Primum Ens


Ogni tanto si ritorna sui testi più amati e più belli; e rileggendoli riappaiono, intatte, alcune perle preziose lasciate dai Maestri lungo i bordi del sentiero.

E’ il caso, per esempio, di un curioso inciso nel Capitolo XI dell’ Entrata Aperta al Palazzo Chiuso del Re, di Ireneo Filalete. In questa sezione, intitolata “Scoperta del Magistero Perfetto“, l’Adepto narra in modo mirabile il processo sperimentale grazie al quale, dopo mille tentativi più o meno fruttuosi, i Filosofi si resero conto della assoluta ed imprescindibile necessità nell’Opera alchemica del Mercurio, inteso come corpo portatore del suo omonimo Principio. E’ un capitolo molto bello, in cui Filalete racconta, con dovizia di particolari, il percorso che nel tempo, si potrebbe dire – con termine moderno – per trials&errors , ha portato gli artisti innamorati a comprendere che senza il Mercurio, in ogni sua forma e idea, nulla di sensato si poteva compiere lungo il cammino dell’Opera.

In apertura del capitolo, si chiarisce che all’inizio – quando ancora non si disponeva di ‘libri‘, si operò necessariamente su corpi imperfetti che potevano soltanto essere ‘esaltati’, ma che mai raggiungevano la più-che-perfezione, tanto agognata.

Questo chiarisce bene che è senza dubbio possibile seguire molte vie operative – in verità, non molto numerose – che portano a delle pietre trasmutatorie, dalle qualità diverse per potenza, capacità e campo di applicazione. Si trattava – come qualcun altro ha confermato più tardi – di corpi certo più elevati rispetto ai corpi imperfetti di partenza…ma lontani da quell’origine universale di cui, anche in antichità, alcuni parlavano.

Insomma, se uno vuol fare una pietra ha a disposizione diverse possibilità, anche interessanti dal punto di vista meramente ‘di scena’. Sono pietre che trasmutano…ma…lontane dall’idea originale della suprema perfezione.

Ebbene, senza alcuna ragione, improvvisamente – pare – Filalete apre una ‘parentesi’ e propone al lettore una frasetta che era destinata a restare infissa nei cuori e nelle menti di ogni cercatore. Eccola:

“…Salia cuncta repudiarunt, uno Sale excepto, qui est Salium Ens primum, qui quodvis Metallum dissolvit, eademque opera Mercurium coagulat; at hoc non nisi Via violenta. Quare Agens istius modi integro Pondere & Viribus a Rebus iterum separatur.”

(Ireneo FilaleteIntroitus Apertus ad Occlusum Regis Palatium, Cap XI – 1667)

Paolo Lucarelli, nel suo bel commento al testo di Filalete, (Opere di Ireneo Filalete, pag. 45 – Ed. Mediterranee, Roma 2001), traduce:

“…rigettarono tutti i sali, eccettuato un unico sale, che è il primo ente dei sali, che dissolve qualsiasi metallo, e con la stessa operazione coagula il Mercurio, ma solo per una via violenta. Per cui un agente di questo tipo si separa dalle cose mantenendo integri peso ed energia.”

Se si ha dimestichezza con il metodo che Filalete decise di utilizzare per proporre il suo insegnamento, questa strana parentesi si può certo accoppiare con un’altra celebre frase, tratta dal Capitolo IV, pag. 34, che tratta ovviamente de ‘Il Magnete dei Saggi“:

“Aggiungo che il nostro magnete ha un centro occulto abbondante di sale, e questo sale è un menstruo nella sfera della Luna, capace di calcinare il nostro oro.”

Insomma si sta parlando, come lo stesso Lucarelli notava nel 1986, della corretta via per ottenere il nostro Magnete.

Se l’indicazione è chiara, val la pena – forse – di riflettere su alcuni punti, che paiono quasi gettati lì, con sospetta non-chalance, in quella frase un po’ bizzarra.

  • I Filosofi rigettarono tutti i sali.
  • Eccettuato uno, che nel latino dell’autore è “uno Sale excepto
  • Questo sale è in verità il Primum Ens dei sali; se è il Primo Ente, è una cosa di importanza esiziale; si tratterebbe dell’ “idea” stessa, la primigenia ed originaria della ‘salinitas‘, di tutte le ‘salinitates’ terrene; è da quell’idea, che si deve ritenere inserita nel Progetto stesso di Madre Natura, che prendono vita e nascita i vari sali di cui è ricca la manifestazione. Se ci si ricorda che il sale dell’alchimista non è certo il sale del chimico, ci si dovrebbe rendere conto di quanto rispetto e di quanta umiltà necessiti l’alchimista che scopre questo Primum Ens, e decide di mettersi in cammino, con la necessaria sintonia e con grande trepidazione nel cuore, verso l’ottenimento di ‘quel‘ Sale.
  • Ovviamente, visto che siamo qui, su Terra, questo Ens necessita di una forma, di un corpo. Gli indizi Filalete li ha certo lasciati, ma – more solito – non si poteva dire di più.
  • Questo benedetto sale ha la capacità di dissolvere ogni metallo e – nella stessa operazione – coagula il Mercurio: anche in questo caso, val la pena di riflettere attentamente su quello che viene detto. Leggendo senza riflettere si corre il rischio di trascurare l’enormità di ciò che viene scritto. Stando a ciò che viene detto qui, questo sale compie una cosa che ha – letteralmente – del miracoloso: mentre scioglie uno, coagula l’altro. Punto. Un mio amico, a questo proposito, diceva: “…ecco il senso misterioso e sacro del Vescovo…“.
  • …ma solo per una via violenta. Questo è un indizio, ma pericoloso. Si possono prendere lucciole per lanterne. Ma la lucciola, c’è.
  • E proprio per queste ragioni, cioè per quella capacità miracolosa di cui sopra, questo ‘ens’ è ‘agente. Quante volte si sente ripetere che al paziente serve un solo ed unico agente. Anche Fulcanelli lo ricorderà, et maintes fois …!
  • E sempre per quei motivi, esso ‘si separa’ senza perdita di peso e forza. Dal punto di vista alchemico, questa è un’affermazione di estrema importanza. Non si può dir tutto, ma leggendo e rileggendo, testo e traduzione…forse qualche lucciola nuova potrebbe apparire in queste notti meravigliose, che sono lo specchio della Primavera.

Forse ci sarà una ragione naturale, ma a noi preclusa, sempre, per cui ogni ‘primum vere‘ ci si mette alla ricerca di questo benedetto ‘primum ens‘…

Origine, universale, primum ens…quante poche, semplici parole per ‘sentire’ Alchimia. E quanto separata è la nostra nullità di fronte alla semplice possanza di Madre Natura…

E ripenso, quasi frastornato, al Sacro in Alchimia. Non sempre ci si rende conto delle cose…anzi, quasi mai.

Sia chiaro: non pretendo di affermare nulla di certo….è soltanto il tentare di comunicare un’emozione, rileggendo, per la centesima volte, una strana, bizzarra, …parentesi di un grande Maestro. Il Palazzo è chiuso, ma qualcuno ha tentato di lasciare qualche porticina aperta…

16 Responses to “Primum Ens”

  1. La devo ringraziare per tutto il materiale che porta allo scoperto e per quell’impagabile riproduzione sonora dell’intervento del Dr. Paolo Lucarelli alla Sorbona. Grazie ancora.

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  2. A lei non sarà difficile reperire un bel dizionario di grande valore:
    Martinus Rolandus, A Lexicon of Alchemy, translated by A. E. Waite, reprinted by Kessinger, USA, n.d., p.279 o in versione originale per approfondire il concetto di sale.

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    • Caro Juandelbote,

      ho una bella edizione del Lexicon di Martinus Rulandus; come tutti i libri di questo tipo è una bella raccolta di definizioni, opinioni e pareri di altri.
      Personalmente, tuttavia, ho dei seri dubbi che il Primum Ens indicato da Filalete sia riconducibile ad alcuno dei corpi salini di cui è ricca la sterminata letteratura alchemica. A mio avviso si tratta di altro, proprio di altro.
      Certo, sulle Vie particolari è senz’altro utile poter disporre di sali di vario tipo e provenienza.
      Ma se devo riflettere sull’Universale e la Via omonima, serve proprio altro: non per caso Filalete interrompe una descrizione decisamente molto interessante per saltare verso qualcosa che è esattamente alla frontiera tra il mondo delle Idee e la manifestazione: il Primum Ens è qualcosa di veramente distante, persino in termini spazio-temporali, da qualunque specificazione.
      Eppure, eppure…quel miracolo avviene: ad venit.

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  3. Per associazione di idee, confusamente contrastanti, in questo caso, mi sovvengono le parole di Fulcanelli:
    “Afin de marquer la violence du combat qui
    précède notre conjonction, les Sages ont symbolisé
    les deux natures par l’Aigle et le Lion, de puissance
    égale, mais de complexion contraire. Le lion traduit
    la force terrestre et fixe, tendis que l’aigle exprime
    la force aérienne et volatile. Mis en présence, les
    deux champions s’attaquent, se repoussent,
    s’entre-déchirent avec énergie jusqu’à ce qu’enfin
    l’aigle ayant perdu ses ailes, et le lion son chef, les
    antagonistes ne fassent plus qu’un même corps, de
    qualité moyenne et de substance homogène, le
    Mercure animé.”
    Astruse coincidenze?

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    • Caro Frà Cercone,

      quando una coincidenza è astrusa, termine che il buon Pianigiani fa derivare da ‘spinto molto dentro, recondito‘…beh, le dirò una cosa: e se quel perfido di Filalete e quel sornione di Fulcanelli si stessero facendo matte risate, come due vecchi amici abbracciati?…

      Captain NEMO

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  4. Sarei più prudente con il Rulandus che come tutti i dizionari risponde solo se la domanda è fatta in modo corretto, vale a dire se si sa cosa cercare. Forse nel Rulandus vi è quella tessera che un giorno si rivelerà utile per comporre l’intero mosaico, per dipanare la matassa……….chissà.

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    • Caro Juandelbote,

      Rulandus è divertente, ma non lo considero all’altezza dell’ I-Ching…!
      Scherzi a parte, forse ha ragione lei…Ma personalmente preferisco chiedere al Laboratorio le possibili ipotesi e risposte; Canseliet diceva che l’Alchimia è una Metafisica Sperimentale, ed io penso che tocchi ad ogni cercatore sottoporre le proprie idee ed intuizioni all’esperienza diretta. Non vedo altre strade.
      Comunque, molte tessere (forse) utili sono state sparse, più o meno sapientemente, in diversi testi. Belli. Utili. Magistrali (pochi questi, per la verità).
      Ma si tende a dimenticare l’estrema, straordinaria simplicitas di Madre Natura.
      Oserei dire che quella semplicità è per noi piuttosto aliena, di altra origine, di altra ratio
      Ed è solo il Laboratorio che può, con l’aiuto del Cielo, indicare la via…
      Noi tutti adoriamo complicare le cose…è quasi una sorta di auto-difesa automatica.
      Poi, un bel giorno…

      Captain NEMO

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  5. Simplicitas sigillum veritas
    Quanta verità in questo motto! Ma Capitano, non lo sa che è più facile continuare a cercare o autoconvincersi, piuttosto che sporcarsi le mani? Si è un bel paradosso. Lo si ritrova spiegato dal Goethe all’inizio della teoria dei colori: gli scienziati non accetteranno questa teoria perchè presuppone un fenomeno originario (l’opposizione luce-tenebre), ovvero un qualcosa che pone fine ad ogni ricerca, un punto d’arrivo.
    Ecco, paradossalmente è più facile continuare a cercare (giocare il nostro gioco) che aprire gli occhi e toccare con mano. Perchè così dovremo riesaminare noi stessi (cosa odiosa ed a volte addirittura terribile) e poi si sa, la materia offre resistenza, puzzi vari e bruciacchiature…
    Meglio continuare a cercare altro.

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  6. Cosa è veramente facile? Ammiccare a inusitate esperienze , a voli pindarici , a trapassi entusiasmanti ,a sogni fantasmagorici. Ho conosciuto negli anni , meglio nei lustri, metalmeccanici di grande valore che hanno costruito forni a fissione nucleare,protochimici degni del premio nobel , ciarlatani, imbonitori, mestatori ma Filosofi uno solo. Io sono qui perchè spesso parlate di lui.
    Ne volete seguire le orme? Non pestate la stessa acqua nel mortaio per giorni e giorni, per mesi, per anni. Che fare ? Ad esempio, Paolo Lucarelli dove parla de primum ens ? Se ne parla lo chiama diversamente ?
    E’ una ricerca questa sì entusaiasmante ! O è troppo facile ?

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    • Caro Juandelbote,

      le dirò la mia: credo che le cose semplici siano quelle che abbiamo dimenticato e cancellato; nella pratica, sono quelle piuttosto irragionevoli, ritenute non soltanto impossibili ma addirittura non esistenti, drogati come siamo dalla logica e dal ragionamento. E siccome ciò che l’intelletto assembla è fonte di sicurezza nella vita, a mio avviso quando, pestando e cuocendo, trovi il “semplice”… si prova paura, grande timore, ed un inquietante stupore. Ma non le chiedo di essere d’accordo. Sono solo le mie avventure.

      Poi, le confesso, non ho ben capito le sue parole: se lei pensa che il sottoscritto ami pestare la stessa acqua nel mortaio per anni, è certo libero di pensarlo. Ma nel mio mortaio pesto ciò che mi porta l’esperienza, non il volo pindarico. Quello lo ho abbandonato da lunga pezza. E lei, pesta?

      Quanto al Primum Ens: lo si può chiamare in molti modi, il punto importante è averlo compreso e non soltanto capito. Io ho ritenuto di fornire una semplice indicazione degna di riflessione. Vuol provare a dirmi la sua?…ho sempre pensato che sarebbe bello poter condividere ciò che si può condividere, ma mi sono accorto che chi vive il Laboratorio scopre cose con le mani, con gli occhi e con il cuore, e di quelle parla quando condivide con i Compagni. E’ molto diverso, quell’entusiasmo: perchè si scoprono cose tangibili, profumate e semplici; e molti dei concetti desunti dai libri vanno a farsi friggere. Sa che è una liberazione?

      Captain NEMO

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  7. “Le scienze sottostanno, come le cose, alle vicissitudini del tempo e degenerano invece di crescere. Gli uomini del sistema, accolti da ogni parte, hanno seminato il disordine nel vasto campo dell’immaginazione, e i fiori più bizzarri ne sono stati prodotti: questi fiori hanno infine ricevuto un tale favore che i libri migliori, i discorsi più belli sono reputati senza valore se non ne sono ornati.”
    Vorrei aver scritto io queste parole, attualissime, che rispecchiano ahime! lo stato odierno della ricerca scientifica, tuttavia sono l’incipit di un antico e sapiente trattato , anonimo, dal titolo Récréations Hermétiques.
    Il Primum Ens, -la Luce, primo e unico atto della Creazione- esce da sola, “par soi-meme” dalle Tenebre, prende possesso del nostro misero Laboratorio e vi dimora, per compievi il Miracolo della Cosa Unica, lasciandoci spettatori ora strabiliati, ora disorientati, talvolta atterriti, ma sempre umiliati di fronte alla sua ineffabile possanza.
    Chi non sa insegna, chi sa fa.
    L’Alchimia, -come scrisse von Suchten- è una Vergine eterna e pura, che non ammette presso di sé alcun uomo “razionale”, vuole uomini “intellettuali” di cui, finora, non ne ho visto che un piccolissimo numero.

    Come due vecchi amici abbracciati, … eh?

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  8. Egregio Capitano di Lungo Corso,
    quanti moti illusori ho coltivato e quanti errori io ho fatto nelle mia non breve vita di studente. Il più grave ? Vivere di luce riflessa pigramente in qualche campo da golf in attesa che l’Artista Esperto, la cui generosità sfiorava l’autolesionismo, mi facesse partecipe di qualche sua scoperta , di poco conto beninteso, sulla cabala ermetica o sulla vita di qualche celebre alchimista.Come vede non intendo scagliare nessuna pietra essendo io il più grande dei peccatori ma , se mi è consentito, mettere sull’avviso gli innamorati della dottrina che il metodo delle pennellate a grandi mani non funziona. Consideri con la dovuta attenzione il celebre motto:ORA, LEGE LEGE LEGE RELEGE LABORA ET INVENIES. 1 tempo per la preghiera,4 tempi per lo studio,1 per il lavoro e, si te fata vocant, la felice scoperta. Con questo voglio dire che nella necessaria interazione fra studio e laboratorio ogni piccolo progresso operativo richiede 4 tempi di studio, verifiche,riscontri ma questo ad ogni passo pur piccolo che sia. Non è pensabile la pur minima progressione se l’ipotesi di lavoro non è compiuta, completa, magari sedimentata sul Mutus Liber o su un articolo di Paolo Lucarelli.
    Un colore, un profumo in laboratorio ? Bene si vada alla ricerca di tali effetti sui testi classici ,come direbbe Canseliet, per scoprirne il significato ,la causa affinchè la guida dei Maestri si rinsaldi allontanado così l’errore.
    La condivisione , come la chiama lei, sarà sempre limitata a considerazioni limitrofe mai alla parte operativa.
    Sul Primum Ens posso dirle che lei lo dovrà “vedere” in ispirito per prima cosa, così tagliamo la testa al toro se lo si debba comprendere o solo capire. Spero che in futuro per entrare nel merito vorrà commentare ,in alcuni punti naturalmente, IL LIBRO DI ARTEFIO del quale sono molto curioso.

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    • Caro Juandelbote,

      ho letto e riletto le sue parole, e se ne potrebbe parlare per ore.

      Potrei essere facilmente d’accordo, ma anche in sereno disaccordo.
      Non so dirle con esattezza perché, ma colgo un velo di disagio e di critica da parte sua nei confronti di quel che vado scrivendo: e – stia certo – ogni sua critica può essere legittima.
      Vorrei però rassicurarla: non ho alcuna intenzione di fare proseliti o di recitare la parte del maestro o di dipingere pareti di nulla con gran mani di pittura inutile. Non mi interessa per nulla.
      Sono solo un étudiant, felice di studiare, lavorare con le mani, e di cominciare ad avere qualcosina di più di un puzzle con cui giocare e – se a qualcuno interessa – da raccontare.

      Da tempo ho però dismesso l’abito trito della discussione, dotta, sottile, ficcante, ma troppo spesso solo fine a sé stessa.
      Non si adombrerà, spero, se le dirò che mi annoio da morire a far girare le parole in avvitamenti lontani dalla realtà, mi ripeto, semplice di Madre Natura.
      Finita l’eccitazione, si torna a casa sempre con un sapore di mancanza nel cuore e nella bocca. Una disgrazia ed una tristezza.

      Vede, poichè è chiaro che il Tempo non esiste, ho concluso – con allegrissima felicità – che non ho tempo per stabilire se ha ragione Tizio o Caio: sono stato maledettamente fortunato ad incontrare quelle pochissime persone che mi hanno aiutato a cambiare la mia vita indirizzandola verso l’Amore per la Gran Dama; ora cammino sereno, senza nessuna aspettativa o desiderio d’imitazione.
      Amo parlare d’Alchimia e – soprattutto – lavorare. Credo che ogni alchimista innamorato, quando esce all’alba dal suo piccolo Laboratorio abbia un gran desiderio di raccontare ciò che ha visto e sentito. Perchè talvolta capita di restare stupefatti.

      E, creda, si può parlare anche di operatività, nei modi tradizionali e dovuti.
      Certo, perchè accada un condivisione di queste esperienze, bisogna essere almeno in due a lavorare, con le mani.
      Se lei non si prepara la pizza con le mani sue, se lei non ama la pizza vera, come pensa che potrei mai pensare di indicarle come preparo il mio lievito?

      Lè dò naturalmente ragione quando cita il famoso motto alchemico: ma sapesse quanta gente passa il proprio tempo a fare avanti e indietro con quell’ultimo ‘Lege’ ed il ‘Relege’, in un loop divenuto quasi necessità fisiologica, senza mai comprendere, senza accorgersi, che lo Studio non può avere alcun senso veritiero se non si compie la scelta del ‘Labora’.
      E si lavora ogni giorno. Ogni bel giorno ed ogni santa notte.

      Di questo, oggi, sono felicissimo: non ho aspettative, sa?…non so e non mi importa se arriverò alla ‘felice scoperta’ cui lei accenna. Ma sto bene come un bimbo…
      Del mio ‘Labora’, conosco quel che vedo ed apprezzo ciò che sento, e ringrazio il Cielo che le cose accadono.
      Come ho detto, già mi sento follemente fortunato per essere in cammino…

      Del resto, ormai, poco mi interessa…guardo le Stelle e sorrido.

      Captain NEMO

      PS:…scusi, dimenticavo Artephius. Anche qui, è facile: ho già offerto i miei commenti sul Liber Secretus; sono nel libro!

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  9. Ma secondo me il Primum Ens non può essere visto, al limite si vedrà la forma che lo porta. Ma sono delle sottigliezze…
    E secondo me la Materia Prima è anche un Primum Ens, per le medesime ragioni che sono sotto al concetto suggerito dal significato del latino e dalla frase del Filalete.
    Senza volere entrare in una polemica: allora l’alchimista opera a un livello che è pericoloso, per molte ragioni. Altro che fisica o chimica o spagiria…
    Mi piacerebbe capire meglio il suo punto di vista su questo e anche quello degli altri, ma restando con l’argomento…so che è un argomento difficile, come è difficile capire la vita.
    Non so se risponderà, Capitano, o se qualcun altro lo vorrà fare.
    Comunque grazie per la sua cura e per la sua attenzione.

    Saluti

    Asterix

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  10. Caro Asterix,

    mi sento di condividere appieno sia la sua prima osservazione, sia la seconda, sia soprattutto la terza. Credo che la consapevolezza di quello che lei dice sia uno dei Dragoni da affrontare nella cerca: d’altra parte i Maestri ci avvisano in tutti i modi, ci danno segnali di stare in guardia, attenti… e prima ancora, di pregare. D’altro canto, ci esortano ad ‘osare’, pur imponendoci, nel caso di riuscita, di tacere: ovviamente, non prima di sapere e quindi, potere. Prima di accostarci operativamente insomma alla Materia ed al Primum Ens occultato al suo Centro abbiamo da compire cinque passaggi obbligati lungo questo difficile cammino (Ora, Lege, Lege, Lege, Relege…). Nè ci è garantito alcun risultato. D’altra parte il senso del nostro incontro con la Materia è secondo me questo: abbiamo a che fare con un essere vivente, di una vita semplice, e per questo molto vicina all’Origine stessa della vita; di più, il semplice fatto che la Materia sia Minerale e per questo semplice dal punto di vista della vita spirituale, più prossima è così per noi la possibilità di accostare il Primum Ens, presente in ogni essere vivente ed originato, se non addirittura parte, del Creatore di tutte le cose. Fa tremare, lo so… ma Initium Operis est timor Dei.
    Naturalmente, posso sbagliarmi…

    Chester

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  11. Caro Juan del bote,
    non comprendo molto il senso di una serie di commenti a dire il vero un po’ avulsi dall’argomento del post; ‘sono qui perchè si parla di Lucarelli’, ad esempio, le fa onore quanto a testimonianza (e che fortuna per lei), ma non giova a chiarirci di più la natura del ‘Primum Ens’, che è invece il motivo, ad esempio, che motiva la mia frequentazione di questo luogo di rara e preziosa sapienza. Lungo corso o meno, provo gratitudine e non livore nel frequentare gli scritti di chi cammina ben lungi davanti a me, e che, con una gratitudine pari a quella ‘che sfiorava l’autolesionismo’ del suo Maestro, e faccio quel (poco) che sono in grado di fare per comprendere, con trepidazione e profonda gratitudine, e senza rammarico per i limiti delle mie capacità.

    Ma mi rendo conto di cadere così nel medesimo errore, e non insisterò oltre: per questo, tornando al ‘topic’, mi sovviene che Cyliani parla di un ‘primo sale’, e ne distingue le proprietà da altri due. Può essere d’aiuto?

    Grazie, innanzitutto, e buon lavoro.

    Chester

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