sia Sole che Luna hanno i loro zolfi propri, cosa che spesso viene tralasciata in nome della nostra logica moderna che è analitica e non sincretica. E da questo nasce l’interesse di questo testo, che sembra additare – in modo certo sibillino ma decisamente intrigante – un procedimento semplice quanto antico, di cui poco si parla nell’Alchimia moderna, se non ricordando la misteriosa Via caratterizzata dal misterioso adagio che recita ‘Una Via, Una Res, Una Dispositione’. Stando a questo assioma la Materia è una sola, portatrice in re ipsa, di Sole e Luna. Se si accetta questa proposizione, diventa facile capire come oggi si potrebbe chiamare quell’acqua corrente indicata da Maria e – riflettendo a fondo – del ‘come’ e del possibile ‘perché’ siano nate in seguito le varie Vie e procedimenti che sono conosciute in Alchimia operativa.

L’Elzarog, poi, è un’altra gomma, capace di fissare i due fumi: in Theatrum Chemicum (Vol. VI) il testo di Maria viene presentato in forma riassunta, ma è seguito da un piccolo capolavoro di Orthelius, Orthelii Explicatio verborum Mariae Prophetissae, che consiglio vivamente ad ogni étudiant: ricco di suggerimenti, anch’essi da interpretare correttamente, vi si riferisce che l’Elzarog, termine evidentemente arabo, è l’ “acua Saturni’, che ovviamente non ha nulla a che fare con il piombo: è un’ “acqua” capace di fissare un’aria, e dunque può essere più probabilmente accostata ad un sale dei moderni. Ma non voglio togliere ai curiosi il piacere di un’ utile lettura…

A titolo di ulteriore curiosità, riporto un altro passo di Maria:

“Recipe herbam albam claram inhonoratam optimam, existentem super monticulis, & tere ipsam recentem sicut est in hora sua nativitate, & illa est corpus verum fixum, non fugiens ab igne.”

Lo si confronti con un famoso passo tratto dal Cap. XIX dell’Introitus Apertus ad Regis Occlusum Palatium, di Filalete:

“Est tamen unum in Regno metallico, Originis mirae, in quo Sol noster propinquus est, quam in Sole e Luna vulgi, si in hora sua nativitatis eum quaeras, qui in Mercurio nostro liquescit, sic, ut glacies in aqua tepida & tamen Auro quodamodo assimilatur.”

Si direbbe proprio che Filalete conoscesse ciò di cui andava parlando Maria l’Ebrea, visto che anche lui narra – definendolo come un ‘segreto’ – di un ‘erbetta detta Saturnia’, da seppellire …proprio sotto un monte, con l’aiuto di Vulcano! A chiudere il cerchio ci pensa sempre Filalete, il quale in Fons Chemicae Philosophiae, conclude così (traduzione – in corsivo – di Paolo Lucarelli):

“Questo spirito è la forza ignea che si mescola all’acqua e vi risiede, mentre l’acqua a cui lo hai mescolato è il tuo vincolo, cioè il vaso o forno. Lo spirito della Saturnia è il fumo imbiancante, il vapore del monte è il fuoco e tutte queste cose sono il mercurio.

Avrai così l’erba Saturnia Vegetale, Regale e Minerale da cui, con carne grassa, si fa un brodo che non gli può essere paragonato nessun cibo al mondo.”

E Maria, la Profetessa:

“Radices huius operis sunt praedicti duo fumis & calx humida. Sed corpus fixum est de corde Saturni comprehndificans Tincturam. Et compar eius est corpus album et clarum de monticulis. Vas Hermetis quod Philosophi occultaverunt, non est vas nigromanticum, sed est mensura ignis tui.”

Maria l'Ebrea, la Profetessa - Symbola Aureae Mensae, M. Maier

Maria l'Ebrea, la Profetessa - Symbola Aureae Mensae, M. Maier

Kibrich, Zaybech, Elzarog, Herba, Saturnus, Vas Hermetis…non nigromanticum, sed mensura ignis tui!

Molti secoli dividono Maria da Filalete…ma l’Arte è sempre la stessa. Ermetica, certo, ma quanto deliziosa!

9 Responses to “I due fumi della Profetessa…”

  1. Gentile Capitano,

    sono al lavoro e non ho nessun testo con me, ma il sale di Spagna mi ricordava qualcosa.

    Canseliet riporta un passo di Pott nel Mutus Liber:
    “Cohausen a ôté au sel marin des côtes d’Espagne toute sa saveur, en le faisant digérer ou putréfier pendant quarante jours au moins dans l’esprit le plus subtil de rosée; ce qui lui a produit un sel tout différent.”

    Lo stesso passo più esteso e tradotto nel ‘Mutus Liber. L’Alchimia e il suo libro muto’ delle edizioni Arkeios:
    “Egli ha tolto tutto il suo sapore al sale marino delle coste di Spagna, facendolo digerire o putrefare per almeno 40 giorni nel più sottile spirito della rugiada; ciò ha prodotto un sale del tutto differente, fondibile come la cera al semplice calore di una lampada; di un sapore quasi amaro, che sembrava accostarsi alla natura nitrosa, senza tuttavia avere la forma cubica né prismatica; i cristalli erano ammucchiati sotto la forma di piccole lame così trasparenti che egli le vide solo dopo aver decantato il suo liquore”.

    E cercando su internet ho trovato questo brano dal Testamento d’Oro:

    “Prenez au nom de Dieu du plus pur et net sel de mer, comme il est cuit par le soleil ; il vient d’Espagne par mer. Le mien estoit de St.Uby. Faites-le bien sécher dans quelque lieu chaud, pillez-le bien subtilement en poudre dans un mortier de marbre afin qu’il se puisse dissoudre plus facilement en eau de rosée dans le mois de May ou de juin quand la lune est dans son plein. Remarquez que quand la rosée tombe avec un vent d’est ou de sud-est, il faut avoir planté des pilons d’un pied en terre ; mettez dessus de grands carreaux de verre sur lesquels la rosée s’attachera (on expose les carreaux quand le soleil est couché et on les ôte une demi-heure après son lever). Alors ayez un vase de verre dans lequel vous recevrez la rosée qui sera sur les dit verres plats, par un de leurs coins. Faites ceci tant que vous en aiez assez, car tout le quartier de la pleine lune est bon : en autre temps la rosée est trop faible. Ensuite il faut bien boucher le verre avec de la cire jusqu’à ce que vous en aiez besoin afin que les esprits ne se perdent pas et pour cet effet les mettre dans un endroit froid et non chaud.
    Prenez du sel pillé et le jetez dans un verre bien net où vous aurez mis de cette rosée pour le dissoudre peu à peu autant qu’elle en pourra dissoudre, ce que vous connaistrez si le dernier sel reste quatre jours sans se fondre. Alors c’est signe qu’il y en a assez et la rosée a son poids naturel comme la semence dans la matrice”.

    Penso sia interessante analizzarne il contenuto, no?
    “Le mien estoit de St.Uby”… c’è un bel lago chiamato ‘Uby’ a Gazaubon, nella regione francese dei Midi Pirenei.

    Pandora

    Like

  2. Carissimo Capitano,
    pensando di fare cosa gradita agli studenti della nostra Nobile Arte dò alcuni siti in cui trovare il testo di Maria la Profetessa.

    http://www.wbc.poznan.pl/Content/16678/page497.html

    http://www.labirintoermetico.com/01Alchimia/bibliotheque.htm
    in questo trovate tutti e 4 i tomi.

    http://digital.slub-dresden.de/sammlungen/werkansicht/277760445/5/
    a pagina 501 fino a pagina 509. Questo è scaricabile dall’icona in alto a destra “Werkzeuge”.

    Sono volumi “pesanti” da scaricare, ma penso ne valga la pena.

    Saluti Tonneau

    Like

  3. Riti di purificazione…dentro stati di Gioia…
    tiepido aprile da sempre consoli il viandante…

    dal mio laboratorio un moto di gratitudine al Capitano, un abbraccio ed un augurio di buon lavoro a tutti i cercatori…

    Like

  4. Caro Capitano,

    fra le mie ‘bozze’ del blog c’è un commento all’Ave Verum Corpus… quel passo di Maria, di quel ‘verum corpus’ che è passato attraverso un ‘tere’… mi ha fatto saltare dalla sedia.
    Grazie, per il nuovo ‘tassello’…

    Chemyst

    Like

  5. Rileggendo “Il profumo” di Sueskind, mi sono fermato sui passaggi, che a me sembrano molto alchemici, in cui spiega la preparazione del profumo. Cos’è il profumo se non l’impronta della forma che lo genera? Come si fa a catturare e moltiplicare tale forma-seme? Il modo migliore ed insuperato dalla moderna chimica sintetica consiste nel metterlo nell’alcool. E credo che tutti i visitatori di questo sito sappiano che l’alcool è il mercurio o umido radicale del regno vegetale.
    Per conservare e moltiplicare il seme-zolfo (che però prima va purificato- tramite macerazione ed immersione in grasso animale per i profumi) bisogna quindi porlo nel suo proprio mercurio. Segue una leggera cottura. Chissà se con la bella stagione Maria sarà già andata a fare il bagno…

    Like

    • Caro (simplicio),

      è un piacere rivederla!
      Concordo con quanto lei dice; però…però…io non penso che l’alcool possa essere assimilato all’umido radicale. Semmai è il solvente, il supporto/forma di quell’impronta profumata, ciò che rende utilizzabile quel profumo da parte nostra, stabilmente (ma non è ‘eterno’, perché non è fisso). L’umido radicale nel mondo vegetale, come in tutti i nostri Regni naturali, è certo un mercurio, anzi IL mercurio; ma è estratto dal corpo vegetale, perché ne è l’ essenza prima, quella nascosta e senza la quale il corpo non potrebbe emanare il suo profumo. E’ insomma una cosa intima e propria del corpo, quella che lo lega allo Spirito Universale, da cui proviene per nascita e funzione. L’alcool è un mezzo temporaneo per ‘conservarlo’ per qualche tempo. E se posso spingermi più in là, è proprio dal ‘profumo’, inteso come essenza, come un corpo spirituale – alla maniera araba – che si potrà estrarre l’umido radicale del vegetale. E, come dice lei, serve il suo zolfo, che ne è il carrier, il portatore.

      A presto!

      Captain NEMO

      Like

  6. Preparando questa lezione sulle cinquantamillesimali (LM o Q) ho individuato una singolare analogia con quanto espresso nella Dhyânabindûpanisad (IX-IV secolo a.c.) dove si dice che “la centomillesima parte di un grano di riso selvatico è l’anima (1e-5, siamo tra la 2CH e la 3CH), la centomillesima parte di questa (1e-10, siamo alla 5CH) è il Signore del cosmo, la cui cinquantamillesima parte (2e-15) è la Coscienza Suprema, aldilà vi è l’Assoluto”.

    La 1LM si troverebbe in prossimità della Coscienza suprema essendo equivalente a 2e-11, solo dalla 2LM (4e-16) in poi ci troveremmo nell’Assoluto…
    La Dhyânabindûpanisad soggiunge: “così il profumo è nel fiore, l’olio nel seme di sesamo, l’oro nel quarzo”.

    Carissimo Capitano e carissimo (simplicio),

    la considerazione precedente, che mi sembrava in linea con le Vostre ultime considerazioni, mi è venuta “naturalmente” in questi giorni di primavera trascorsi prevalentemente tra ambulatorio e laboratorio…
    Hahnemann (il padre dell’Omeopatia) solo negli ultimi 14aa di vita (replicando un procedimento descritto quasi due secoli prima da Borrichius) arriva a concepire le diluizioni cinquantamillesimali che sono le uniche che “toccano” i piani causali di patologia proprio perchè le uniche che contengono l’umido radicale “depurato” (se così si può dire) del suo zolfo (Hahnemann le chiama “Dynamis spirituali”); neanche le K (le diluizioni centesimali Korsacoviane) o le CH (le Centesimali Hahnemanniane) hanno tali caratteristiche (ancora qui si deve pensare in termini di Zolfo e Mercurio), tantomeno si possono pensare in termini di umido radicale delle tinture madri o dei macerati glicerici…
    il fatto poi che il rimedio omeopatico viene “fissato” in acqua e alcool depurato, mi fa pensare da molto tempo che l’acqua si l’unico elemento tra quelli presenti nella manifestazione, privo di umido radicale proprio, la qual cosa giustificherebbe (almeno sul piano teorico) la sua capacità di memoria…

    sempre col timore di andare fuori tema, confidando nell’eventuale “censura” del Capitano, un abbraccio fraterno e un caro saluto a tutti…

    Emil Sinclair

    Like

  7. Buon Capitano,

    mi permetta di commentare l’interessante post di Emil Sinclair, prendendo spunto da uno studio dell’amico Claudio Cardella, che sono certo non me ne vorrà per il piccolo furto.

    “Tutta la materia combinata in corpo fisico nasce già organizzata, non esiste particella che non sia retta da un progetto, perché non c’è ente materiale che non sia organicamente strutturato, in grado di esistere e sussistere senza una predisposizione ordinante di fondo; sotto questa premessa, è controsenso definire ‘inorganica’ una parte del mondo.”

    In Alchimia il Principio che ordina e dispone la materia di un corpo è chiamato Zolfo e a buon diritto è detto il “Nodo degli Elementi” costituenti. Ed è un “Fuoco Centrale” in quanto è il responsabile ultimo di ogni scambio (interazione) e dunque di ogni attività del corpo stesso; in termini più prossimi è il “Principio Attivo”. E’ anche la “Forma” del corpo, se per forma intendiamo “la sede di ogni interazione del corpo”. Questo Fuoco, come ogni fuoco, bisogna di alimento per sussistere, altrimenti si estingue, e il corpo decade dalla forma che gli è propria, in altre parole, “muore”.
    L’alimento, e “dimora” dello Zolfo è detto dagli Alchimisti “Umido Radicale” perché realizza il radicamento del corpo nella materia. Esso, quale nutrimento specifico dello Zolfo specificato nel corpo, è individuale. Ovviamente l’umido radicale necessita a sua volta di essere nutrito.
    Trae il proprio sostentamento dallo “Spirito Universale”, primigenio (il vecchio Demogorgon). Ha ricevuto questa denominazione proprio perché non essendo specificato in alcun corpo, è in grado di sostentarli tutti. L’umido radicale è dunque il Mediatore tra il corpo individuale e lo Spirito Universale. E’ stato battezzato Mercurio in onore del dio dei commerci e di tutti gli scambi.

    “La psicosomatica insegna che fattori propriamente psichici (ad esempio un’emozione) possono tradursi in eventi fisici (ad esempio la rottura del miocardio). Dunque esiste un collegamento tra la psiche e la fisica: in ultima analisi l’energia messa in gioco dalla psiche è quella stessa che determina –in certe condizioni- l’evento fisico. …
    Sotto queste premesse possiamo dar conto dell’efficacia, esclusiva, del rimedio omeopatico sui disturbi psichici quando somministrato ad altissime diluizioni.
    All’aumentare della diluizione il messaggio veicolato dal rimedio omeopatico s’allontana sempre più dalla specificità del principio attivo di partenza e acquista una generalità via via crescente.
    Analogamente, viepiù astraendo dal fatto fisico, si perviene alla generalità del concetto. Proprietà e funzioni prescindono dall’ambito fisico e attingono quello mentale, dove risiede e si svolge l’azione omeopatica più profonda. ”

    Questo processo, che in Omeopatia si compie mediante successive “attenuazioni”, in Alchimia, è chiamato “Reincrudimento”. Nella misura in cui si “reincrudisce” il Principio Attivo, ossia lo Zolfo, si dovrà modificare anche il suo alimento mercuriale, adattandolo alla sua diminuita specificità. Bene operando, si otterrà un Mercurio idoneo a sostentare anche lo Zolfo di più ampia generalità; è il “Solvente Universale”.

    Grazie per l’ospitalità,

    Frà Cercone

    Like

    • Cari Emil Sinclair e Frà Cercone,

      voglio ringraziarvi dei vostri utili commenti; inutile dire che concordo con ciò che scrivete. Mi limiterò a due piccole osservazioni:

      A) Il parallelismo tra l’Omeopatia e l’Alchimia: è certo significativo che questi due approcci alla ‘materia‘ ed allo ‘Spirito‘ siano considerati ancora – sempre? – come ancillari, non soltanto secondari, ma visti dal mondo ‘ufficiale’ e dalla massa mediatizzata come delle stramberie per apprendisti stregoni . Se ne dovrebbe concludere che allo Scienziato come al Medico non possa/debba interessare il contatto con le ‘cause‘ delle cose, né, ovviamente, con la misteriosa ‘Causa Prima‘: una mia ipotesi del perché di questo arroccato e dogmatico negazionismo è quella che il riconoscere l’esistenza e la dipendenza di ciò che ‘esiste’ e di ciò che ‘facciamo’ da fattori ‘esterni’ e incontrollabili tecnicamente, conduce alla evidente impossibilità di ‘usare’ un ‘potere’ sulle cose e sulle persone. Avventurarsi sui sentieri della ricerca vera dei ‘perchè’ conduce inesorabilmente allo Spirito Universale, il quale non è riconosciuto come moneta, né dai singoli, né dai gruppi.
      B) Osservo sorridendo come da ‘i due fumi di Maria’, siamo passati al ‘pro-fumo’, poi alla diluizione, poi all’Umido Radicale, poi allo Spirito Universale…forse anche Maria sorriderebbe!

      A presto!

      Captain NEMO

      Like

Leave a comment

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.